Criminalità urbana: riflessioni e consigli di lettura

Da quando frequento le sedute del Consiglio comunale (nella veste di assessore, quindi di partecipante titolato a parlare solo a precise condizioni e in specifiche circostanze) continuo a stupirmi della modalità con la quale si affrontano molti argomenti, paragonabile talvolta a quanto avviene nelle tipiche chiacchere da bar.

Un tema su tutti: o più temi tra loro intrecciati: la criminalità, la sicurezza urbana, il disagio giovanile. 

Temi da affrontare in punta di piedi (e facendo prima con attenzione la punta al cervello) eppure gestiti con slogan e luoghi comuni buoni forse ad attirare l’attenzione dei propri elettori ma per nulla efficaci a dare un contributo al miglioramento della situazione.

Mentre riflettevo su questo, grato almeno una volta al fatto di essere nella posizione di chi non può alzare la mano in aula consiliare e intervenire nella discussione, mi sono imbattuto in un libro che invece affronta la materia in modo serio, partendo dai numeri (ancora una volta i numeri… anni lavoro mi hanno convinto che senza non si va da nessuna parte o si va inevitabilmente dalla parte sbagliata).

Il libro si intitola “Genova, Liguria – la criminalità degli ultimi vent’anni”. (edito da Meltemi). L’autore, Stefano Padovano, è un criminologo e lo scenario è appunto quello della vicina Liguria, non poi così diversa probabilmente dal nostro Piemonte.

Ci sono i numeri, che, come tutti sanno anche se fingono di ignorarlo, segnano un crollo negli anni delle forme di criminalità più gravi e sanguinose (omicidi, rapine in banca) una crescita più percepita che reale di altre forme di criminalità urbana, di insicurezza cavalcata a fini elettorali, di crescita e mutamento della criminalità organizzata e dei suoi intrecci con il mondo degli affari e delle professioni. E l’emergere di odiose forme di criminalità come i femminicidi e violenze nei confronti delle donne, prima inglobati in più ampie e generiche categorie delittuose. O dei reati informatici e delle truffe a danno degli anziani. Ci sono i numeri della persistente centralità del traffico di stupefacenti.

Ci sono, nel libro, anche i ragionamenti, le valutazioni, le esperienze di prevenzione e di integrazione.

Ci sono i consigli per le amministrazioni locali, il cui compito, scrive Padovano “dovrebbe essere lavorare su prevenzione, qualità della vita, sul favorire la buona socializzazione, accompagnare percorsi di integrazione”. Temi poco spendibili elettoralmente e sui giornali, poco popolari nelle sale dei consigli comunali.

Così la scelta più facile, a destra come a sinistra, è la spettacolarizzazione della sicurezza, l’acquisto di nuove telecamere, l’incremento della sorveglianza elettronica, che con evidenza al massimo è uno strumento per individuare gli autori dei reati ma ben poco efficace per prevenire, per nulla efficace per garantire il recupero e l’integrazione di chi delinque.

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Gianfilippo Casanova

Un commento su “Criminalità urbana: riflessioni e consigli di lettura

  1. Concordo pienamente. Chi parla di città invivibile (il nodo poi è sempre la questione immigrati che sono un ottimo argomento elettorale da entrambe le parti) o è troppo giovane oppure soffre di vuoti di memoria, o non ha mai avuto un’autoradio negli anni ottanta o non ha mai passato in quegli anni una serata nel bar di chi oggi è diventato un fustigatore dei comportamenti illegali, o non si ricorda di piazza della stazione negli anni d’oro dell’eroina.
    Purtroppo caro Casanova la propaganda ha preso il posto della politica che oggi è gestita dalla mia generazione, quella che non ha mai dovuto conquistarsi nulla.

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