Conclusa la 75ª edizione della Fiera di San Giuseppe, ritengo sia opportuno avviare una riflessione seria e costruttiva sulla necessità di apportare coraggiosi cambiamenti a questa manifestazione, nell’interesse della nostra città e del Monferrato.
Oltre alla dichiarata buona affluenza di pubblico, sebbene inferiore a quelle di oltre dieci anni fa che, addirittura, richiedevano la chiusura di un tratto di Corso Indipendenza nelle due domeniche di svolgimento, manca una netta identità territoriale, caratterizzante per la città, per il Monferrato e per la Regione nel suo complesso. Questo elemento distintivo potrebbe diventare la chiave per attrarre visitatori da tutto il Nord-Ovest se non oltre.
Si vedano come paragone, eventi come “Cheese” a Bra e la “Douja d’Or” di Asti.
Inoltre, osservando l’elenco degli espositori sul sito (www.mostrasangiuseppe.it/elenco-espositori-2024), si nota che, escludendo associazioni e stand istituzionali, su circa 122 aziende presenti, circa 68 erano piemontesi. Di queste, soltanto circa 51 provenienti dal Monferrato (contando anche Asti, Alessandria e i comuni limitrofi).
Questi dati sollevano alcune domande: dove sono gli artigiani locali, i viticoltori, i produttori di nocciole, ecc? Forse non partecipano perché non vedono un ritorno economico?
Perché molti stand gastronomici non rispecchiano la nostra tradizione? Tempo fa proposi l’idea di un “Festival di Primavera” per valorizzare i prodotti del Monferrato, non solo vino ma anche formaggi, salumi e artigianato.
Probabilmente, uno degli ostacoli principali è rappresentato dai costi degli spazi espositivi. È quindi fondamentale investire sul nostro territorio con tariffe agevolate, magari premiando la continuità degli espositori nel tempo. Le future amministrazioni potrebbero rinunciare all’introito di 20.000 euro dalla società che gestisce la fiera per incentivare la partecipazione delle realtà locali, con possibili benefici a medio/lungo termine sul fronte occupazionale.
È necessario che gli stand riflettano sempre più cultura e tradizioni locali, offrendo ai visitatori un’esperienza unica e autentica magari con laboratori che coinvolgano la comunità in attività pratiche e formative, per esempio di diffusione delle ricette tipiche.
La cucina locale dovrebbe essere protagonista con stand gastronomici che offrono piatti tipici e prodotti artigianali, insieme a concorsi a premi.
Ben vengano anche inviti a personaggi illustri coerenti nel contesto che sappiano, con la loro esperienza e professionalità, effettivamente valorizzare la manifestazione e attirare l’attenzione su di essa: chef stellati, scrittori, conduttori di programmi televisivi affini alla fiera…
In sintesi, è necessaria una stretta collaborazione con scuole, associazioni, artigiani e imprese locali per creare un evento che rappresenti veramente la nostra comunità.
Gabriele Farello
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