Giovedì 18 gennaio, alle 17.00, presso la Biblioteca comunale “Roberto Allegri” di Serravalle Scrivia, Antonio Gervasoni e Marcus Risso proporranno un invito alla lettura, un incontro con un libro speciale: “Autobiografia di uno Yogi” di Paramahansa Yogananda.
Gervasoni è un viaggiatore del mondo ma preferisce definirsi “Entronauta”,viaggiatore dell’anima, perché è la connotazione spirituale quella che soprattutto muove il suo cammino. Questa volta sarà in biblioteca per parlarci non di un suo viaggio ma di quelli compiuti da un Entronauta per eccellenza, Paramahansa Yogananda, che percorse l’India di inizio Novecento alla ricerca delle personalità più straordinarie e illustri del tempo, raccontate in seguito nella sua celeberrima “Autobiografia di uno Yogi”.
Non un semplice viaggio quello di Yogananda, ma un vero e proprio pellegrinaggio alla ricerca di santi, yogi e poeti. Un libro che apre lo sguardo su una cultura e una dimensione spirituale dalle profondità vertiginose. Uno squarcio su livelli di realtà e consapevolezza difficili da immaginare, da dove fanno capolino i più riposti segreti della mente umana e dell’universo. Non, certamente, un libro qualunque.
Steve Jobs, l’illustre fondatore di Apple, lesse e amò smisuratamente Autobiografia, tanto che fu l’unico libro da lui scaricato sul suo iPad2. Lo teneva anche sempre sul proprio comodino in forma cartacea.
Su sua richiesta cinquecento copie dell’Autobiografia di Yogananda furono distribuite alla sua cerimonia funebre per onorare il messaggio del grande maestro.
La fama di Yogananda e della sua Autobiografia furono enormi, sia tra le persone comuni che tra i personaggi famosi; nessun oratore dell’epoca ebbe un successo più grande.
Il presidente stesso degli Stati Uniti, Calvin Coolidge, invitò Yogananda alla Casa Bianca.
Anche il presidente del Messico, Señor Portes Gil, lo incontrò, come pure il primo ministro dell’India J. Nehru. Il governo dell’India, inoltre, come gesto di riconoscimento, gli inviò parte delle preziose ceneri del Mahatma Gandhi, che Yogananda mise in uno speciale scrigno nel santuario di Lake Shrine.
Molti personaggi famosi lessero l’Autobiografia e incontrarono il maestro, fra questi lo scrittore tedesco Thomas Mann, premio Nobel per la letteratura.
«Questo rinnovato contatto con la sfera yogica, con la sua superiorità mentale sulla realtà materiale e con la sua disciplina spirituale è stato molto istruttivo per me e sono grato [a Yogananda ] per avermi concesso di penetrare in questo mondo affascinante».
Fra gli studenti studenti famosi di Yogananda degli anni venti e trenta vi furono il direttore sinfonico Leopold Stokowski, l’orticoltore Luther Burbank, George Eastman (inventore della macchina fotografica Kodak), Clara Clemens Gabrilowitsch (figlia di Mark Twain), la soprano italiana Amelita Galli-Curci, Vladimir Rosing (eminente tenore e direttore dell’American Opera Co.) e Luigi von Kunits (direttore della New Symphony Orchestra di Toronto).
Fra gli “appassionati” di Autobiografia di uno yogi vi furono anche l’autore metafisico Brad Steiger; il musicista pop Gary Wright (“Dreamweaver”); l’attore che interpretò Gandhi, Ben Kingsley; l’attrice Olivia Hussey (“Jesus of Nazareth”, “Romeo and Juliet”); Mariel Hemingway (attrice, scrittrice, nipote of Ernest Hemingway), l’autore J.D. Salinger (“The Catcher in Rye”).
L’Autobiografia fu un testo molto influente, tra l’altro, sulla cultura giovanile e sulla musica degli anni sessanta e settanta.
Yogananda, insieme a Babajie a Sri Yukteswar, è uno dei personaggi che appaiono sulla copertina di uno degli album simbolo degli anni sessanta, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles; e proprio ispirandosi ad Autobiografia, gli Yes realizzarono una delle loro opere più ambiziose, l’album Tales from Topographic Oceans.
Il magnetismo continua fra i musicisti di oggi, come il “mistico” cantautore italiano Franco Battiato, che ha iniziato la sua ricerca spirituale proprio da questo libro.
“Di tanto in tanto arrivava qualche illustre messaggero a ricordarci il motivo della nostra presenza in quella strana colonia. –ricorda Battiato– Eravamo detenuti in uno speciale riformatorio. Completamente liberi, si fa per dire, soggetti come eravamo a qualsiasi genere di influenze.
Uno di quei messaggeri, dicevo, si chiamava Yogananda…”
Antonio Gervasoni è nato a Adro, nella bresciana Franciacorta. Da alcuni anni vive e lavora a Novi Ligure. Ama definirsi “Entronauta”, termine coniato dallo scrittore Piero Scanziani, per indicare un viaggiatore dell’anima.
Oltre che la sua passione per la pittura, in cui si cimenta da alcuni anni senza pretese artistiche, la sua principale occupazione è, da sempre, la ricerca spirituale e un profondo interesse per le religioni in generale, insieme alle risposte che queste danno ai principali interrogativi dell’uomo. Ha anche prestato servizio volontario, per circa tre anni, nella Casa Circondariale di Alessandria, per fornire assistenza spirituale ai detenuti e per favorire il loro recupero.
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