Le strutture residenziali e semi-residenziali che si occupano di anziani, minori, disabilità, dipendenze e salute mentale in Piemonte stanno vivendo una crisi sempre più grave. A lanciare l’allarme sono i consiglieri regionali del Partito Democratico, Domenico Ravetti e Monica Canalis, che parlano di un sistema «a rischio collasso» se la giunta Cirio non adotterà misure urgenti e strutturali.
Al centro della denuncia vi è la gestione delle rette da parte della Regione. A fine maggio 2024, poco prima delle elezioni regionali, la giunta aveva annunciato un aumento della quota sanitaria delle rette per i posti letto accreditati e convenzionati con il Servizio Sanitario Regionale, pari al 3,5%. Ma secondo i consiglieri PD si è trattato di un intervento «elettoralistico», non accompagnato da un aumento del numero di convenzioni né da un incremento del budget sanitario complessivo.
In Piemonte oltre 50.000 persone sono assistite nelle strutture residenziali, che impiegano più di 35.000 lavoratori tra operatori sanitari, socio-sanitari e ausiliari. A questi si aggiungono i lavoratori dei servizi semi-residenziali e socio-educativi, esclusi dalle misure adottate finora.
Le RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) accreditate erano, a dicembre 2024, 32.976, di cui circa la metà in convenzione. L’aumento delle rette ha comportato una spesa supplementare di 19 milioni di euro, prelevati dal fondo sanitario indistinto delle ASL. Tuttavia, parallelamente, è stato ridotto il numero dei posti letto convenzionati, compromettendo l’efficacia dell’intervento.
«Con una mano danno, con l’altra tolgono», sintetizzano Ravetti e Canalis, secondo cui l’aumento della quota sanitaria non basta a garantire la tenuta del sistema, messo a dura prova anche dal rinnovo del contratto collettivo nazionale delle cooperative sociali, dal caro energia e da modelli organizzativi ormai obsoleti.
I consiglieri chiedono:
- un aumento reale del numero di convenzioni per alleggerire le liste d’attesa e i costi a carico delle famiglie;
- un incremento del budget sanitario per adeguare gli standard di cura e garantire stipendi dignitosi;
- direttive vincolanti alle ASL sulla spesa per minori, psichiatria, disabilità e dipendenze, per evitare che le risorse finiscano altrove;
- l’attivazione dei tavoli di lavoro promessi dalla giunta per definire tariffe sostenibili per il biennio 2025-2026.
«Se non si interviene subito – concludono Ravetti e Canalis – migliaia di posti di lavoro e servizi essenziali per le famiglie piemontesi sono a rischio».
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