La Giornata Internazionale dei Migranti si celebra ogni anno il 18 dicembre. Istituita nel 2000 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, questa ricorrenza mira a riconoscere il contributo significativo dei migranti e a sensibilizzare sulle sfide che affrontano.
La data del 18 dicembre è stata scelta per commemorare l’adozione, avvenuta nel 1990, della Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti di Tutti i Lavoratori Migranti e dei Membri delle Loro Famiglie.
In Italia, oltre alla Giornata Internazionale dei Migranti, la Chiesa Cattolica celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato l’ultima domenica di settembre. Nel 2024, questa ricorrenza è prevista per il 29 settembre.
Queste giornate offrono l’opportunità di riflettere sul fenomeno migratorio, promuovere l’inclusione e il rispetto dei diritti umani dei migranti, e riconoscere il loro contributo alle società di accoglienza.
Quando i migranti eravamo noi
Dal 1900 a oggi, l’Italia ha vissuto significativi flussi migratori verso l’estero, con diverse fasi caratterizzate da intensità e destinazioni variabili. Sommando i dati disponibili, si può stimare che dal 1900 a oggi oltre 20 milioni di italiani abbiano emigrato all’estero. Questa cifra include sia coloro che sono partiti in cerca di migliori condizioni economiche sia chi ha cercato opportunità professionali e personali in altri Paesi.
Prima metà del XX secolo (1900-1950): In questo periodo, l’emigrazione italiana ha raggiunto il suo apice. Tra il 1900 e il 1914, circa 9,5 milioni di italiani hanno lasciato il Paese, principalmente verso le Americhe e l’Europa. La Prima Guerra Mondiale ha temporaneamente ridotto questi flussi, ma l’emigrazione è ripresa negli anni ’20 e ’30, nonostante le restrizioni imposte da alcuni Paesi di destinazione e le politiche fasciste che scoraggiavano l’espatrio. In totale, si stima che oltre 3,5 milioni di italiani siano emigrati tra le due guerre mondiali.
Seconda metà del XX secolo (1950-2000): Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’emigrazione italiana ha ripreso vigore, con circa 7 milioni di persone che hanno lasciato il Paese tra il 1945 e il 1970. Le destinazioni principali includevano Paesi europei come Francia, Germania, Belgio e Svizzera, oltre a nazioni transoceaniche come Australia, Canada e Stati Uniti. Negli anni ’70 e ’80, con il miglioramento delle condizioni economiche in Italia, i flussi migratori sono diminuiti significativamente.
Inizio del XXI secolo (2000-2024): Negli ultimi due decenni, l’Italia ha assistito a una nuova ondata migratoria, spesso definita “fuga di cervelli”, caratterizzata da giovani laureati che cercano opportunità lavorative all’estero. Secondo il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes, nel 2024 gli italiani residenti all’estero erano oltre 6,1 milioni, con un incremento significativo rispetto agli anni precedenti.
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