Tra guerre, devastazioni e violenze che hanno sconvolto il 2023, c’è chi con garbo, capacità di analisi e un pizzico d’ironia lancia un messaggio di speranza, di impegno civile per la parità di genere ricorrendo al momento storico della chiamata alle urne delle donne il 2 giugno 1946, ovvero quando tutti erano chiamati a eleggere la Repubblica o la Monarchia.
Con la pellicola “C’è ancora domani”, l’attrice Paola Cortellesi, sceneggiatrice, regista e protagonista dell’omonimo film presente nelle sale cinematografiche italiane, fa rivivere quel momento storico e politico, ma soprattutto culturale dell’Italia del dopoguerra in cui Delia, una donna infaticabile e sottomessa dal marito Marcello, uomo manesco e padre-padrone interpretato magistralmente da Valerio Mastandrea, con indefesso spirito di sacrificio riuscirà a dare il proprio contributo di elettrice esprimendo non solo la propria libertà individuale, ma manifestando un sentire comune a milioni di donne che hanno lottato per secoli, per conquistare diritti mai fino a quel momento riconosciuti.
C’è ancora domani è il giorno dopo il 2 giugno, ossia il 3 quando, con una menzogna, Delia riuscirà ad allontanarsi da casa per recarsi alle urne.
La trama del film, però, è così ingegnosamente intessuta che lo spettatore è portato a pensare ad un altro finale, mentre la regista Cortellesi ci pone di fronte alla più urgente necessità di perseguire un principio di libertà personale attraverso il voto, rinunciando piuttosto ad un amore puro e sincero per il carrozziere Nino che non ha mai smesso di amarla.
Nella scelta consapevole di girare la pellicola in bianco e nero, sia a Cinecittà che al quartiere Testaccio in Roma, Paola Cortellesi ricorda a tratti l’indimenticabile Anna Magnani, brava nel rappresentare un dramma familiare e personale e in alcuni momenti anche ironica per allontanare l’elemento tragico.
“C’è ancora domani”: un film da vedere, un film per pensare, un film per guardare al domani.
K. C. Tonzillo
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