Addio Bruno, amico, maestro e compagno di strada

Come ho ricordato in biblioteca a Novi il 30 aprile scorso, presentando il suo ultimo libro “Politica, economia e società “, con Bruno Soro abbiamo fatto un percorso di vita parallelo anche se siamo stati “coevi ma non coetanei”. E questo, soprattutto per  quello che è successo negli anni ‘60, fa una bella differenza.

Ossia lui e il suo gruppo di riferimento (quei “giovani speranzosi” di cui ci parla nel suo “Capire i fatti” del 2018) hanno anticipato a Novi di qualche anno il ‘68 (oltre a fornire al mondo accademico un drappello di docenti di prim’ordine). Con il dissacrante “Pape Satàn” formarono una specie di “gruppo 63” di provincia, per non dire della “Gioventù studentesca“ di Mario Albertella in cui io mi sarei imbattuto solo al Liceo nella fase ancora un po’ goliardica della contestazione (compresa la “sparizione” del busto di Platone dalla sala professori del Classico).

Bruno arrivava a Novi provenendo dalla collina (Tassarolo) ed io provenendo dalla Frascheta bettolese lungo la Strada grande o dell’Imperatore (la via Postumia insomma) e abbiamo fatto i canonici percorsi   giovanili dei figli di operai e ferrovieri comprese le  colonie estive delle Ferrovie (a Ballabio o Nebbiú di Cadore) e soggiorni estivi parrocchiali (ad Antey- Saint- André o a La Thuile). Anche se in periodi e in scuole diverse.

Ma all’Università di Genova  l’ho ritrovato in cattedra! Io studente della neonata facoltà di Scienze Politiche, lui assistente del prof. Sirotti (corso di Politica economica) di cui mi ha fatto assimilare con grandi sforzi il Sacro Testo, in realtà chiamato da lui “piccolo libro”, dal titolo “La teoria dell’equilibrio generale macroeconomico” (una Summa della “Teoria generale” di John Maynard Keynes). E mentre intratteneva i discenti sugli accordi di Bretton Woods del 1944 e sulla fine del  Gold Exchange  Standard annunciato da Nixon nel 1971 ci invitava a leggere l’inserto economico dell’Espresso di cui avremmo poi discusso nella lezione seguente.

Ci siamo infine rincontrati negli anni 80 dopo i suoi anni universitari inglesi e lì non ha potuto sfuggire alla trappola della politica che gli ho teso in vista delle elezioni comunali del 1985.  Con un duplice risultato. Che il programma elettorale del PCI che gli avevo portato da analizzare fu vivisezionato come ai tempi dell’Università. E che poi abbiamo “non vinto” le elezioni, per usare la metafora bersaniana del 2013, ma siamo finiti insieme all’opposizione del pentapartito, con lui che guidava il gruppo della “Sinistra Indipendente” della cui legittimità qualcuno ebbe a ridire. Periodo, quello dell’opposizione intendo, peraltro da valorizzare, per quanto abbiamo dovuto studiare e approfondire i temi del governo della città , cercando di indirizzare il successivo percorso della sinistra riformista novese che ha ripreso vigore negli anni ‘90 a livello amministrativo parallelamente al percorso ulivista della politica nazionale. Con lui assessore all’urbanistica e alla cultura  fino a che l’Università non lo ha richiamato all’ordine a tempo pieno. 

E finché divenne “alessandrino suo malgrado”, come scrissi nella prefazione al suo “Liguria e Basso Piemonte fra declino e sviluppo” del 2006, anche perché per solide ragioni affettive aveva trasferito la sua residenza nel capoluogo dove aveva anche subito un’alluvione devastante che nel rione Orti, dove lui abitava con Mariangela, aveva prodotto i danni maggiori. Sui temi ambientali e politici alessandrini si è poi impegnato a fondo su “Città Futura” e con  “Orti Sicuri” insieme ad un’attività divulgativa instancabile in materia economica  con scritti, anche su “Panorama di Novi”, e volumi (bibliografia ben nota) che lo hanno assorbito in modo totalizzante anche dopo il pensionamento universitario. Fino alla sua ultima recente lezione all’Unitre di Novi e al suo libro “memoriale” citato più sopra.

Amico, maestro, compagno di strada. Grazie di tutto ! Mi mancherai, caro Bruno. Come a tanti  con cui hai condiviso la tua contagiosa voglia di conoscere e di “far capire”, di aprirti al confronto e di dialogare.Non in modo professorale. Anche per verificare sul campo, con la dovuta ironia, le leggi fondamentali della stupidità umana enunciate dall’impareggiabile  Carlo M. Cipolla. Insieme a Keynes e ad Eco, stelle polari con cui non perdere mai l’orientamento.

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Mario Lovelli

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