Quando il 9 novembre 2020 “Il Moscone” è andato on line, non aveva l’intenzione di diventare la principale voce di dissenso rispetto al governo di centro destra che allora amministrava la città. Avevamo tutt’altre idee…
Il Moscone era nato, dopo lunghe chiacchierate, da un gruppo di persone che ritenevano che sarebbe stato utile un blog che si occupasse di condividere considerazioni e riflessioni su temi vari (cultura, la politica, l’economia, il lavoro, il costume e la società), lasciando massima libertà di espressione ai collaboratori, o meglio ai “contributori” di pensiero e contenuti.
Molto spesso ci capitava (e ci capita tutt’ora) di leggere interventi estremamente interessanti sui social network, solitamente però persi e confusi nella marea di stupidaggini che sui social si trovano. L’obbiettivo era quindi quello di far emergere contenuti di pregio che altrimenti sarebbero stati sommersi dal rumore di fondo di Facebook.
Negli stessi giorni in cui nasceva il Moscone, però, la vita politica cittadina regalava momenti (purtroppo) indimenticabili. Erano i giorni delle lenzuolate, cioè i lenzuoli appesi fuori dalle sede della Lega e del consiglio comunale riportanti scritte anonime (o quasi) contro alcuni consiglieri comunali colpevoli di non essere allineati alla linea della Lega. Obbiettivo di quei messaggi Bertoli, Bonvini, Sabbadin e Cuccuru. C’era una lite interna alla Lega che era scappata dalla sede del partito ed era arrivata in piazza.
Non potevamo non dedicarvi spazio. Dobbiamo ammetterlo: i veri artefici del successo del Moscone sono stati i politici di centro destra, che ogni giorno ci hanno regalato “perle” ad esempio insultandosi in consiglio comunale, e comunque facendo quanto di peggio è possibile fare quando si è chiamati dagli elettori a governare una città. Lo hanno fatto fino all’ultimo giorno di campagna elettorale, e non vedo perchè non possano continuare a farlo anche dopo la sconfitta elettorale.
Più loro litigavano, più loro si mostravano incapaci e inadatti al ruolo, più i lettori e i contributori (di pensiero) del nostro blog salivano.
Stavamo dando fastidio. Al punto che qualcuno pensò di far nascere un antagonista del Moscone, “la Paletta”, con il preciso obbiettivo di schiacciare il Moscone. Un tentativo che ci fece capire ancora più che stavamo facendo davvero un buon lavoro. La Paletta dimostrò anche l’incapacità di chi ebbe l’idea: pochi articoli in vari mesi, pochissimi lettori, una evidente difficoltà a scrivere nella nostra lingua. Solo tanto livore, e per noi il bel regalo di avere un tentativo di imitazione.
Dall’imitazione, in breve tempo, si è passati all’intimidazione. Avvisi verbali, messaggi, lettere di avvocati. Altra prova che stavamo andando nel verso giusto.
Il Moscone in questi 2 e anni e mezzo di vita ha raccontato ai novesi cosa stava succedendo nella politica novese. Senza paura, come quando ha sollevato tanti dubbi, non ancora chiariti, sui soldi russi arrivati a Novi.
Sono convinto che Il Moscone abbai dato un contributo importante al risultato emerso dalle urne ieri. Ora però tocca a Muliere.
Rocchino, tocca a te (e a Simone).
Se il Moscone ha aiutato a raccontare ai novesi in che modo (pessimo) veniva amministrata Novi Ligure, ora sta al nuovo governo cittadino invertire la rotta. Un compito che ricade sulle spalle di Rocchino Muliere, e del suo “fido scudiero” Simone Tedeschi. Un compito da fare tremare le vene nei polsi: c’è da ridare credibilità alla città, facendole recuperare il ruolo di avamposto progressista nella provincia di Alessandria. Ma soprattutto c’è da ricostruire un tessuto cittadino allo sbando, e non mi riferisco solo al commercio e allo sport. C’è da far funzionare una macchina comunale ridotta ai minimi termini, con molti dipendenti andati giustamente in pensione e molti altri che hanno chiesto il trasferimento in altri comuni durante i giorni di Cabella.
Il primo passaggio che aspetta Muliere e Tedeschi è quello della nomina della nuova giunta. Dovranno sapere premiare le competenze e le capacità, e non solo le legittime aspirazioni e la popolarità. Come ha dimostrato la giunta precedente, la città non si governa a colpi di selfie, ma con tante ore di duro lavoro. C’è tutta una “governance” da ricostruire, a partire dalle aziende partecipate che hanno bisogno di una guida seria e responsabile che gli è mancata.
Conosco bene Rocchino. Lunedì sera, dopo la vittoria, era felice ma anche preoccupato. Sa che il lavoro duro arriva ora, per lui, per Simone, e per le persone che chiamerà ad entrare in giunta e a governare le aziende partecipate.
Chiudo con un consiglio: occorre tenere viva la “squadra”. Dei 79 candidati al consiglio comunale per il centro sinistra, 10 sono stati eletti, ma tutti hanno lavorato e hanno ancora voglia di lavorare. Le persone coinvolte nella campagna elettorale sono una grandissima risorsa che non si può disperdere, per andarli a cercare tra 5 anni. Sono le persone – la “gentaglia” – ritratte nella foto di apertura. Con loro, e con tutta la città, dobbiamo continuare a fare squadra, anche dopo la vittoria.
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