La Stagione Lirica dell’Opera Carlo Felice prosegue con il terzo titolo in cartellone: Il cappello di paglia di Firenze, farsa musicale in quattro atti di Nino Rota su libretto proprio e di Ernesta Rinaldi dalla commedia Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc Michel, sarà in scena venerdì 13 dicembre alle ore 20.00 con due repliche in programma per domenica 15 dicembre alle ore 15.00 e martedì 17 dicembre alle ore 20.00.
La direzione è affidata a Giampaolo Bisanti, con la regia di Damiano Michieletto, le scene di Paolo Fantin, i costumi di Silvia Aymonino e le luci di Luciano Novelli. La nuova versione dell’allestimento del 2007 della Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova è realizzata in collaborazione con l’Opéra Royal de Wallonie-Liège. Orchestra, coro e tecnici dell’Opera Carlo Felice. Maestro del coro Claudio Marino Moretti.
Il cast si compone di: Marco Ciaponi (Fadinard), Nicola Ulivieri (Nonancourt), Paolo Bordogna (Beaupertuis/Emilio), Didier Pieri (Lo zio Vezinet), Gianluca Moro (Felice), Blagoj Nacoski (Achille di Rosalba/Una guardia), Franco Rios Castro (Un caporale delle guardie), Benedetta Torre (Elena), Giulia Bolcato (Anaide), Marika Colasanto (La modista), Sonia Ganassi (La Baronessa di Champigny), Federico Mazzucco (Minardi).
Il cappello di paglia di Firenze è una delle più celebri opere di Nino Rota. Fu composta nel 1945 su libretto proprio e della madre e venne rappresentata per la prima volta il 21 aprile del 1955 al Teatro Massimo di Palermo. Venne presto ripresa in altri teatri italiani da registi affermati come Giorgio Strehler alla Piccola Scala e all’estero.
Il libretto è tratto dalla farsa Un chapeau de paille d’Italie di Eugène Labiche e Marc-Michel, del 1851, e si articola in quattro atti. Commedia esilarante, la vicenda vede protagonista il giovane Fadinard, che il giorno delle proprie nozze si trova a dover rincorrere per tutta la città un cappello di paglia, imbattendosi in vari personaggi fra travestimenti, gelosie e inganni. Rota sfrutta la drammaturgia di stampo ottocentesco del soggetto per creare una ricchissima rievocazione anche parodica della storia dell’opera, con un brillante ritmo narrativo e musicale nel quale emerge la solida esperienza cinematografica del compositore.
Il cappello di paglia di Firenze si svolge in un clima di leggerezza invitandoci a sorridere e a divertirsi. La musica di Rota ci porta in una dimensione nella quale tutte le emozioni sono presenti: dalla comicità sfrenata alla malinconia al lirismo.
Il regista, Damiano Michieletto, nel voler riflettere lo spirito del vaudeville ottocentesco, impiega la porta oggetto impiegato nella regia per aprire e chiudere situazioni, divenendo nascondiglio o fuga di personaggi agitati, nervosi, spiazzati dall’imprevedibile. Attraverso le porte le vicende si intrecciano e si snodano con una facilità e leggerezza che spiazza. Un mondo e un modo fluido e naturale di vivere a cui ci siamo disabituati.
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