1944 – 2024: 80 anni fa il più grave bombardamento di Novi

L’8 luglio 1944 Novi subì due incursioni aeree, una alle ore 10,20 e l’altra dieci minuti dopo. La prima era diretta a colpire la stazione ferroviaria e quella tranviaria, la seconda lo scalo ferroviario di San Bovo.  Centosette furono i morti di quel tragico mattino, innumerevoli i feriti i più gravi morirono nei giorni seguenti, nonostante il prodigarsi del personale medico e infermieristico del civico ospedale, guidato con decisione e fermezza dal professor Giuseppe Rodi.

Questi, con i suoi collaboratori, operò per tre giorni e tre notti senza un attimo di riposo per salvare quante più vite fosse umanamente possibile. Quando venne a mancare l’esigua scorta di catgut, il filo chirurgico per suturare ferite, fu costretto ad adoperare del comune refe. 

I cadaveri e quanto restava delle vittime, prima di ricevere sepoltura, furono pietosamente raccolti e composti nella camera mortuaria del San Giacomo. A destare maggior commozione in tutti furono i corpi ormai senza vita di un gruppo di donne e bambini investiti dalle bombe e dai crolli mentre erano in coda davanti ad una latteria in via Paolo Giacometti, in attesa di ricevere il quartino di latte annacquato a cui dava diritto l’aborrita tessera annonaria. 

Il bilancio di quella giornata fu spaventoso. L’area di porta Pozzolo fu in gran  parte distrutta. L’Albergo Reale, l’Hotel Novi, l’Albergo Viaggiatori, con due edifici  ad esso attigui in corso Marenco, il palazzo Pernigotti, il palazzo dove un tempo  era collocato l’albergo Leon d’Oro, la casa d’angolo tra via Giacometti e corso Marenco  di fronte alla latteria, la sede della Tramvia Novi-Ovada e quella dei Telefoni erano cumuli di rovine informi, per non dire delle distruzioni provocate dal bombardamento a tappeto che lo scalo di San Bovo subì proprio quell’8 luglio 1944, quando la seconda ondata degli aerei, dieci minuti dopo la prima, liberò nuovamente il suo carico di devastazione e di morte. 

Buona parte degli edifici delle vie del centro cittadino erano andati distrutti. Molti i senza tetto, che avevano perso tutti i loro averi nelle abitazioni bombardate.

Prima e dopo il bombardamento

Via Mazzini e viale Saffi dopo il bombardamento.
Prima del bombardamento. Piazza Vittorio Emanuele, oggi piazza della Repubblica, in una cartolina dei primi anni del ‘900, com’era prima del bombardamento dell’8 luglio 1944. Sulla sinistra i portici di Porta Pozzolo, sempre sulla sinistra sono visibili i binari della tramvia Novi-Ovada. A destra l’Hotel Novi, dove ora è il palazzo “rosa”.
Dopo il bombardamento. Edificio dell’Albergo Leon d’Oro dopo il bombardamento.
I resti dell’Albergo Reale.
Carri ferroviari danneggiati presso San Bovo.

I danni su Novi

Tra il 13 giugno 1940 e il 30 aprile 1945 si verificarono ben 857 segnali di allarme aereo sulla città; 26 furono le incursioni subite, delle quali 24 effettuate a partire dal 4 giugno 1944: sedici considerate lievi, mentre le altre otto gravissime.

A fine conflitto il bilancio fu drammatico: 216 le vittime ufficiali, mentre il numero dei feriti non venne mai precisato, di conseguenza non fu chiarito quante di queste persone morirono successivamente al ricovero in ospedale. Gli edifici distrutti furono 25, per un totale di 454 vani. I fabbricati gravemente danneggiati furono 52, per un totale di 1151 vani, dei quali 398 successivamente demoliti; i locali lievemente danneggiati 3850.

A Novi erano morte, ufficialmente, per bombardamenti aerei, 185 persone. Fucilati o uccisi dai tedeschi 1, deportati in Germania 2 (civili). I militari deportati in Germania furono 138, quelli deportati e poi passati al lavoro, sempre in Germania, 86; si contavano 97 prigionieri di guerra in altri paesi e 141 presunti prigionieri (1). La popolazione, nel censimento del 1936, era di 21.157 unità (3).


1) Michelangelo Mori: “Novi nella seconda Guerra Mondiale”, edizioni di Novinostra 1994.
2) Archivio comunale della Città di Novi Ligure.
3) Istat, Istituto nazionale di statistica.

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Lorenzo Robbiano

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