Andrea Guenna, con garbo, commenta sul sito “Alessandria oggi” la prima seduta del Consiglio comunale di Novi. Già: e chi è questo Guenna? Qualcuno lo ricorderà come l’impavido sostenitore della tesi sull’origine del nome della città, “Novi” dai “nove” castelli che la fondarono. Una cosa che fa ancora ridere a distanza di tanti anni.
Dalle bischerate etimologiche, poi, è passato al giornalismo politico, con esiti non molto diversi. In questa veste, dunque, scrive dell’elezione a presidente del Consiglio della “bella Teresa Mantero”. Una formula che non rivela una particolare galanteria – ancorché viscida – poiché subito dopo precisa a cosa corrisponde quel “bella”: “minigonna rossa, trucco pesante, tacchi a spillo”. Le stesse identiche parole – lo giuro! – che sui giornalucoli di destra degli anni Cinquanta, tipo La Notte, bollavano la prostituta di turno accoltellata in una via periferica. Era la cronaca nera, da tutti i punti di vista.
Ma poiché la metafora sessuale non pareva sufficiente, Guenna passa a parlare di Marco Bertoli (lo devo confessare: più a destra fanno il contropelo a Bertoli, più lui mi diventa simpatico), che sarebbe abbagliato dalla “figheira”. Neologismo forse di origine italo-brasiliana, in uso esclusivo negli ambienti eleganti che bazzica Guenna. Questa volta siamo all’astinenza.
Insomma, come per Nabokov la punta della lingua compie un percorso di tre passi… ecco, la lingua di Guenna batte dove il suo dente duole. La scuola di pensiero è sempre quella maschilista/ patriarcale/ celodurista della destra italica, ma con un pizzico in più di frustrazione sessuale. Ma non è il caso di procedere a una seduta di psicanalisi a distanza.
Il fatto è che la mente un po’ sudaticcia di Guenna la butta subito in politica. Lo fa in due modi: nel primo caso aggiungendo un punto interrogativo al semplice dato dell’astensione di Teresa Mantero nel voto che l’ha vista accedere alla presidenza del Consiglio comunale; nel secondo stigmatizzando il voto di Bertoli a favore di Mantero. Quel che sfugge ai rappresentanti di questa destra-destra è che certi atteggiamenti nascono da un semplice rispetto per le istituzioni: quando Mantero non vota per sé afferma la terzietà del suo ruolo; quando Bertoli vota per Mantero chiede il rispetto di un ruolo super partes. Siamo a distanza siderale dal dileggio per le istituzioni e la voracità nell’azzannare le poltrone mostrato nel 2019 dalla Lega e da Poletto in circostanze analoghe.
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Un commento su ““Minigonna, trucco e tacchi a spillo””
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