Il balletto dell’ipocrisia ambientale

Ah, Novi! Il fulcro di arditi dibattiti e decisioni collettive! Il Consiglio Comunale, con una precisione da orologio svizzero, ha recentemente danzato all’unisono, esprimendo un netto NO all’installazione della centrale eolica del Giarolo. Una scelta unanime, of course, che ha riscosso applausi e forse anche qualche lacrima di commozione tra gli astanti.

Ma non finisce qui! È scoppiata una vera e propria rivoluzione contro i parchi fotovoltaici, nati come funghi nei dintorni di Novi. Gli onorevoli consiglieri, sostenendo con fervore che solo i sindaci dovrebbero dare il benestare a tali opere, hanno sventolato l’antica bandiera del potere locale, alimentando la speranza che così facendo i sindaci saranno più suscettibili alle proteste dei cittadini e potranno dire NO con maggior frequenza. Un’idea che, diciamocelo, sa di fresca “eau de démocratie” locale.
Ma veniamo alla scienza, cari miei! È risaputo che il cambiamento climatico sia, in gran parte, opera nostra, grazie soprattutto alla nostra passione per bruciare fossili e produrre biossido di carbonio come fosse la moneta dell’ambiente. Ma come sempre, nel vasto mondo delle idee, c’è chi ama solleticare le proprie eccentricità, sostenendo che il cambiamento climatico sia solo frutto del caso o, peggio ancora, una bufala colossale! Ah, le gioie della diversità umana!
Però, ragazzi, se non vogliamo fare il tifo per il partito di Zichichi (e chi lo farebbe?), dovremmo dirci addio alle nostre emissioni di anidride carbonica. Ma ecco il dilemma: sembra che gli italiani siano tanto appassionati alle rinnovabili quanto un gatto alla doccia. Si fanno belli con le dichiarazioni a favore, ma appena si parla di piazzare qualche pannello solare in giro, subito escono i manganelli. Una contraddizione più evidente di un pavone in discoteca!
Ma le contraddizioni non finiscono qui! Si pensi alla questione del deposito di rifiuti radioattivi: è una vera commedia! Abbiamo depositi “temporanei” di rifiuti radioattivi ( ad alta attività) a Trino e Saluggia con cui conviviamo da quasi mezzo secolo, ma oh, se si tratta di fare un deposito permanente idoneo e sicuro, si scatena l’inferno! Nella danza dell’ipocrisia e nell’interpretazione della sicurezza, l’Italia si rivela una commedia umana di paradossi e sorprese, dove il senso comune tra un po’ ci dirà che la terra è piatta.

5 risposte a “Il balletto dell’ipocrisia ambientale”

  1. Avatar Noam
    Noam

    Concordo con la segnalazione di incongruenze e incoerenze di certi politici, che votano contro pale eoliche autorizzate dai loro colleghi di partito, o creano comitati last minute per campagne nimby tardive per pararsi delle reazioni alle decisioni già prese dai loro stessi dirigenti di partito in merito a Depositi Nucleari o cementificazioni di enormi porzioni di suolo agricolo.
    Una bella presa di posizione, che entra davvvero poco nel merito ma butta lì a caso la parola “scienza” per accreditarsi presso un pubblico di asini incompetenti.
    Ma letto più attentamente sorge il dubbio di un testo uscito da un lobbista delle pale eoliche, delle discariche radioatttive e del consumo di suolo col pretesto del green; opera non proprio di un ingegnere nucleare, o di un fisico, o di un ambientalista duro e puro che ha passato la vita a difendere coerenza di comportamenti e a bacchettare politici ipocriti.
    Si pensa, andreottianamente, più a quei copywriter che lavorano per grandi agenzie pubblicitarie che fanno astute campagne di comunicazione per grandi clienti, preparando il terreno e il consenso per chissà che. Ma sicuramente ci si sbaglia. Non come andreotti.

  2. Avatar Davide F.
    Davide F.

    Caro Giorgio Bologna, che sia necessario un cambiamento di registro nel produrre energia e soprattutto nel nostro stile di vita è palese. Purtroppo come spesso accade nel nostro paese di furbetti c’è chi ci marcia sopra. Tutte le pubblicità parlano di “sostenibilità” , dalle verdure al pesce alle auto ai pannolini è un fiorire di simboli “green” o di loghi che richiamano “all’italianità” , il tutto difficilmente combacia con la realtà, ma il consumatore ha ben pochi mezzi per poterlo verificare. Lo stesso sta accadendo per l’energia: tutti, ma proprio tutti, la vendono “pulita”. Se pensiamo che realizzare chilometri di strade che debbano sopportare il traffico delle betoniere in zone totalmente incontaminate, in un territorio tra i più franosi d’Italia, devastando ettari di bosco sia produrre energia “green” forse si sono fatti male i calcoli.
    La corsa al pannello ha fatto si che molti occidentali stanno pensando di sostituirsi agli arabi e di costruirsi palazzi con le porte d’oro. Non credo che andrà così.
    Poi se vuole possiamo parlare dello smaltimento di tutti questi pannelli nel giro di 20-30 anni……..

  3. Avatar F
    F

    Non dite scemenze anche voi sui cambiamenti climatici, per cortesia…

  4. Avatar Giorgio Bologna
    Giorgio Bologna

    La reazione di Noam, si manifesta in maniera vivace, quasi scomposta. Potrebbe il filosofo, essersi sentito toccato nel profondo dell’anima, laddove le certezze sembrano inattaccabili e le convinzioni radicate come colonne d’Ercole a difesa del tempio del sapere?

    1. Avatar Noam
      Noam

      oppure semplicemente potrebbe aver colpito nel segno, segnalando che i pulpiti non son tutti credibili e disinteressati?

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Giorgio Bologna

5 commenti su “Il balletto dell’ipocrisia ambientale

  1. Concordo con la segnalazione di incongruenze e incoerenze di certi politici, che votano contro pale eoliche autorizzate dai loro colleghi di partito, o creano comitati last minute per campagne nimby tardive per pararsi delle reazioni alle decisioni già prese dai loro stessi dirigenti di partito in merito a Depositi Nucleari o cementificazioni di enormi porzioni di suolo agricolo.
    Una bella presa di posizione, che entra davvvero poco nel merito ma butta lì a caso la parola “scienza” per accreditarsi presso un pubblico di asini incompetenti.
    Ma letto più attentamente sorge il dubbio di un testo uscito da un lobbista delle pale eoliche, delle discariche radioatttive e del consumo di suolo col pretesto del green; opera non proprio di un ingegnere nucleare, o di un fisico, o di un ambientalista duro e puro che ha passato la vita a difendere coerenza di comportamenti e a bacchettare politici ipocriti.
    Si pensa, andreottianamente, più a quei copywriter che lavorano per grandi agenzie pubblicitarie che fanno astute campagne di comunicazione per grandi clienti, preparando il terreno e il consenso per chissà che. Ma sicuramente ci si sbaglia. Non come andreotti.

  2. Caro Giorgio Bologna, che sia necessario un cambiamento di registro nel produrre energia e soprattutto nel nostro stile di vita è palese. Purtroppo come spesso accade nel nostro paese di furbetti c’è chi ci marcia sopra. Tutte le pubblicità parlano di “sostenibilità” , dalle verdure al pesce alle auto ai pannolini è un fiorire di simboli “green” o di loghi che richiamano “all’italianità” , il tutto difficilmente combacia con la realtà, ma il consumatore ha ben pochi mezzi per poterlo verificare. Lo stesso sta accadendo per l’energia: tutti, ma proprio tutti, la vendono “pulita”. Se pensiamo che realizzare chilometri di strade che debbano sopportare il traffico delle betoniere in zone totalmente incontaminate, in un territorio tra i più franosi d’Italia, devastando ettari di bosco sia produrre energia “green” forse si sono fatti male i calcoli.
    La corsa al pannello ha fatto si che molti occidentali stanno pensando di sostituirsi agli arabi e di costruirsi palazzi con le porte d’oro. Non credo che andrà così.
    Poi se vuole possiamo parlare dello smaltimento di tutti questi pannelli nel giro di 20-30 anni……..

  3. La reazione di Noam, si manifesta in maniera vivace, quasi scomposta. Potrebbe il filosofo, essersi sentito toccato nel profondo dell’anima, laddove le certezze sembrano inattaccabili e le convinzioni radicate come colonne d’Ercole a difesa del tempio del sapere?

    1. oppure semplicemente potrebbe aver colpito nel segno, segnalando che i pulpiti non son tutti credibili e disinteressati?

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