Nel cuore dell’Alessandrino, dove l’acqua è tanto preziosa quanto i finanziamenti del PNRR, si combatte una battaglia che ha il sapore di un trattato burocratico che vede coinvolti il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’ARERA, l’EGATO6 e le società di gestione locali che, invece di unirsi sotto un ideale comune, litigano sulla forma del becco.
Il MIT e l’ARERA, con il tempismo di un inquisitore medievale, hanno sollevato dubbi sulla conformità della gestione idrica nell’Alessandrino, minacciando di sottrarre i preziosi finanziamenti già approvati. EGATO6, da parte sua, ha risposto con un ricorso, sostenendo che questa sospensione comprometterebbe pesantemente il miglioramento delle infrastrutture. Una questione seria, si direbbe, se non fosse che nel frattempo le società interessate sembrano più impegnate a battibeccare come i famosi polli di Renzo.
Tra le proposte emerse, quella di un consorzio temporaneo tra AMAG Reti Idriche, Gestione Acqua e Comuni Riuniti Belforte Monferrato mi parrebbe una soluzione ragionevole. Il compito del consorzio sarebbe duplice: gestire fatturazione e perequazione, assicurando una distribuzione equa delle risorse, e preparare il piano d’ambito, per arrivare dopo circa due anni o ad un affidamento diretto ad una società nuova in HOUSE o, come spero, ad una gara.
Ma attenzione, perché il consorzio non è ancora nato e già mostra segni di fragilità. Alcuni protagonisti, infatti, sembrano concentrati sul discutere la legittimità della partecipazione di Gestione Acqua al progetto, per via del suo status di società mista.
Un dettaglio che il MIT, nella sua lettera, che mi è stata mostrata, non ha nemmeno menzionato. Una volta superato il teatrino iniziale, si potrebbe finalmente procedere con l ‘affidamento definitivo. Ovviamente il consorzio, forte della sua esperienza e conoscenza del territorio, potrebbe avere buone chance, a mio avviso, di vincere una gara pubblica e, se non si sentisse forte abbastanza, ci sarebbe anche l’ipotesi di una gara a doppio oggetto. In parole semplici, questa alchimia giuridica prevederebbe l’ingresso di un partner privato, pronto a versare denaro fresco per sostenere le infrastrutture, mantenendo così il controllo pubblico alessandrino sulle decisioni strategiche.
A questo punto la proposta di un consorzio temporaneo e di una gara a doppio oggetto potrebbe rappresentare una svolta, se solo i protagonisti riuscissero a smettere di litigare sul sesso degli angeli. Il vero obiettivo dovrebbe essere trasformare l’Alessandrino in un modello virtuoso di gestione idrica, capace di attrarre investimenti e garantire un servizio migliore ai cittadini.
Ma, come ci insegna la storia, l’Italia è il Paese dove si discute anche sulle virgole delle leggi. E così, mentre il tempo stringe e i finanziamenti rischiano di evaporare, rimaniamo qui, spettatori di una commedia che speriamo si trasformi presto in una storia di successo. Perché, in fondo, l’acqua è vita, ma anche il buon senso non guasterebbe.
(immagine di apertura generata dall’IA)
Una risposta a “Gestione idrica: un consorzio tra polli di Renzo e altre alchimie burocratiche”
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ogni forma di privatizzazione dell’acqua è vergognosa.
E parlare di “attrarre investimenti” va decisamente in quella direzione.
Il resto è ipocrisia assoluta.
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Un commento su “Gestione idrica: un consorzio tra polli di Renzo e altre alchimie burocratiche”
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ogni forma di privatizzazione dell’acqua è vergognosa.
E parlare di “attrarre investimenti” va decisamente in quella direzione.
Il resto è ipocrisia assoluta.
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