Ricorre oggi l’anniversario del bombardamento di Novi Ligure. Oltre cento persone in quel tragico mattino persero la vita. È consuetudine, in questa ricorrenza, che il Sindaco in rappresentanza della città deponga una corona sotto la lapide che ricorda il bombardamento.
Buona parte degli edifici delle vie del centro cittadino furono distrutti. Molti i senza tetto, che avevano perso tutti i loro averi nelle abitazioni bombardate.
Un anno dopo, il 9 luglio 1945, il Sindaco Biagio Martelli certificava che gli sfollati all’interno del Comune erano 2023 e coloro che avevano cercato rifugio in altre località 372.
L’8 luglio 1944 Novi fu oggetto di due incursioni aere: una alle ore 10,20 e l’altra dieci minuti dopo. La prima era diretta a colpire la stazione ferroviaria e quella tranviaria, la seconda lo scalo ferroviario di San Bovo.
“Centosette furono i morti di quel tragico mattino, innumerevoli i feriti” – scrisse Michelangelo Mori nel suo libro “Novi nella seconda Guerra Mondiale” – “i più gravi morirono nei giorni seguenti, nonostante il prodigarsi del personale medico e infermieristico del nostro ospedale, guidato con decisione e fermezza dal professor Giuseppe Rodi. Questi, con i suoi collaboratori, operò per tre giorni e tre notti senza un attimo di riposo per salvare quante più vite fosse umanamente possibile. Quando venne a mancare l’esigua scorta di catgut, il filo chirurgico per suturare ferite, fu costretto ad adoperare del comune refe.
I cadaveri e quanto restava delle vittime, prima di ricevere cristiana sepoltura, furono pietosamente raccolti e composti nella camera mortuaria del San Giacomo. A destare maggior commozione in tutti furono i corpi ormai senza vita di un gruppo di donne e bambini investiti dalle bombe e dai crolli mentre erano in coda davanti ad una latteria in via Paolo Giacometti, in attesa di ricevere il quartino di latte annacquato a cui dava diritto l’aborrita tessera annonaria.
Il bilancio di quella giornata fu spaventoso. L’area di porta Pozzolo fu in gran parte distrutta. L’Albergo Reale, l’Hotel Novi, l’Albergo Viaggiatori,con due edifici ad esso attigui in corso Marenco, il palazzo Pernigotti, il palazzo dove un tempo era collocato l’albergo Leon d’Oro, la casa d’angolo tra via Giacometti e corso Marenco di fronte alla latteria, la sede della Tramvia Novi-Ovada e quella dei Telefoni erano cumuli di rovine informi, per non dire delle distruzioni provocate dal bombardamento a tappeto che lo scalo di San Bovo subì proprio quell’8 luglio 1944, quando la seconda ondata degli aerei, dieci minuti dopo la prima, liberò nuovamente il suo carico di devastazione e di morte”.
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