C’era un servizio che funzionava bene: se una persona aveva necessità di effettuare analisi del sangue o di altro genere, era sufficiente prenotare telefonicamente il prelievo presso il laboratorio analisi dell’Ospedale San Giacomo di Novi Ligure. Una voce anonima comunicava l’ora ed il minuto in cui ci si doveva presentare, ed il gioco era fatto; addirittura, se il paziente arrivava in anticipo al laboratorio, rischiava di ottenere il servizio persino qualche minuto prima. Niente coda, niente attesa.
Invece, grazie ad una “genialata” di qualche settimana fa, il servizio di prenotazione è stato abolito; ora l’utente può presentarsi a sua discrezione nell’arco delle ore destinate ai prelievi e, più o meno tranquillamente (se ci riesce), si deve mettere in coda ed attendere il proprio turno, quasi si trovasse al banco salumi di un supermercato, in attesa di farsi servire prosciutto o gorgonzola.
“Bur, bur chi ciapa” si direbbe in dialetto novese; in italiano “chi tardi arriva mal alloggia”. In realtà, chi necessita di tale servizio deve rassegnarsi ad una estenuante coda all’aperto e al caldo; nel prossimo inverno si vedrà. Si narra di fila di persone che, ad esempio, devono recarsi al lavoro e hanno il tempo contato, oppure di chi, male in arnese, pur non dovendo timbrare il cartellino deve attendere, magari in piedi, aspettando … Godot.
Non c’è bisogno di spiegazioni per tale cambiamento: gli utenti lo pagano sulla propria pelle. L’impressione del volgo – e non solo – è che, inesorabilmente, continui l’opera di demolizione della sanità pubblica piemontese che, lo si ricorda a chi fosse un poco distratto, è gestita dalla Regione Piemonte, amministrata dal centrodestra.
Si tratta, a tutti gli effetti, dello smantellamento dello stato sociale (“welfare state”, secondo la dicitura anglofona), per il cui sostentamento i cittadini contribuiscono attraverso tasse e imposte (non tutti, in verità, contribuiscono: ci sono i “furbetti”, neppure pochi); tale pratica è ormai tristemente diffusa tra numerosi Governanti regionali.
E c’è di più. Se l’utente necessita di una visita specialistica o di un esame più complesso, può ancora prenotarlo (bontà loro) attraverso il numero verde della Regione; le gentili centraliniste, alla richiesta di effettuare l’esame in una struttura pubblica, talora propongono centri ubicati a chilometri di distanza e, soprattutto, a mesi di distanza dalla richiesta. Ma niente paura: ci si può avvalere di strutture private, più o meno vicine a casa. Peccato però che, presentando l’impegnativa bianca – quella per la quale, al massimo, l’utente paga un ticket, poiché la Regione dovrebbe corrispondere la restante quota per il servizio reso – vengano proposti tempi biblici per l’effettuazione della prestazione stessa. A meno che … a meno che l’utente paghi di tasca propria. In tal caso … miracolo! Come per incanto, le campane suonano a festa: esame o visita possono avvenire nell’arco di pochi giorni, senza colpo ferire. Insomma, il cittadino – di fatto – paga direttamente un servizio che, si ripete, ha già pagato attraverso le tasse. E coloro i quali non possono permettersi di pagare? Dovranno attendere tempi migliori, se mai ci saranno … Ergo: se si è provvisti di carta di credito ci si cura, diversamente …
Ecco servita l’americanizzazione della Sanità pubblica.
“Tu vo’ fa l’americano”, cantava Renato Carosone, aggiungendo “ma si’ nato in Italy!”
Il castello di carta
Come noto, gli sconfitti di “Lavoriamo per Novi”, tramite il loro mentore, avevano annunciato a tambur battente e in maniera roboante (come ai tempi del celodurismo) di voler chiedere l’accesso agli atti del progetto del Parco Castello, forse ignari che, in qualità di Consiglieri comunali, ne avevano diritto senza alcuna richiesta; o forse, a corto di argomenti, dopo essersi leccati le profonde ferite, andavano ricercando la visibilità perduta e, pur di finire sui giornali, avevano lanciato una non-notizia. Contenti loro …
Quasi immediatamente la nuova Amministrazione comunale (e senza chiedere loro il permesso) ha convocato un’assemblea molto partecipata sul tema, di cui si è recentemente parlato. Inoltre (e senza chiedere loro il permesso), ha pubblicato in rete il progetto, in modo che sia da tutti consultabile; e ancora, ha pubblicizzato un indirizzo mail dedicato, dove tutti i cittadini (ivi compresi i trabajadores ‘d Neuve) possono scrivere le loro riflessioni in merito. Come si dice, “astenersi perditempo”.
Los trabajadores ‘d Neuve potrebbero anche pensare che tutto questo ambaradan sia da ascriversi alla loro “temuta” iniziativa; invece, a quanto pare, si trattava solo un castello di carta, crollato miseramente.
Il Malalingua, una tantum
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2 commenti su “Tu vo’ fa l’americano”
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Una precisazione.
Se cerchi di fare un esame presso una struttura convenzionata con impegnativa, i tempi diversi di attesa (lunghi – più o meno come in ospedale – con la ricetta e pagando solo eventuale ticket; più brevi se paghi tutto) non sono dovuti a “furbizia” della struttura.
Il SSN (attraverso la Regione e la ASL) paga alle singole strutture convenzionate solo un numero limitato di esami al mese (fino a un totale economico, prestabilito secondo un determinato “budget”).
Se la struttura facesse in tempi rapidi esami in più rispetto al “budget” previsto, non solo li farebbe gratuitamente (senza rimborso da parte della ASL) ma ci rimetterebbe economicamente (dovendo pagare medico, materiali, segretarie, ecc).
Quindi la responsabilità è sempre del Sistema Sanitario Nazionale, non delle strutture convenzionate.
la vergogna è che il SSN non sia VOLUTAMENTE in grado di garantire il diritto alla salute previsto dalla Costituzione.
Basterebbe smetterla con le convenzioni ai privati, e destinare quelle risorse al servizio pubblico per risolvere il problema.
Ma i politici hanno voluto andare in direzione delle privatizzazioni. Lo stanno facendo sempre più spudoratamente da decenni. Cui prodest?