Buon Natale… Come 100 anni fa.

“Il tempo è come un cerchio: non ha inizio né fine, eppure tutto sembra immutabile nel suo eterno ritorno” scrisse il filosofo  Friedrich Nietzsche. Per vedere se è vero, siamo andati a leggere il numero di Natale del “Messaggero di Novi” datato 20 dicembre 1924, l’ultimo prima del Natale di 100 anni fa.

Quanto è cambiata la città, e quanto è rimasta uguale, in questi 100 anni?
In prima pagina il giornale riporta di proteste dei cittadini relative al malfunzionamento della publica illuminazione in alcune vie cittadine. Proprio come nei nostri giorni!
Il punto di attrazione dei novesi, allora come oggi, è il teatro Marenco, che allora si chiamava Carlo Alberto. Per le feste natalizie vi va in scena, con più repliche, “la vecchia, ma bella opera dell’immortale Maestro Verdi: «Ernani». L ’opera, a quanto ci dicono, verrà messa in scena decorosamente, con ottimi artisti e con una buona orchestra”. Ma al teatro c’è spazio anche per le conferenze: “l’esimio Dott. Rivera Dellachà, terrà una pubblica conferenza sul tema: «Tabacco e Tabagismo». L ’interessante argomento attirerà certo in teatro un pubblico numeroso”.

Eccovi infine l’editoriale del direttore per gli auguri del Natale di 100 anni: un bell’esempio di stile giornalistico… questo sì, che è cambiato.

Eccoci ormai al Natale del 1924.
Ed ecco che sbocciano spontanei gli auguri, come fiori scaldati e baciati dal sole, rigogliose corolle che richiamano la primavera.
I giorni delle feste natalizie sono lieti, sereni e colmi di dolci richiami e placide rimembranze. Tra tutte le festività, il Natale è quella che più di ogni altra si annida nel cuore e trova care rispondenze nelle anime. È la festa che raduna le famiglie attorno al focolare, il simbolo stesso della pace. E questo simbolo, così semplice e potente, parla a tutti, affascina e unisce.
Natale! È questo il giorno in cui tutti crediamo a qualcosa di inspiegabile, eppure luminoso, intriso di mistiche armonie che volteggiano tra cielo e terra.
Con gli occhi e il pensiero fissiamo, in questo giorno di festa, gli orizzonti lontani. Cerchiamo di cogliere le melodie che risuonano intorno, rapiti dal dilettoso spettacolo. E, come Fausto, vorremmo dire all’attimo fuggente di fermarsi.
Ma poi torneremo alle cure della vita mortale. Eppure, il Natale è la festa delle anime. In questi giorni, tutti coloro che soffrono dovrebbero trovare pace e tregua dagli immeritati dolori.
Perché è Natale. E perché è Natale, sui volti di tutti dovrebbe brillare la benevolenza che persuade e comanda gli affetti.
È Natale: e con il suono delle campane, negli animi del mondo, affaticati da infinite pene, dovrebbero tornare la serenità e la tranquillità. In questi giorni, ogni cuore dovrebbe inclinarsi all’affetto e all’amore per il prossimo.
Sia pace agli uomini preoccupati dal domani, sia pace agli afflitti, ai derelitti della sorte, a coloro che, scorati dal dolore, hanno quasi spento la speranza di un domani migliore.
In questo giorno di festa, che ferma il battito dell’affanno, che attenua l’odio e rafforza gli affetti più puri, inviamo ai nostri lettori i più sentiti auguri di ogni bene.

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