Durante l’ultimo consiglio comunale, ho avuto il piacere di ascoltare l’intervento di Paolo Coscia (M5S) un pezzo quasi teatrale che, con tono drammatico, ha dipinto un’amministrazione comunale al limite del disastro. Coscia si è lanciato in una serie di critiche costruite per generare effetti catastrofici piuttosto che offrire un contributo costruttivo, come lui stesso tende spesso a definire la sua opposizione. La sua analisi dei problemi della città si è trasformata in una narrazione epica, dove ogni progetto e decisione amministrativa diventa il simbolo di una presunta inefficienza.
Coscia apre con l’inagibilità della palestra Zucca, accusando questa amministrazione di averla scoperta, omettendo che i problemi risalgono a gestioni precedenti anche molto remote. Si lamenta della spesa aggiuntiva, ma non si rende conto di rendere evidente, a chi lo ascolta, che l’amministrazione, lungi dal restare immobile, ha trovato soluzioni alternative per gli studenti, dimostrando una reattività che merita riconoscimento e non biasimo.
Poi, spostandosi sul terreno dell’assistenza all’autonomia, Coscia si indigna per il presunto “sperpero” di fondi, come se investire in sostegno sociale fosse uno spreco. Forse dimentica che il benessere collettivo è il cuore della spesa pubblica: più fondi all’autonomia significano maggior qualità di vita per i cittadini più vulnerabili, un segno di civiltà che andrebbe celebrato, non svilito.
Coscia si sofferma poi sulla pista di atletica, e qui la critica si fa quasi nostalgica, quasi rimpiangendo quei bandi pubblici che non è chiamato a gestire lui. L’amministrazione ha preferito un mutuo, scelta pragmatica per evitare attese e permettere agli atleti di correre su una pista rinnovata, senza rischiare di rimanere intrappolati nelle lungaggini burocratiche.
Passando ai “cantieri fermi”, Coscia si lamenta di progetti come la Cavallerizza e il Parco Castello, dimenticando che si tratta di opere complesse, ereditate e non sempre facili da portare avanti senza le dovute verifiche. Così, mentre sventola la bandiera dell’inerzia, l’amministrazione lavora con pazienza per garantire il rispetto di questi luoghi storici.
E quando si arriva alla tassa di soggiorno, Coscia tocca il suo apice drammatico: nuove entrate, dice, “frenano lo sviluppo.” Forse ha perso di vista che queste risorse fiscali sostengono proprio quei progetti che rendono la città più attrattiva per residenti e turisti.
In sostanza, Coscia sembra costruire una tragedia in cui “tutto va male” – dimenticando, con un colpo di teatro degno di un drammaturgo, che proprio grazie alle sue critiche possiamo invece osservare un’amministrazione che, tra progetti a lungo termine e sfide quotidiane, sta lavorando per un futuro migliore. Un plauso a Coscia per averci regalato questa “critica,” che altro non è se non un involontario elogio.
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2 commenti su “Un elogio non voluto”
Comments are closed.
Un’analisi molto personale dell’intervento di Coscia.
Personalmente non condivido questa interpretazione che sembra cercare di venire in soccorso ad un Sindaco in evidente difficoltà.
La città è, purtroppo, quella che vediamo, non quella che Lei, Sig. Bologna, vorrebbe narrare.
Ho seguito il discorso di Coscia e devo dire che mi ha annoiato e ha sicuramente annoiato quelli che restano dei suoi trenta elettori.