Dottore sono qui perché mi hanno detto che ci sa fare, spero di trovare in lei “uno bravo” e non come quello che pubblicizzano, che a parte essere a buon mercato, è solo uno specchietto per le allodole virtuale, oltre a essere sfruttamento di giovani psicologi inesperti come ho letto.
Sono conosciuta come la Torre del castello, anche se sono un po’ ingombrante devo ammettere che non ho avuto gran difficoltà ad accedere al suo studio e la sua chaise longue sembra proprio comoda: non è stato facile convincermi a chiamare per fissare il nostro primo appuntamento, però alla fine eccomi qui, mi sono decisa.
Dopo più di un secolo di osservazione mi sono detta: in fondo in fondo la psicoterapia ha avuto tempo di dimostrare il proprio valore, quindi perché non provare? Si dice che fare terapia serva per lavorare sulla propria identità: ecco, è da qualche tempo che sento di avere qualche problema a riguardo.
Mi sento strana, disorientata, agitata. Questa sensazione terribilmente sgradevole mi arriva già dal primo momento in cui apro gli occhi la mattina: credo di sentire la pressione della colonna d’aria sopra la mia testa con un peso almeno equivalente a quello di tutti i mattoni che mi compongono. Ormai è da troppo che va avanti e sono preoccupata.
Ora che ci penso, anche essermi presentata al femminile, mi crea un senso di disagio, dopotutto potrei chiamarmi anche Torrione o maniero, non crede?
Al giorno d’oggi, se sei una sorta di personaggio pubblico, devi fare molta più attenzione di un tempo a come usi le parole. C’è un rischio costante di offendere qualcuno, con imprevedibili conseguenze disastrose. Meno male che non ho ceduto alla tentazione di farmi un account social: se lo avessi fatto sono certa che sarei incappata in qualche gaffe che avrebbe portato tutti quanti a puntarmi addosso il loro dito giudicante.. e sarebbe finita che tutti mi avrebbero ignorata ancora più di quel che fanno ora.
Infatti sento il bisogno di dirle che mi sento sola.. soffro di una solitudine che in certi momenti oserei definire cosmica. Mi sento sovrastata da una grande bolla a forma di parallelepipedo che mi offusca la vista e non riesco più a godere per nulla del bello delle cose. Pensi che nemmeno il miracolo della natura che si risveglia a primavera mi tocca più, ha presente quando la pervinca selvatica cinge di blu i crinali che cingono i miei fianchi?
L’inverno, è senza alcun dubbio il periodo peggiore, come di questi tempi, quando intorno a me vedo solo passare raramente qualche motivato runner o qualche cane a passeggio con il suo padron*.. al limite qualche individuo che si rifugia nel parco solo perché ha bisogno di nascondersi da sguardi indiscreti per così dire.
Pensi che nemmeno la parola PNRR riesce più a tirarmi su di morale: fino a poco tempo fa non le nego che mi sono sentita quasi euforica di fronte all’apertura delle istituzioni a un rinnovamento del mio parco.
Ecco, forse ho peccato di presunzione… Perché il mio parco? In fin dei conti qualcuno potrebbe dire: “il parco dei novesi”, io non sono che una vecchia cariatide, con la nostalgia di quando ero ragazzina, come molte mamme di mezza età che oggi preferiscono essere amiche delle proprie figlie piuttosto che genitrici.
Rischio di farle perdere il filo vero? Stavamo parlando del “parco dei novesi”: ecco su questo punto, se me lo concede, vorrei dirle che è da un po’ di tempo che ho iniziato provare confusione su una questione in particolare: chi sono i novesi oggi? Sono consapevole che è passato mezzo secolo da quando in centro storico si potevano leggere cartelli con scritto: “non si affitta ai meridionali”, per non parlare di quanto tempo è passato da quando a porta Genova non ci sono più le mura.
Quello che voglio a dire è che faccio fatica ad avere una visione d’insieme di questi cambiamenti. Spero lei possa aiutarmi a fare chiarezza, perché credo che da questo dipenda la mia possibilità di farmi un’idea più chiara sui “miei” progetti per il futuro.
Il futuro, esatto, mentre parlo con lei mi rendo conto che troppo spesso faccio fatica a vedere il futuro. Non sarò mica diventata una depressa vero dottore?
Se mi sono documentata correttamente, mi pare che molti suoi colleghi spieghino che durante fasi depressive autentiche si tende a perdere il contatto con il senso del tempo.
In questo il concetto di futuro è un po’ come se sparisse completamente dai radar. Anche se questa è solo la nostra prima seduta e non ho ancora deciso se tornerò tra una settimana, sento già la consapevolezza su un punto: credo che ci sia un legame tra la mia tristezza e la mia confusione su chi siano i novesi oggi.. e la mia enorme angoscia su chi potrebbero diventare domani.
No perché vede, se penso ai novesi oggi, li percepisco divisi in due categorie ben distinte. Da una parte i nostalgici del passato astigmatici sul presente.. e dall’altra iqualunquisti affetti da miopia cronica sul futuro.
Spero che lei possa aiutarmi attraverso questo percorso che faremo insieme: nessuno sale più sulla mia sommità da tempo, quindi la possibilità di avere un punto di vista differente sulla città non dipende tanto da me, quanto da lei.
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2 commenti su “La torre del castello va dallo psicoanalista”
Comments are closed.
Ce ne fossero di pazienti (e di Novesi) così! 😉
La linfa vitale delle relazioni umane e di conseguenza della società è il dialogo, quello che conduce a riflettere e fa scaturire la curiosità, con la sua voglia di porci sempre delle domande sempre nuove.. senza la presunzione di saperne più degli altri.
GRAZIE MARINO DEL TUO COMMENTO!