Dal punto di vista “Bioetico” la vicenda Sangiuliano rivela il fallimento del governo Meloni

È passato ormai qualche giorno dalle dimissioni del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano (6 settembre 2024) e le ragioni alla base di tale gesto sono date per note. Limitandoci qui a una riflessione da un punto di vista «bioetico», la vicenda rivela che l’obiettivo del governo Meloni di riorientare la linea etico-culturale del paese è inattuabile e fallito.

Secondo l’analisi proposta dal governo, l’Italia è ancor oggi un paese eticamente e culturalmente «conservatore» che però da decenni sarebbe ostaggio di una Sinistra che si è presto trasformata in un «partito radicale di massa» (Augusto Del Noce) e che usa l’«egemonia di potere» acquisita per promuovere una prospettiva individualista e pro-scelta non conforme al sentire comune.
Compito del Ministero della Cultura e del Governo è invertire questa rotta imposta dal “potere”, così da consentire il ripristino della vera «egemonia culturale» che in Italia sarebbe ancora di stampo tradizional-conservatore.

Le varie uscite di Sangiuliano su Dante, Prezzolini, etc. e le mancate adesioni del governo alla giornata mondiale contro l’omofobia (17 maggio) e al documento sull’aborto per il G7 (13 giugno) miravano a risvegliare e riaffermare i valori tradizionali.
Il problema di questa prospettiva è che, a fronte delle contestazioni mossegli, il ministro Sangiuliano ha difeso il proprio operato osservando che “mai un euro del Ministero è stato speso per attività improprie”, che nulla di illegale è mai stato fatto, e che la «relazione sentimentale» con Maria Rosaria Boccia da lui rivelata (con lacrime) al TG1 era una «vicenda privata»: tesi questa ribadita più volte anche da Giorgia Meloni che ne ha dapprima respinto le dimissioni.
Di rimando, i media hanno subito ribattezzato «Genniful» la vicenda, giocando sull’analogia tra il diminutivo del nome del ministro (Genni) e la nota telenovela «Beautiful», costellata da adulteri. Dal punto di vista «bioetico», che Meloni abbia considerato la «relazione sentimentale» (e ciò che comporta) una mera «vicenda privata» conferma come ormai in Italia neanche la Destra afferma più i valori tradizionali circa la vita sessual-matrimoniale e che sul punto l’impianto etico conservatore ha perso l’«egemonia culturale».
Che ne sia consapevole o no, Meloni, riducendo l’affaire a «vicenda privata», è venuta a privatizzare l’intera sfera matrimonial-riproduttiva e a cancellare così la base «oggettiva» della famiglia tradizionale. Tolta questa, cambia tutto il quadro etico e anche la vita familiar-riproduttiva diventa individualista (alla Beautiful). Avendo abbracciato la nuova prospettiva, non si capisce come Meloni possa poi volere che la “Gravidanza per altri” (GPA) diventi «reato universale».
Infatti, sul piano «oggettivo» la GPA è benefica perché fa venire al mondo un nuovo nato, che senza di essa non nascerebbe. Quanto ai rapporti tra gli adulti coinvolti, questi rientrano nella «sfera privata» propria dell’ambito matrimonial-riproduttivo: solo chi è prigioniero di antichi pregiudizi può pensare di voler violare quello spazio intimo introducendovi un «divieto universale».
È solo questione di tempo: domani la GPA diventerà una «vicenda privata» come oggi lo è la «relazione sentimentale».

Le dimissioni del ministro Sangiuliano hanno reso palese che in Italia il tradizionale impianto etico basato sulla legge naturale “oggettiva” a fondamento della famiglia non è più condiviso neanche dal governo Meloni. Contrariamente a quanto sbandierato, neanche l’«egemonia culturale» è più di stampo tradizional-conservatore. Alla base dell’intero programma culturale del governo stanno alcune mutevoli “opinioni ricevute”. È quindi prevedibile che anche in Italia, come già sta capitando in America al partito Repubblicano di Trump, la Destra si trasformi presto – pace Del Noce – in un altro “partito radicale di massa” pronto a sostenere l’autonomia individuale. Sul piano politico le dimissioni di Sangiuliano pare non abbiano indebolito il governo, ma sul piano culturale hanno rivelato il fallimento del suo iniziale programma etico.

Maurizio Mori – Presidente consulta di Bioetica

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