Lunedì e martedì scorsi, Raiuno ha mandato in onda la fiction “Mameli, il ragazzo che sognò l’Italia”. Il giovane era nato a Genova il 5 settembre 1827 e a soli quindici anni, nel 1842, arrivò per la prima volta a Novi, con la sua mamma e andarono a soggiornare alla “Bricchetta” (ancor oggi esiste un condominio intitolato a suo nome).
Il viaggio da Genova attraverso il passo dei Giovi era stato, più o meno, avventuroso (all’epoca non esisteva ancora la ferrovia, inaugurata, undici anni dopo, nel 1853). Goffredo con la mamma giunse nella nostra città due giorni dopo la partenza. Il giovane poeta in una lettera indirizzata ad una cugina raccontava del cielo nuvoloso del giorno in cui aveva lasciato Genova, del pericolo di prendere un acquazzone lungo la strada dei Giovi, della gioia di una temperatura ideale che evitava di giungere arrossati alla tappa di Ronco. La sosta in questo paese era fondamentale poiché il viaggio sarebbe durato due giorni. Ad accogliere i due viandanti fu una locandiera che offrì loro un’ottima cena e un successivo soffice letto per riposare. Il giorno successivo rimasero a Ronco fino alle 16, ripartiti, giunsero alla “Bricchetta” alle ore 21.
A Novi si respirava aria buona
La mamma del giovane non era in buone condizioni di salute, pertanto le avevano consigliato una breve villeggiatura estiva alla Bricchetta “dove si respirava aria buona”. L’aria di Novi giovò alla donna, che dopo solo due giorni di permanenza, passeggiando per le colline novesi, aveva già migliorato il suo stato di salute. L’aria novese aveva giovato anche al giovane, che scriveva alla cugina: “mangio tutte le ventiquattro ore”.
Scriveva, ancora, Goffredo che si era addentrato fino a Pozzolo, per far visita alla famiglia Morando che lo aveva accolto offrendogli il pranzo, che egli accettò dopo essersi fatto pregare: “mi fermai forse una mezza ora per non far come le balie che se ne vanno dopo aver mangiato”. Tornò alla Bricchetta trasportato da un calesse del figlio dei Morando.
Nel 1847 Mameli era ancora alla “Bricchetta”, questa volta era solo e scriveva alla mamma, nuovamente entusiasta del soggiorno alla “Bricchetta”: “qui me la spasso benissimo, mangio per quattro, dormo molto, non faccio nulla, penso meno e questo è l’ideale del mio Paradiso”.
Nell’autunno del 1847 a Genova, l’allora ventenne studente e patriota Goffredo Mameli, compose i versi del “Canto degli Italiani” oggi più conosciuto come l’Inno di Mameli, diventato poi nel 1946 l’Inno Nazionale. A musicare il “Canto” fu Michele Novaro, anch’egli genovese, che si commosse alla lettura di quei versi che Goffredo gli aveva inviato. Il testo nacque in quel clima di fervore patriottico che già preludeva alla guerra contro l’Austria.
I giovani novesi cantavano il suo inno
Sul finire del 1847, Mameli si recò, ancora una volta, a Novi, ma questa volta si era rifugiato in città. Passando in incognito per Novi, udiva cantare gli inni Dio e Popolo, Fratelli d’Italia, dalla gioventù novese. Dell’episodio era testimone il fratello Giovanni Battista, che scriveva di essere stato accompagnato, quel giorno, in diligenza dal Poeta “lì eran pure alcuni studenti che recitavano di quando in quando i suoi versi ed esplodevano in commenti entusiastici”. Goffredo intimò al fratello di non rivelare il suo nome, poi tese l’orecchio e stette a sentire serissimo: “Ah quei bravi ragazzi, capivano, applaudivano, ardevano! Ottimamente. A suo tempo e fra poco, ne avrebbero fatto un bel battaglione di volontari per il conflitto fatale!”
Il 21 marzo 1848 Goffredo Mameli era ancora a Novi, questa volta non era per l’amato soggiorno alla “Bricchetta” ma per organizzare i volontari in tre efficienti battaglioni da affidare agli ufficiali sardi di stanza nelle guarnigioni di Novi, Casale Monferrato e Chivasso, per combattere la Prima Guerra di Indipendenza.
Egli era repubblicano e di fronte ai tentennamenti del Governo del Re in proposito all’intervento in Lombardia con l’impiego di truppe regolari egli scriveva che “si possono costì fare assembramenti del popolo con gridare abbasso il Governo – Viva la Repubblica”.
Lorenzo Robbiano
Fonte
Serafino Cavazza. Il giovane Goffredo Mameli alla Brichetta. Novinostra
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