Non è semplice seguire e comprendere, attraverso i media, ciò che accade in questo povero mondo; almeno per uno come me che, da giovane, ahimè, poteva leggere Bocca, Montanelli, Scalfari, Pansa, Ronchey, Bettiza, Biagi, Pintor, Rossanda, Magri… e potrei continuare all’infinito. Leggevamo anche Gianna Prada e il suo deprecabile Il Borghese. Aspettavamo addirittura il venerdì, se non ricordo male, per godere dei meravigliosi giochi di parole di Achille Campanile o per sfogliare il Guerin Sportivo, attratti dal paginone di Mosca senior o di Brera.
Oggi ci troviamo di fronte a una schiera di tengo famiglia, pronti a sostenere qualsiasi cosa pur di garantirsi la zuppa.
Cerco di spiegarmi. Pensiero unico: Israele va difesa, con qualche flebile rimbrotto, perché «è l’unica democrazia del Vicino Oriente», seguita dall’assunto secondo cui «l’unico modo per Bibi di sopravvivere al governo è continuare la guerra – il massacro – a Gaza». Ma stiamo parlando di una democrazia e di una dittatura? Fatemi capire. Se il ragionamento fosse corretto, la distruzione di Gaza dovrebbe proseguire in eterno.
«Veniamo da ottant’anni di pace». Ma dove? Certo, i deutsch non hanno più travolto la Maginot, né bombardato l’Inghilterra, e così via… Ma il Vietnam, il Pakistan, l’Afghanistan, l’ex Congo, il Ciad, il Sudan, la Siria, le varie guerre arabo-israeliane?
Ieri i TG hanno dedicato ore a discutere della telefonata Trump-Putin, della quale nessuno conosceva i contenuti: ore di chiacchiere. Quasi nulla, invece, sulla ripresa dei bombardamenti a Gaza e sulla conseguente ecatombe. Niente di nuovo sul fronte orientale, verrebbe da dire.
È tornato di gran moda lo slogan più stupido di tutta la latinità: Si vis pacem, para bellum. Ma Čechov ha scritto: «Se in scena compare un’arma, prima o poi spara». E Čechov era molto preciso nel descrivere ogni dettaglio della scena. Il dolce pessimista Čechov.
Una risposta a “Se in scena compare un’arma, prima o poi spara”
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Purtroppo caro Mino l’Europa non è più quella di Ventotene ma quella del riarmo del nazionalismo sfrenato del rimpatrio forzato dei migranti irregolari. L’Europa per la quale dalle colonne di Repubblica, giornale di Elkann, Michele Serra ha chiamato in piazza a manifestare è questa roba qua. Si è passati dall’impoverimento sia in termini economici che soprattutto culturali delle classi medio basse con la scusa della “stabilità di bilancio” che ora è messa sotto i piedi per rilanciare eserciti e industria bellica (la Thissen ha già convertito, almeno così i morti li produce conto terzi) a un improvviso bisogno di difendersi …ma da chi?
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Un commento su “Se in scena compare un’arma, prima o poi spara”
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Purtroppo caro Mino l’Europa non è più quella di Ventotene ma quella del riarmo del nazionalismo sfrenato del rimpatrio forzato dei migranti irregolari. L’Europa per la quale dalle colonne di Repubblica, giornale di Elkann, Michele Serra ha chiamato in piazza a manifestare è questa roba qua. Si è passati dall’impoverimento sia in termini economici che soprattutto culturali delle classi medio basse con la scusa della “stabilità di bilancio” che ora è messa sotto i piedi per rilanciare eserciti e industria bellica (la Thissen ha già convertito, almeno così i morti li produce conto terzi) a un improvviso bisogno di difendersi …ma da chi?
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