Per chi ha iniziato ad informarsi delle vicende cittadine sui giornali murali scritti a mano (all’epoca chiamati a sinistra anche Tazebao) fa un certo effetto vedere mutare la natura dei due giornali locali novesi. All’epoca in ogni angolo di via Girardengo esisteva una bacheca dove, appunto, erano pubblicati i quadri murali. Nei portici vecchi, invece, erano appese le prime pagine di quotidiani come l’Unità, l’Avanti e addirittura Umanità Nova, giornale anarchico che, si diceva, appendesse un noto parcheggiatore di piazza Matteotti.
I giornali locali in carta stampata presero il sopravento, sparirono i quadri murali e anche le bacheche dei quotidiani. Sparì Umanità Nova, sparì anche il parcheggiatore di piazza Matteotti per legge naturale, ma al suo posto arrivarono i parchimetri.
Ora le edicole rimaste, alcune sono sparite, sono state trasformate anche in piccoli bazar per ragioni di sopravvivenza economica.
I novesi non troveranno più in edicola Panorama di Novi che si trasformerà in versione telematica e già da qualche settimana non trovano più il Novese, ormai “affogato” nelle pagine del Piccolo di Alessandria, operazione che in gergo giornalistico si chiama “panino”, e nelle versioni online.
Due giornali coevi, il primo nato nel 1964, il secondo nel 1963, ai tempi della guerra fredda, quando le contrapposizioni politiche erano molto diverse da oggi, la televisione non aveva ancor preso sopravvento e le edizioni cartacee dei giornali avevano una grande diffusione e Novi e il novese stavano vivendo il boom economico.
Il Novese era decisamente schierato come giornale del PCI, mentre Panorama, era promosso in casa PLI ed era, più in generale, un giornale di centrodestra. Rimane nelle edicole ancora il Popolo di Novi, dalle origini molto antiche rispetto agli altri due, nato nel 1896, settimanale della Diocesi di Tortona, che per sua natura non potrà, a parere di chi scrive, sopperire alla scomparsa dalle edicole degli altri due.
All’inizio Panorama arrivava in edicola con cadenza quindicinale, mentre il Novese era un mensile, nel tempo diventarono entrambi settimanali e le quattro pagine iniziali crebbero in maniera esponenziale, crescevano i lettori e le inserzioni pubblicitarie.
Ora la tradizione novese della carta stampata, nata nel 1840 con “il Vaglio”, fiorente per oltre 180 anni è destinata a scomparire, nonostante il grande sviluppo, avuto nel secondo dopoguerra ed è facile immaginare che le redazioni dei giornali saranno ridotte al lumicino, interrompendo quella scuola di giornalismo novese che, nel tempo, ha formato tanti giovani, ne citiamo due: Walter Bisio e Alberto Masoero, diventati poi giornalisti professionisti di livello nazionale, altri anche noti politici. Il ruolo culturale che la carta stampata ha svolto per tanto tempo rischia di scomparire.
Commentando un post su Facebook relativo a Panorama, il quale farà una scelta ancora più spinta rispetto al Novese, che manterrà un angolino nel bisettimanale alessandrino, una signora si chiedeva come faranno le persone anziane, che non sanno usare un personal computer, un tablet o uno smartphone, ad informarsi o a leggere, aggiungiamo, semplicemente per passatempo, un giornale. Indubbiamente questo può essere un problema, perché molti trovavano il cartaceo sui tavoli dei bar, dai parrucchieri e nei Circoli. Una quota della società novese, che non dimentichiamo è formata da circa il 27% di ultrasessantacinquenni che sono anche i più assidui elettori, rischia di non essere informata. Chi si occuperà di loro?
Ma non è un problema solo degli anziani, c’è chi ad esempio non si è ancora rassegnato a leggere un libro su un tablet, indubbiamente più comodo, essendo stato inebbriato dal profumo d’inchiostro fin da giovane, dal fascino di voltare pagina per trovare quella successiva, di fare l’orecchio alla pagina quando non si ha più voglia di proseguire nella lettura.
L’introduzione dell’informatica nei sistemi di comunicazione, come in tutti i settori, non è iniziata oggi, è una rivoluzione strisciante che si può far risalire alla fine degli anni ’80 del secolo scorso (chi non ricorda il personal computer M24 della Olivetti?) che pensiamo non sia ancora terminata. Una rivoluzione che, indubbiamente, ha abbattuto costi, ma ci permettiamo di dire ha anche peggiorato la qualità degli articoli, ha aumentato la concorrenza tra le diverse testate giornalistiche e, data l’immediatezza dello strumento, costringe ad una corsa, a volte insensata, che fa, a volte, comunicare malamente, con evidenti svarioni, spesso non corretti nemmeno successivamente.
Va da sé che i cambiamenti portano modifiche che non sempre vengono immediatamente comprese, mettono ansia, come dicono gli economisti: l’ansia da cambiamento, aumenta con l’aumentare dell’età, ma non ci si può fare nulla.
Ognuno di noi non può fermare il tempo, quello si ferma da solo. Non si può fermare il progresso, anche se è foriero di contraddizioni, ma bisogna cercare di gestire al meglio le novità.
Ti è piaciuto questo articolo? Offrici un caffè con Ko-Fi
Segui il moscone su Telegram per ricevere una notifica ogni volta che viene pubblicato un nuovo articolo https://t.me/ilmoscone