Un colpo al cerchio, uno alla bótte

Dopo lo sfogo concitato – per usare un eufemismo – del 21 giugno da parte dell’Assessore Delfino, intervenuto senza conoscere quanto era stato detto in Consiglio fino a quel momento (poiché impegnato alla guida del suo mezzo), ma assai determinato nel criticare l’operato di quasi tutta la Amministrazione, da Palazzo è stata emanata una nota stampa. Infatti il Sindaco ha scritto un comunicato unitamente alla Giunta” (probabilmente nella riunione c’era qualche assente, uno almeno), cercando di salvare capra e cavoli, o, per usare altre parole, di dare un colpo al cerchio e uno alla bótte, descrivendo con le seguenti parole l’intervento del dott. Maurizio Delfino: “…si comprende lo stato d’animo che possa aver determinato l’impatto partecipativo dell’Assessore”. 

Però, avendo seguito il Consiglio in differita (grazie al Presidente, che non ha saputo far di meglio), a noi pare che lo stato d’animo non fosse quello descritto dalla nota stampa, a meno che le arrabbiature – volgarmente chiamate incazzature – ora si definiscano così e ci sia sfuggita una nuova definizione della Accademia della Crusca.

Immaginando che l’Assessore sia il cerchio, si può supporre che la bótte siano i bistrattati dipendenti comunali, i quali, nell’occasione, hanno subito notevoli bòtte (la differenza di accento è fondamentale), almeno virtuali. 

Non pare che la vicenda possa essere liquidata con l’espressione, più che dovuta, di “fiducia e stima nei confronti del Segretario Generale, il cui contributo è largamenteapprezzato”. Largamente non significa unanimemente, non solo perché l’Assessore, con il suo “impatto partecipativo”, ha affermato che “… non ho mai avuto nessun supporto dal segretario Cabella, mi è toccato scrivere le delibere da solo” (forse, scrivendo da soli, si possono commettere errori … N.d.R.), ma anche perché l’Assessore suddetto ha lanciato una serie di accuse ad altri Dirigenti comunali, affermando, fra le altre considerazioni, che: “… non c’è nessuna collaborazione dei Dirigenti con la Giunta novese”.

Si tratta, evidentemente, di una affermazione grave, in aperta contraddizione con quanto sostenuto nella nota del Sindaco, il quale, senza sprecarsi, non ha inviato messaggi “solidali” agli altri Dirigenti, accusati di “nessuna collaborazione”. Si comprende che Cabella abbia cercato di mettere una toppa almeno con il Segretario, ma, come direbbe Bastiano di piazza Dellepiane, la toppa sembra appiccicata con lo sputo (dicasi spuvu in dialetto) e si teme non regga più di tanto.

Le parole hanno un peso. Secondo Carlo Levi, “le parole sono pietre” e quelle pronunciate dall’Assessore Delfino, nel Consiglio del 21, sono qualcosa di più, dei veri macigni. Appare evidente esista un “malessere” (definiamolo così) che percorre i corridoi, le stanze, le scale ed ogni meandro dell’Amministrazione comunale; malessere, a quanto pare, già datato. Dunque l’Assessore, con il suo intervento a gamba tesa, ha avuto il “merito” di renderlo manifesto alla cittadinanza, scoperchiando il vaso di Pandora (cfr. https://youtu.be/Ufjhmv-got0).

Si tratta di un conflitto interno, fino a ieri sotterraneo, che mina la credibilità dell’Amministrazione comunale, Sindaco in testa, e che appesantisce ulteriormente la situazione, compromessa dalle continue giravolte effettuate (non se ne ripete l’elenco per non annoiare i lettori), frutto di posizioni ideologiche e della smania di cancellare tutto quanto è stato fatto dagli “odiati” predecessori.

In qualsiasi azienda, pubblica o privata, l’armonia tra la Proprietà (nel caso in questione pro-tempore) e la Dirigenza (peraltro scelta, in parte, dalla attuale proprietà, in forza della furia distruttrice sul passato) è fondamentale per il buon funzionamento dell’azienda stessa e per i risultati che si vogliono ottenere. A nulla servono le recriminazioni sul passato che, a distanza di due anni, suonano come un disco a 78 giri rotto e consumato; sarebbe ormai tempo di dimostrare di essere più bravi ed efficienti dei predecessori … potendo.

Quando viene a mancare la fiducia, e ciò è manifestato pubblicamente, se pur con “impatto partecipativo”, è molto difficile, se non impossibile, recuperare la situazione.  Come dicevano le nostre nonne: di un vaso, quando è rotto, si possono recuperare i cocci ed incollarli; ma resta pur sempre un vaso rotto. E ciò vale anche per le bótti, intese come contenitori del vino: se non sono perfette entra aria e il nettare degli dei: inacidisce.

Il Malalingua

L’equilibrista

La “querelle” è continuata nel Consiglio Comunale del 30 giugno (sul quale torneremo), con nuove, chiamiamole “distinzioni”, tra l’Assessore e i Dirigenti del Comune, con il Sindaco che vorrebbe stare equidistante tra Assessore e Dirigenti. Operazione improba che nemmeno un bravo equilibrista del circo Togni od Orfei (a piacimento) sarebbe in grado di mantenere. 

… intanto i lavoratori del Cit, aspettano.

E il Presidente che fa?

E il Presidente cosa fa? Dopo aver cancellato la democrazia in Consiglio Comunale, si sarà forse messo a piangere come i coccodrilli dopo aver soppresso i loro piccoli, secondo un’antica credenza? Probabilmente – e burocraticamente -avrà cercato di giustificare il suo comportamento, arrampicandosi non già sugli specchi (quelli gli servono per veder riflesso il suo volto di capogruppo azzurro), ma sul regolamento. Però, quando le questioni sono molto importanti, la sensibilità politica (avendola) vuole che si dia la parola a chi la richiede, e non che la si neghi. Dovrebbe cospargersi il capo di cenere, ma ce ne vorrebbe un bilico intero, che non riuscirebbe ad entrare nella sala ove, di solito, il Presidente delizia i convenuti con disquisizioni regolamentari, oppure comunicando che, con un dipendente in ferie, non si possono trasmettere le sedute in streaming e purtroppo, non era riuscito a trovare in tutto il Comune, Merella e Barbellotta comprese, un sostituto …

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