Per quanti sostengono che l’introduzione delle leggi razziali in Italia fu una imposizione da parte dell’alleato tedesco, è utile ricordare le parole pronunciate il 18 settembre 1938 in Piazza a Trieste dallo stesso Mussolini: «L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo». Così il 18 settembre 1938 Benito Mussolini commentava a Trieste, in piazza Unità d’Italia, la promulgazione delle leggi razziali sul territorio italiano (il Regio decreto sui Provvedimenti per la difesa della razza italiana è del 17 novembre 1938).
«Nei riguardi della politica interna, il problema di scottante attualità è quello razziale – afferma in quel tristemente noto discorso il duce – Anche in questo campo noi adotteremo le soluzioni necessarie. Coloro i quali fanno credere che noi abbiamo obbedito ad imitazioni, o peggio, a suggestioni, sono dei poveri deficienti, ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà. Il perché sono abituati ai lunghi sonni poltroni. E’ in relazione con la conquista dell’Impero, poiché la storia ci insegna che gli imperi si conquistano con le armi ma si tengono con il prestigio, occorre una chiara, severa coscienza razziale che stabilisca non soltanto delle differenze ma delle superiorità nettissime».
Oggi in molti pensano di poter far passare Mussolini come uno statista che fece il solo errore di allearsi con la Germania. Per loro, possiamo utilmente usare le parole di Mussolini: quelli che pensano che le leggi razziali furono imposte da Hitler all’Italia sono «poveri deficienti, ai quali non sappiamo se dirigere il nostro disprezzo o la nostra pietà». Per una volta, sono d’accordo.
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