Siamo in periodo di ferie e sono tante le persone che sono in procinto di partire. In Italia, grazie al suo mare, una delle mete più ambite da sempre è la Sardegna, ma quella Terra non ha solo spiagge e mare da offrire; possiede infatti una cultura affascinante con una storia molto particolare, spesso non confrontabile con altre culture del “continente” in Italia.
Per l’economia dell’Isola il turismo rappresenta uno dei compartimenti fondamentali e proprio per questo negli anni ci sono stati ingenti investimenti in quel settore. Il nord della Sardegna dagli anni 70 ha avuto un enorme sviluppo di infrastrutture, in quell’epoca il turismo doveva essere sfarzoso e lussuoso, quindi, intere colline di quella che sarebbe diventata “Costa Smeralda” sono mutate drasticamente, vedendo sorgere nuovi quartieri, a volte cittadine intere ed enormi palazzoni.
Io ho la fortuna di essere andato spesso in vacanza in Sardegna, anche solo per una vicinanza familiare, in particolare negli ultimi anni sono andato spesso giù in moto, provando a girarla tutta, o almeno ad assaggiare in minima parte i diversi paesaggi che l’Isola può offrire.
In questi viaggi ho potuto osservare, respirare e vivere la grande differenza che c’è tra il nord e il sud dell’isola; parliamoci chiaro: i posti sono splendidi ovunque in quell’isola, ma a nord ho potuto vedere poco della autenticità di quella terra, un’autenticità esplicita, a volte dura, sicuramente testarda.
A proposito di testardaggine, conoscete la storia di Ovidio Marras?
Marras è un contadino sardo, di una zona della Sardegna che mi sta particolarmente a cuore, Tuaredda, a 30 minuti da dove è nato mio papà, nel profondo sud appunto.
In quella zona si stava sviluppando l’ennesimo progetto turistico-edilizio, in questo caso dalla ditta Sitas, che avrebbe investito milioni di euro per la costruzione di un immenso complesso turistico di lusso, trasformando questo luogo incontaminato nell’ennesima meta lussuosa e turistica.
Di questa cordata facevano parte alcuni nomi importanti dell’economia e della finanza italiana: da Caltagirone a Toti, da Marcegaglia ai Benetton.
Ma in un mondo sempre più ingegnerizzato, a volte i numeri non bastano, e ci sono ancora persone capaci di far valere un’idea più di qualsiasi cifra di denaro; infatti, la Sitas non aveva tenuto conto della “variabile Marras”, con il signor Marras, che nel 2016 trovatosi di fronte al progetto di una mega struttura nei pressi di casa sua e dei suoi terreni, nonostante gli siano stati offerti enormi somme di denaro per la cessione delle sue terre, si è opposto.
Proprio come Davide contro Golia, Marras è riuscito a vincere i tre gradi di giudizio e, arrivato alla Cassazione, ha potuto finalmente bloccare quella “colata di cemento” ottenendo, tra le altre cose, la demolizione dei fabbricati iniziati.
Mi auto-rispondo ad una critica spontanea: “Quindi sei contrario agli investimenti e ad una gestione industriale ed oculata del settore turistico”?
Assolutamente no, soprattutto in una regione come la Sardegna che, in parte, vive di esso. Negli anni 70, l’Italia viveva ancora il boom economico, e insieme ad esso la novità del turismo di massa, per cui aveva senso gestire il turismo e le strutture turistiche in modo da massimizzare gli investimenti nello spazio, spesso con infrastrutture standard che andavano a modificare il paesaggio rendendolo non più autentico.
Oggi invece il turismo richiede una sensibilità in più, le infrastrutture devono adattarsi al territorio e non viceversa, mantenere l’identità dei luoghi e sfruttare al meglio quelli che sono i fattori differenziali caratteristici e le peculiarità del luogo e della sua cultura.
Per questo il signor Ovidio Marras, pur nella sua semplicità e, volendo, nella sua testardaggine, ha fatto una battaglia in nome della libertà; utile alla salvaguardia di una autenticità che, con investimenti oculati, non potrà che giovare ad un eventuale sviluppo turistico del posto, un turismo diverso, fatto di paesaggi, persone e cultura e non fatto da cemento e sfarzo.
E forse, anche noi nelle nostre valli, dovremmo prendere spunto da questa prova di coraggio, e valorizzare maggiormente quello che abbiamo, i nostri “fattori differenziali”.
Vi lascio questo video, dove si possono vedere i Marras (fratello e Sorella) spiegare le proprie ragioni. Il video è sottotitolato dall’italiano al sardo e dal sardo all’italiano perché Ovidio parla in sardo.
Fonti articolo:
https://gruppodinterventogiuridicoweb.com/
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