30 Novembre 1786: il Granducato di Toscana è il primo stato al mondo ad abolire la pena di morte

Il 30 novembre 1786 è una data storica nella lotta per i diritti umani e la civiltà giuridica: in questo giorno, il Granducato di Toscana, sotto la guida illuminata del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena, divenne il primo Stato al mondo ad abolire la pena di morte. La riforma fu sancita attraverso la promulgazione del Codice Leopoldino, un atto legislativo che segnò una svolta epocale nel panorama giuridico internazionale.

L’abolizione della pena capitale si inserisce in un contesto culturale e politico ispirato dall’Illuminismo, il movimento filosofico che auspicava un rinnovamento delle istituzioni basato sulla ragione, la giustizia e l’umanità. Pietro Leopoldo, influenzato dalle idee di Cesare Beccaria espresse nel celebre trattato “Dei delitti e delle pene”, decise di trasformare il sistema penale del Granducato, eliminando non solo la pena di morte, ma anche la tortura.

Il Codice Leopoldino, entrato in vigore quel giorno, sancì che «non si darà pena di morte» per nessun reato, facendo del Granducato un esempio unico e precursore nell’affermazione dei diritti umani. Pietro Leopoldo dimostrò che la giustizia poteva essere amministrata senza ricorrere alla violenza estrema, ponendo le basi per una società più equa e rispettosa della dignità umana.

Sebbene la riforma non fu duratura (la pena di morte fu reintrodotta brevemente sotto il dominio napoleonico), il gesto simbolico del Granducato di Toscana rimane una pietra miliare nella storia del diritto. Ancora oggi, il 30 novembre viene celebrato in Toscana come Festa della Toscana, per ricordare l’impegno della regione nei valori di giustizia, pace e uguaglianza.

Il gesto pionieristico del Granducato di Toscana continua a ispirare il dibattito globale sulla pena capitale. Ad oggi, molti Stati hanno abolito la pena di morte, ma in diverse nazioni questa pratica è ancora in vigore. Il messaggio di Pietro Leopoldo, attuale più che mai, invita le società contemporanee a riflettere sulla necessità di un sistema giudiziario che tuteli i diritti umani fondamentali.

La Toscana, con il suo primato del 1786, ha segnato un punto di riferimento universale nella lotta per un mondo più giusto e civile.

Al 2024, la pena di morte è ancora in vigore in diversi Paesi del mondo, nonostante gli sforzi internazionali per la sua abolizione. Secondo i dati disponibili, su 193 Stati membri delle Nazioni Unite:

  • 54 Paesi (circa il 28%) mantengono la pena di morte sia nella legislazione che nella pratica.
  • 23 Paesi (circa il 12%) prevedono la pena capitale nella legge, ma non la applicano da almeno 10 anni o hanno adottato una moratoria ufficiale.
  • 9 Paesi (circa il 5%) l’hanno abolita per i reati comuni, mantenendola solo per crimini eccezionali, come quelli commessi in tempo di guerra.
  • 109 Paesi (circa il 56%) hanno abolito completamente la pena di morte per tutti i reati.

Tra le nazioni che continuano a praticare la pena capitale figurano:

  • Cina: sebbene i dati ufficiali siano riservati, si stima che il numero di esecuzioni sia elevato.
  • Iran: nel 2023 ha registrato il 74% di tutte le esecuzioni note a livello mondiale.
  • Arabia Saudita: ha eseguito il 15% delle esecuzioni globali nel 2023.
  • Stati Uniti: rimangono l’unico Paese delle Americhe a praticare la pena di morte, con variazioni a livello statale.
  • Somalia: ha registrato un aumento delle esecuzioni nel 2023.

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Chiara Inselli

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