Durante l’evento tenuto a Roma “Stati Generali della Natalità”, la ministra Roccella, attuale Ministro per la Famiglia e la Natalità, è stata fortemente contestata da alcuni studenti, che l’hanno costretta a lasciare il palco a causa degli scroscianti fischi. L’evento è stato definito dal Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, Gorgia Meloni, come “censura”, descrivendolo come “spettacolo ignobile”.
Viene naturale chiedersi cosa per l’attuale premier sia definibile come censura, visti i recenti eventi e polemiche che hanno visto come protagonista lo scrittore vincitore del premio strega Antonio Scurati.
Ma le polemiche alla ministra Roccella da cosa nascono? Possono essere giustificate? Ricordiamo che uno dei primi provvedimenti dell’attuale governo è stata la revoca della paternità/maternità ai figli di coppie omosessuali; che l’anno scorso, a marzo 2023, il governo ha bocciato il regolamento UE che aveva come oggetto il riconoscimento dei diritti dei figli delle coppie omosessuali; che sono stati annullati molti atti di nascita in forza di questa convinzione retrograda che le coppie lgbtqia+ non possano crescere un figlio.
Cosa aspettarsi da parte di chi è cresciuto con una cultura che promuove l’inclusività e i diritti umani? Se pensiamo a questo le critiche sono più che giustificate, e sottolineano che l’attuale governo ha necessità di imparare la differenza tra “censura” e “contestazioni”. Da vocabolario; Censura: Esame, da parte dell’autorità pubblica (c. politica) o dell’autorità ecclesiastica (c. ecclesiastica), degli scritti o giornali da stamparsi, dei manifesti o avvisi da affiggere in pubblico, delle opere teatrali o pellicole da rappresentare e simili, che ha lo scopo di permetterne o vietarne la pubblicazione, l’affissione, la rappresentazione, ecc., secondo che rispondano o no alle leggi o ad altre prescrizioni; Contestazione: manifestazione di protesta nei riguardi di metodi, organismi, ecc.
È vergognoso che, nel 2024, un governo che impedisce ad uno scrittore di tenere un discorso sul 25 aprile, che nega sempre più diritti alle coppie omossessuali, che caccia giornalisti e personaggi noti “non allineati” dalla rete pubblica, definisca come censura quella che è naturale contestazione, cercando di fare scarica barile sulle proprie azioni.
In un paese che si trova al 46° posto per la libertà di stampa nel mondo, questo è il minimo che i nostri ministri si possono aspettare da parte di chi studia, si fa una cultura e sceglie di lottare per i diritti umani. Viene anche da chiedersi come mai i ministri, rispettivamente, della cultura e dell’università, Gennaro Sangiuliano e Anna Maria Bernini, ad oggi non abbiano mai tenuto alcun evento in un ateneo universitario. Evidentemente perché, a differenza della ministra Roccella, sono ben consapevoli che le contestazioni andrebbero ben oltre qual he fragoroso fischio. Perché sono consapevoli del fatto che questo governo, che sta facendo di tutto per andare contro il riconoscimento dei più basilari diritti umani, non può essere accettato da chi, ogni giorno, si interfaccia con persone di diversa etnia, cultura, sessualità e opinione politica, che è abituato al confronto e al rispetto delle idee altrui.
Citando il professor Alessandro Barbero, ogni intellettuale o artista in Italia si schiera a sinistra, in quanto questa destra, da anni in cerca di capri espiratori, non è in grado di rappresentare i diritti e l’uguaglianza che sarebbero propri di uno stato moderno, di un c.d. “Stato di Diritto”. Mentre non viene fatto nulla contro pubblicazioni come “Il mondo di contrario” di Vannacci, né contro manifestazioni neofasciste (come quelle avvenute a Milano e Roma), si continua a stringere la morsa su semplici studenti che chiedono più diritti e più rappresentanza da parte di un governo che ha ampiamente dimostrato di essere contrario a tali richieste, oltre che estremamente allergico alle contestazioni.
Ora la destra si trova per le mani una bomba ad orologeria, pronta a scoppiare una volta che verrà superato il limite, incutendo estremo timore per le reazioni che potrebbe adottare di fronte a forme di protesta più decise e concrete.
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