Una preghiera laica per ebrei e palestinesi

Se mi chiedessero qual è la città affacciata sul Mediterraneo, tra quelle che conosco, più vivace, allegra e piena di giovani, risponderei: Tel Aviv.
Nel giugno 2008, ho accompagnato mio marito, che andava in missione in Israele. Ero riluttante a visitare un paese che, per la Guerra dei 6 giorni del 1967, mi aveva rovinato la spensieratezza dell’infanzia. Allora, pensavo che avrebbe coinvolto tutto il mondo.
La vivacità della città, la spiaggia che pullulava di giovani impegnati in giochi e sports, l’intensa vita notturna mi affascinò. La sicurezza della città era garantita da numerosi controlli tramite metal detector all’ingresso dei ristoranti, delle discoteche e degli altri locali. I giovani prestavano il servizio militare obbligatorio per alcuni periodi. Era quasi surreale vedere questi ragazzi, in uniforme, al bar, scherzare con gli amici, il mitra appoggiato alla sedia o al muro.
Abbiamo visitato diversi kibbutz che mi hanno colpito per la loro efficienza. Terre rese rigogliosamente produttive (viti, olivi, ortaggi, frutta..) erano state strappate al deserto grazie all’ingegno di uomini e donne che erano giunti qua scampati dall’ olocausto.
L’acqua del mare veniva dissalata per dissetare uomini, animali e campagne. Proprio mentre attedevamo di entrare in una centrale per la dissalazione ci proposero, di visitare le antiche vestigia romane di Ashqelon. Prima di arrivare al sito archeologico ci avvisarono in inglese che, in caso avessimo sentito suonare una sirena, ci saremmo dovuti sdraiare a terra. Chiesi la traduzione in francese, pensavo di aver capito male. Invece no, anche in tempo di pace, erano abituati ai missili che dalla striscia di Gaza, poco distante, arrivano quasi quotidianamente. Mi dissero che questi, di solito, venivano intercettati e abbattuti prima che colpissero gli obbiettivi. Del luogo non ricordo quasi nulla. Non vedevo l’ora di allontanarmi da lì. Nella città di Sederot, sempre vicina alla striscia, mi fecero notare che le facciate dei palazzi rivolte verso Gaza erano blindate contro eventuali attacchi.
Era una vita consapevole dei rischi ma piuttosto tranquilla.
Nel luglio 2014, il rapimento ed uccisione di 3 studenti israeliani, e, per vendetta, il rapimento e uccisione di un sedicenne palestinese, Mohamed, mi colpirono al punto che dipinsi un quadro: “Preghiera per Eyal, Gilad, Naftali e Mohamed”
Era la mia preghiera laica deposta sotto una pietra di una scogliera universale così com’è il mare che lambisce le terre emerse: senza confine.
Iniziò allora una guerra con la quale Netanyahu voleva sconfiggere Hamas e distruggere le gallerie colme di armi. Non ci riuscì.
Gli attacchi terroristici del 7 ottobre giorni hanno sconvolto tutti.
L’ efferatezza dei massacri ci hanno ricordato subito quella dell’Isis. La causa palestinese non trae alcun vantaggio da tanta bestialità, perché è di questo che si tratta. Infatti Hamas, che ha rivendicato gli attacchi terroristici, non si è minimamente preoccupata delle conseguenze. Non esistono rifugi per la popolazione palestinese. Così Israele che ha intimato a più di un milione di civili a Gaza di lasciare, nel giro di poco tempo, le loro case, condanna bambini ed anziani ammalati a morte sicura. I terroristi si rifugeranno nelle gallerie sotterrane che da decine di anni riempiono di armi pagate da coloro che vogliono la morte delle stato sionista.
Trovo miserevole l’inutile esercizio che qualcuno sta facendo nella ricerca della “colpa” che c’è ed è lontana quanto la nascita di Israele.
Netanyahu non rappresenta più l’opinione pubblica israeliana che da mesi scende in piazza contro di lui per le sue scelte politiche antidemocratiche. Tantomeno Abu Mazen rappresenta la causa Palestinese.
La guerra in Ucraina, purtroppo, come l’attacco terrorista di Hamas ha sdoganato conflitti e vuole dimostrare l’impotenza delle nazioni che ripudiano la guerra come strumento per risolvere i conflitti.

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Vilma Borra

Un commento su “Una preghiera laica per ebrei e palestinesi

  1. Cara Wilma come sempre entri nel cuore delle persone buone……l’articolo che hai pubblicato oggi…..pieno di significato…..ci fa riflettere su una sola parola …..AMORE…… ecco se tutti gli esseri umani imparassero veramente questa parola…non ci sarebbero né guerre né conflitti e tutti impareremmo che la PACE e un bene troppo prezioso per perderla……nel tuo articolo percepisco un sereno dialogo fra i popoli di Israele e il popolo Palestinese e capisco che anche per te la pace e nel tuo cuore ❤ e né vuoi fare partecipe a tutti quelli che ti leggono……io mi associo a questo grande confronto ……la PACE sia in ogni essere umano …..la bellezza ritorni nelle città distrutte …..e l’armonia del creato ritorni a fiorire di fiori profumati…….brava continua coi tuoi racconti ……..Bruna

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