“Il nonno mi portava all’Albergo Bologna, a due passi da casa sua, a vedere la televisione”; così aveva raccontato, in una occasione, il famoso attore Claudio Bisio, nato a Novi nel 1957 e presto migrato in Lombardia. Erano i primi anni ’60 del secolo scorso, la televisione aveva iniziato ufficialmente le trasmissioni il 3 gennaio1954; il giorno dell’esordio i televisori accesi erano soltanto ottantamila, gli abbonati non superavano le ventimila unità.
Nel 1954 la popolazione italiana oltrepassava di poco i 48 milioni di residenti; gli apparecchi televisivi presenti nelle abitazioni, a causa degli alti costi del servizio e dell’apparecchio stesso, erano veramente pochi, basti pensare che il prezzo medio di un televisore era di circa 450.000 lire (oggi circa 8.000 euro). Nel 1956 un operaio guadagnava intorno a 40.000 lire al mese, un quotidiano costava 25 lire, un chilo di pane 135 lire, un litro di latte 81 lire, un chilo di carne di vitello 1.500 lire. Dunque, l’acquisto di un televisore privato era quasi irraggiungibile, solo i benestanti potevano permetterselo. In quegli anni i locali pubblici – bar, ristoranti, trattorie, e presto anche le sale cinematografiche, svuotate durante le trasmissioni televisive di punta – installarono una televisione, per permettere ai clienti di seguire le trasmissioni più popolari e trarne vantaggio economico.
L’Albergo Bologna era sito in via Marconi (all’epoca civico n. 41), all’angolo di via Cavanna, proprio presso l’antica Porta della Valle; dal registro dei pubblici esercizi risulta che, in data 22 marzo 1950, era stata rilasciata la licenza a Fiorina Rebuffo per l’esercizio dell’attività di locanda, ristorante, albergo; a coadiuvare la donna era anche il figlio Beppino, noto in città per la sua professione di pugile. Il locale, come ha testimoniato Claudio Bisio, era attrezzato con tanto di apparecchio televisivo.
Il luogo era rinomato, in particolare per il suo ristorante. Chi aveva avuto la fortuna di entrarvi, raccontava di aver iniziato il pranzo con affettati misti, proseguito con frittatine, fagiolane all’uccelletto, capricciosa, brasato al barolo, peperoni mozzafiato, farinata alla brace, funghi, olive, carciofini … tanto che, all’arrivo dei ravioli della Casa, già si era sazi, al punto da non gustare il secondo piatto e passare direttamente al dessert.
Successivamente il “Bologna” cambiò nome, divenendo ristorante “Antica Porta”, in quanto ubicato nei pressi della antica Porta della Valle, una delle quattro porte della città, che dava accesso all’attuale via Ovada. In seguito mutò nuovamente nome, per assumere quello di “Bunet”,esercizio poi trasferitosi nei pressi del Museo dei Campionissimi; dopodiché i locali di via Marconi rimasero vuoti per anni, un nuovo tentativo di riapertura fallì sul nascere.
Ora quegli ambienti tornano ad essere abitati, ma non più con l’antica destinazione d’uso: sulla porta d’ingresso una scritta annuncia l’apertura di uno studio di fisioterapia. Segno dei tempi …
Lorenzo Robbiano
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