Che tristezza…

In Italia nell’ormai lontano 1990 è stata firmata la “carta di Treviso”. Un documento importante, forse noto solo agli addetti ai lavori, siglato tra Ordine dei Giornalisti, Federazione nazionale della stampa italiana e Telefono azzurro con l’intento di disciplinare i rapporti tra informazione e infanzia e di tutelare i minori. 

Una carta deontologica importantissima, che ha messo il nostro paese, almeno in teoria, in una posizione di avanguardia sul tema.  Peccato che spesso questa attenzione deontologica ed etica venga spesso disattesa. 

Nei giorni scorsi, a Novi Ligure, è accaduta una terribile disgrazia su cui non ho intenzione di tornare. Ma la gara che alcune testate, sopratutto online, e alcuni giornalisti, hanno fatto per “sbattere in prima pagina” questa tragedia, è stata abbastanza desolante. 
Di fronte ad una tragedia così triste, in cui ogni genitore ha intravisto l’abisso di disperazione in cui devono essere caduti i familiari, forse sarebbe stato più appropriato avere un maggiore tatto. 
Nelle prime ore, i giornali hanno dato credito alla tesi della “challenge” on line. Il giorno dopo, gli stessi giornali hanno smentito “le voci infondate” su questa tesi. Voci infondate che loro stessi hanno diffuso. 

Al di là della carta di Treviso, del codice deontologico, sarebbe bastata un pò di umanità e di empatia per fare un passo indietro davanti ad una tragedia simile. 
Qualcuno obbietterà che sono i lettori, con i loro clik (che su internet equivalgono a soldi) a chiedere che notizie simili, siano trattate così. Per amore delle visualizzazioni, si passa sopra a tutto e si dà in pasto alla pancia dei lettori ogni cosa, senza filtri. Se dare credito alla voce di una challenge, anche se non ha nessuna fondatezza, ci fa fare audience, allora glielo si da. Al limite, il giorno dopo, ci si può dissociare e condannare proprio quello che abbiamo scritto non un mese prima, ma solo poche ore prima. 
Qualcun altro potrebbe obiettare che il codice deontologico, e la carta di Treviso, si pongono il preciso obbiettivo di tutelare il minore nella sua fase di crescita. Tutele che possono cadere se il minore… non è più. 

Che tristezza. 

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andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

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