Bambini che fanno i bambini

Oggi, 21 ottobre, è la Giornata Mondiale dell’Ascolto. È una ricorrenza importante, istituita nel 2016.
Si vuole richiamare l’attenzione su chi siamo e farci riflettere sull’importanza dell’ascolto. È un giorno di pausa, per comprendere le esigenze di chi abbiamo di fronte e, più in generale, per farsi un’opinione sulle problematiche sociali.
È un momento di riflessione, per provare a riconoscere le emozioni degli altri come proprie e calarsi nella realtà altrui, per comprendere punti di vista, pensieri, sentimenti ed emozioni diversi in un mondo caratterizzato da grandi evoluzioni tecnologiche, che diventa sempre più impersonale.
Viviamo in un’epoca in cui, con le automazioni programmate, si tende a gestire autonomamente dall’umano, ricorrendo all’intelligenza artificiale.
Questo significa una tendenza a inserirsi in un contesto razionale, confinando sempre più l’irrazionalità del soggetto umano.
Ricordo con rammarico un’esperienza da giovinetto: l’istruzione militare, dove ci veniva insegnato che l’ubbidienza agli ordini doveva essere pronta e indiscutibile, ma, contestualmente, gli ordini sbagliati non dovevano essere eseguiti.
Da qualche parte ho letto che, in un paese a noi vicino, soggetto a terrificanti bombardamenti, sono stati uccisi dei bambini che giocavano.
Un eccidio mostruosamente diabolico, fine a se stesso, senza alcuna utilità dal punto di vista dell’azione militare.
Qui sorge spontanea una domanda: dietro comportamenti così inumani, c’è una volontà politica? E quale sia l’obiettivo, se si arriva a tale mostruosità diabolica?
I soldati che l’hanno eseguita, sono dei militari o dei killer?
E quel gruppo di artificieri che ha deliberatamente colpito dei bambini mentre giocavano, che tipo di esseri sono, per essere privi di qualunque forma di empatia?
La mancanza di pietà non può avere giustificazioni, né scusanti, nemmeno per passate esperienze traumatiche o per influenze ambientali.
Tuttavia, l’esercito si vanta di aver raggiunto una perfezione tecnologica che gli consente un’efficienza distruttiva sbalorditiva, capace di terrorizzare gli antagonisti e costringerli a desistere da ogni contrapposizione.
Per privare un soldato della sua umanità, del senso di pietà, della ragione stessa, e quindi della capacità di riflettere su ciò che fa, è necessario annullare la capacità di agire irrazionalmente.
Lo addestrano a manovrare dei monitori, affinché la guerra stessa diventi impersonale e venga condotta come se fosse un videogioco, con cui ci si cimenta fin da bambini.
Bisogna privarlo completamente di qualsiasi forma di empatia, trasformandolo nell’opposto dell’empatia stessa.
Così si arriva a massacrare dei bambini con l’efficienza razionale della tecnologia.
Tuttavia, nonostante la brutalità del conflitto, i bambini continuano a comportarsi da bambini, mantenendo quella condizione irrazionale umana. Speriamo che non riescano a manipolare l’ultimo baluardo di un’umanità che si sta perdendo.


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Francesco Giannattasio

Un commento su “Bambini che fanno i bambini

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