Europa: Unità nella diversità per difendere la democrazia

Negli ultimi decenni, l’Europa ha attraversato momenti di grande crescita e altri di incertezza. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il nostro continente ha lavorato per costruire un modello di integrazione basato su pace e prosperità. Il Trattato di Maastricht del 1992 ha rappresentato un passo avanti decisivo, ma ha anche segnato un punto di svolta nella direzione dell’Unione. Se da un lato ha gettato le basi per l’euro e il mercato unico, dall’altro ha dato all’Unione Europea un carattere prettamente economico, lasciando in secondo piano la dimensione politica e gestionale. Il sogno di una federazione europea, come immaginato dai padri fondatori come Altiero Spinelli, è stato accantonato a favore di una struttura più tecnica e meno orientata all’integrazione politica.
Negli anni successivi, le crisi economiche, le tensioni geopolitiche e la risorgenza dei nazionalismi hanno rallentato ancor di più questo processo. Oggi, in un mondo sempre più instabile, l’Europa deve riscoprire la sua missione originaria: essere un baluardo di democrazia, diritti e stabilità. Per riuscirci, però, deve superare le divisioni interne e costruire una vera sovranità europea.

L’Importanza di un’Europa Unita

La storia ci ha insegnato che quando l’Europa è divisa, diventa vulnerabile. Le due guerre mondiali sono state la tragica conseguenza di un continente frammentato, mentre l’integrazione europea ha permesso di perseguire la pace. Tuttavia, non possiamo nasconderci dietro una retorica idealizzata: la pace in Europa non è mai stata assoluta negli ultimi settant’anni, e ancor meno nel mondo. Ci sono stati conflitti nei Balcani, tensioni in Ucraina, crisi internazionali in cui l’Europa è rimasta troppo spesso un attore marginale.

Tuttavia, una UE coesa e forte rimane uno dei pilastri della stabilità mondiale. Oggi, però, l’Unione appare debole e incapace di incidere sullo scacchiere globale. Mentre Stati Uniti, Cina e Russia perseguono strategie unitarie e di lungo periodo, l’Europa si muove in ordine sparso. Non avere una politica estera comune ci ha resi spettatori in crisi come la guerra in Ucraina e ancor peggio vittime di iniziative unilaterali dei singoli Stati nelle tensioni in Medio Oriente o nella competizione tecnologica globale. Se vogliamo contare davvero, dobbiamo agire insieme.

Superare i Nazionalismi per una Sovranità Europea

Il nazionalismo è sempre stato un freno all’unificazione europea. Dagli anni ‘90 in poi, abbiamo visto come gli egoismi nazionali abbiano causato problemi: la gestione della crisi nei Balcani, l’incapacità di affrontare l’emergenza migratoria in modo unitario, la Brexit. Ancora oggi, alcuni Paesi membri mettono i loro interessi prima di una strategia comune.

L’Europa non può più permettersi di essere ostaggio di logiche particolaristiche. Serve una visione comune, che rafforzi le istituzioni europee e dia loro più autonomia, soprattutto in ambiti chiave come la difesa e la politica economica.

Un Esercito Europeo: Una Necessità, Non una Scelta Ideale

Investire in armamenti non è mai una scelta auspicabile. Sarebbe bellissimo se quei soldi – i famigerati 800 miliardi di euro – venissero spesi per infrastrutture, innovazione, sanità, istruzione. La maggior parte dei Paesi europei, memori anche delle tragedie della Seconda Guerra Mondiale, ripudiano la guerra, preferendo sempre il dialogo alla corsa agli armamenti. Tuttavia, questa posizione è ipocrita se consideriamo che, nonostante il ripudio della guerra, l’Europa investe comunque nella NATO e partecipa a missioni militari internazionali sotto l’etichetta di “contingenti di pace”.

Il mondo di oggi ci impone di essere realistici. Se vogliamo essere indipendenti e garantire la nostra sicurezza, non possiamo più delegare la difesa agli Stati Uniti. Negli anni ’90, l’America era ancora vista come il baluardo della democrazia. Ma dopo il 2001, con le guerre in Afghanistan e Iraq, ha perso parte della sua credibilità. Oggi, gli Stati Uniti agiscono sempre più in base ai loro interessi nazionali, e sempre meno come guida del mondo libero. In un contesto multipolare, un’Europa forte e unita sarebbe un vantaggio per tutti, contribuendo a un equilibrio più stabile e meno dipendente dagli USA.

L’investimento previsto di 800 miliardi di euro per la difesa deve almeno garantire la creazione di una forza armata europea comune, invece di disperdere risorse tra i singoli eserciti nazionali. Non si tratta di una corsa agli armamenti, ma di garantire all’Europa la possibilità di difendersi e di avere voce nei grandi scenari internazionali.

Un’Europa Forte per un Futuro di Pace

Il futuro dell’Italia e dell’Europa sono strettamente legati. Serve una politica coraggiosa, che metta il progetto europeo al centro, superando le divisioni e costruendo un’unione più solida. Solo così potremo garantire ai cittadini un futuro di stabilità e prosperità.

Non possiamo più permetterci un’Europa debole e frammentata. Dobbiamo lavorare per una nuova fase, in cui l’UE diventi un soggetto politico indipendente e determinante sulla scena globale.

Solo Uniti Possiamo Contare Davvero

Il mondo sta cambiando rapidamente. L’Occidente non è più l’unico polo di potere, e nuove potenze stanno ridefinendo gli equilibri internazionali. Se l’Europa vuole essere protagonista e difendere la democrazia, e non solo unaspettatrice passiva, deve abbandonare ogni residuo di particolarismo e abbracciare una vera unione politica.

Non possiamo più limitarci a essere solo una grande area economica. Dobbiamo diventare una potenza geopolitica, militare e diplomatica. E questo è possibile solo con una sovranità europea vera.

L’alternativa? Restare divisi, vulnerabili, irrilevantiLa scelta è nelle nostre mani.

Di Daniele Mascia, Segretario del Partito Democratico di Novi Ligure

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Daniele Mascia

5 commenti su “Europa: Unità nella diversità per difendere la democrazia

  1. Mascia, leggi l’art. 11 della Costituzione. Poi rileggiti.
    E arruolati. O ti imboscherai anche tu nel servizio civile come i tuoi predecessori?

    1. A livello ideologico hai ragione da vendere, infatti l’ho scritto. Ti metto qui il pezzo dell’articolo pertinente:

      “La maggior parte dei Paesi europei, memori anche delle tragedie della Seconda Guerra Mondiale, ripudia la guerra, preferendo sempre il dialogo alla corsa agli armamenti. Tuttavia, questa posizione è ipocrita se consideriamo che, nonostante il ripudio della guerra, l’Europa investe comunque nella NATO e partecipa a missioni militari internazionali sotto l’etichetta di ‘contingenti di pace’.”

      Ci sono poi delle domande logiche e concrete a cui dobbiamo rispondere:

      L’Italia ha un esercito?
      Se sì, ha partecipato a guerre, oh pardon, “missioni di pace”, negli ultimi anni?
      Se sì, anche gli altri Paesi europei hanno degli eserciti?
      Se sì, investiamo e inviamo uomini e armamenti in missioni internazionali sotto il vessillo dell’ONU o, peggio, della NATO?
      Se sì, oltre alle nostre basi, ospitiamo anche basi militari straniere?
      Ovviamente, a tutte queste domande la risposta è sì – ergo, l’articolo 11, da un punto di vista ideologico, è disatteso ormai da molto tempo, in particolare negli ultimi 30 anni.

      La scelta di avere un esercito europeo ha due fattori strategici essenziali:

      Avere un esercito europeo consente di adottare un’azione coesa in politica internazionale ed evitare che un singolo Stato possa intraprendere, autonomamente, qualche “missione di pace” in giro.

      Avere un esercito forte consente di usarlo meno. Mi spiego meglio: spesso, un esercito forte è utile come deterrente nei tavoli internazionali per gestire le crisi che, inevitabilmente, ci sono e ci saranno.

      Comunque, grazie del commento.

      1. Mascia, lascia stare l’ideologia, che non esiste più da molti decenni. Qui si tratta di Costituzione, di miliardi e di garanzie democratiche per popoli e cittadini. Quelle che avete cancellato prima in Grecia, e adesso in Romania, dove avete abolito, con una scusa risibile e senza senso, addirittura le libere elezioni, e dove oggi milizie armate di stampo fascista colpiscono con ferocia chi manifesta per difendere un principio fondamentale per ogni democrazia, il diritto di voto.
        Quello serviranno i vostri eserciti da 800 miliardi. Non contro la Russia, ma contro gli europei.
        Del resto, questo era il progetto di Soros, enunciato con chiarezza anni fa, non diverso da quello ancora più chiaro della loggia Propaganda 2.
        Ti fanno parlare di cose del genere, e perfino di argomenti militari a te evidentemente del tutto sconosciuti, e ti esponi a facili repliche. Ma poiché sei cresciuto in casa mia, e mi spiace vederti strumento ingenuo di interessi esterni, ti invito a un confronto diretto anche pubblico per discutere di fatti concreti, di storia contemporanea e non di fiction e fake, di armi e eserciti, e di diritti Umani e Costituzione della Repubblica Italiana, nata dall’ antifascismo e oggi vilipesa.
        Se ci sarà tempo, magari, parleremo anche di libertà dei popoli e di pulizia etnica in Palestina e Siria, perché devo essermi perso il tuo forte intervento in difesa dei bambini, donne e civili sterminati in quei luoghi da regimi descritti come “democratici”.
        Perché avrai certamente preso una posizione fermissima in tal senso, vero? O il riarmo della milizia è un argomento più importante?
        Attendo una data per l’incontro pubblico, vieni con chi vuoi, ovviamente.
        Ciao
        PS – come ben sai, parlo sempre a titolo personale

  2. Qualche riflessione

    L’esercito europeo è irrealizzabile.

    Il tempo per l’approccio incrementale alla politica di difesa europea è ormai terminato, e da parecchiotempo. Se le nazioni europee vogliono davvero garantire la propria sicurezza, devono superare le politiche di difesa frammentarie e stabilire una cooperazione più profonda, impossibile anche solo per le differenze linguistiche. Poi un altro tema chiave, come ad esempio il ruolo della Turchia.
    Qualche semplice considerazione:

    1. Catena di Comando
    2. Gestione Reparti e risorse umane.
    3. Produzione e Logistica
    4. Finalità della FA-UE

    Vediamo il punto 1. Lo Stato Maggiore dell’Esercito (SME) è l’Organismo di Vertice deputato alla definizione delle politiche di Forza Armata, con compiti di studio, ricerca, sviluppo ed indirizzo generale. Nel caso di un ipotetico Esercito Europeo chi sarà al Vertice? Con quali criteri verrà istituita la Catena di Comando e con quali competenze sui singoli stati? I reparti saranno strutturati con criteri nazionali (contraddice la stessa definizione di Esercito Europeo), o Reparti/Enti multinazionali? Ed in questo caso in che lingua comunicheranno?

    Vediamo il punto 2. ogni esercito è strutturato su “Armi”, es:
    Fanteria, Cavalleria, Artiglieria, Genio, Trasmissioni, Trasporti e Materiali.
    I Corpi sono il Corpo Sanitario dell’Esercito, il Corpo di ​Commissariato dell’Esercito, il Corpo degli Ingegneri dell’Esercito.

    Punto 3 Produzione: come e da chi verrà gestita? E con quali specifiche?

    Punto 4. Che finalità avrà questa ipotetica forza armata? Avrà ad esempio autorità difensiva e di controllo difesa del territorio? E chi stabilirà le priorità? Il Contesto dell’UE ha evidenziato che prevalgono sempre interessi di un determinato numero di Stati, ed in questo caso si dovrà comunque mettere in preventivo che soldati Italiani vengano dislocati permanentemente in Polonia o Spagna e viceversa i Militari provenienti da quei paesi…
    Detto onestamente mi pare un doppione e mal riuscito in salsa UE della Nato.

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