La legge Bossi-Fini crea lo sfruttamento e il caporalato

Satman Singh era un bracciante indiano trentunenne in Italia con la moglie da tre anni ed entrambi non avevano un contratto regolare. Mercoledì pomeriggio scorso Singh stava preparando le serre per la coltivazione dei meloni quando è rimasto incastrato in un macchinario utilizzato per avvolgere la plastica. La forte pressione gli ha causato la mutilazione del braccio e la frattura delle gambe.

In quel momento nè datore di lavoro nè colleghi hanno chiamato i soccorsi dopodiché il titolare ha caricato Singh su un furgone insieme alla moglie e lo ha portato a casa. Il lavoratore è stato lasciato di fronte al cancello mentre il braccio è stato messo in una cassetta della frutta dopodiché è stato portato all’ospedale con l’elisoccorso. Dal momento dell’incidente all’arrivo dei primi soccorsi è passata circa un’ora e mezza, un ritardo che è valsa la vita del ragazzo.
In tutto questo, Sony (la moglie) ha avuto paura ad andare al commissariato.
Un caso questo che a differenza di quanto detto dal Ministro Lollobrigida “colpa di un criminale” è tutt’altro che un caso isolato ed è proprio nel silenzio che questi fatti accadono. Sono centinaia di migliaia in Italia i braccianti che vengono sfruttati.
Il sistema di sfruttamento dei braccianti è diffuso e riguarda le condizioni di lavoro, gli alloggi (case fatiscenti con tetti pericolanti dove i lavoratori vivono ammassati come animali e molte volte costretti a pagare anche un affitto) e la paga che può essere di 3-4 euro l’ora oppure come un semplice panino ed un po’ d’acqua a fine giornata. Addirittura alcuni vengono anche sottoposti a dover prendere delle sostanze dopanti per lavorare di più.
Negli ultimi 30 anni sono morti di lavoro altri lavoratori, senza nome, nel silenzio più assordante. L’incidente e la morte di Satnam Sigh sono stati resi noti da una Sindacalista che ha ricevuto sul telefono la foto del braccio tranciato.
La prima domanda spontanea che viene da farsi è: come possiamo combattere con determinazione il cancro del caporalato e contrastare l’agromafia? E la risposta non è affatto semplice. 
Intanto bisogna parlarne e quindi non fare come questo Governo che minimizza. La prima cosa da pretendere dalle istituzioni è proprio questa di non negare e poi di parlarne nella maniera corretta e non come certe tv che addirittura danno più voce ai carnefici.
Sicuramente serve un maggiore e soprattutto reale coordinamento fra tutti gli organismi preposti alla vigilanza ovvero Ispettorato del Lavoro, Forze dell’ordine e Aziende Sanitarie Locali e che le leggi vengano rispettate, basta pensare (e la cosa è vergognosa) è che Renzo Lovato (il padre di Antonello titolare di Singh) era indagato già da 5 anni per reati di caporalato insieme ad altri presunti “imprenditori”dell’agro pontino.
E poi serve il definitivo superamento della legge Bossi-Fini, una legge che da vent’anni provoca irregolarità e ricattabilità e Singh come tanti altri è stato vittima anche di questo .

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Luca Patelli

Un commento su “La legge Bossi-Fini crea lo sfruttamento e il caporalato

  1. sarebbe il caso di fare una ricerca google anche sul pregresso.
    Hashtag Turco – Napolitano

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