Si è chiusa domenica scorsa la stagione lirica 2023 al Teatro Regio di Parma con l’opera “Pagliacci” e con un omaggio al regista Franco Zeffirelli per il centenario della sua nascita, riproponendo le scenografie originali allestite a Roma nel 1992 che riscossero successo di pubblico e critica a livello mondiale.
Zeffirelli è riuscito a renderla memorabile: a distanza di decenni la scenografia conserva la sua universalità poiché ha un forte impatto sul pubblico che si ritrova catapultato in un quadro di realtà e finzione che il geniale compositore Leoncavallo traspone in musica, partendo da un evento di cronaca e rendendo l’opera indiscutibilmente Verista.
Emoziona e commuove lo spettatore tra momenti di gioia, esultazione del quartiere che aspetta spasmodicamente l’esibizione dei clowns, ma con un’anticipazione del dramma attraverso il Prologo di Tonio e la tragedia consumata, prima nella finzione e poi nella realtà con l’omicidio di Nedda e Silvio.
Nel Prologo, infatti, Tonio rivela che l’”Autore ha cercato di pingervi uno squarcio di vita. Ed al vero ispiravasi”, ma le parole più incisive sono affidate a Canio che induce il pubblico alla commiserazione, sebbene nel I Atto il protagonista si presenti come un uomo deciso, orgoglioso, “non disposto a giocare”; la tragedia è però alle porte: Gregory Kunde, alias Canio, è il pagliaccio che ora ci fa ridere e ora piangere; l’interpretazione scenica e canora rendono il suo personaggio unico; Kunde è un interprete memorabile, tanto da eseguire il bis di “Vesti la giubba” dopo l’acclamazione del pubblico. Nedda, interpretata da Valeria Sepe, è carismatica, molto apprezzata nei forti momenti drammatici in cui la musica diretta da Battistoni diviene compagna del tormento dei quattro protagonisti, senza mai prevalere sulle voci.
Infine, in quest’opera il grande protagonista è Zeffirelli che generosamente lascia ai posteri qualcosa di rivoluzionario, vero ed eterno quali sono la vita, la passione e la morte.
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