Deve essere alquanto imbarazzante, per chi siede sul più alto scranno comunale, assistere – per due riunioni consecutive del Consiglio – ad una “querelle” (“bèga” in novese) tra un Assessore da egli stesso nominato ed alcuni Dirigenti comunali, anche costoro scelti, almeno in parte, dall’inquilino (pro-tempore) di palazzo Pallavicini. Altrettanto imbarazzante per convenuti e uditori è stato ascoltare la risposta del Sommo novese, sollecitato dall’opposizione a dirimere la questione e indicare chi avesse ragione: si è udito, “pilatescamente”, un “non posso essere messo nella condizione di dover scegliere tra i due”.
A nostro parere, tale risposta significa “abdicare” al ruolo che il Sindaco deve avere per sua natura, ossia essere garante rispetto ai cittadini tutti (elettori e non) del buon funzionamento della macchina comunale, ma anche giudice ultimo nelle “beghe” interne ed esterne all’Amministrazione. Volendo (e volere è potere), il Sindaco deve decidere da che parte stare, assumendosene oneri e onori.
In francese si dice choisir, nella lingua di Dante scegliere, in quella di Bastiano tuca sèrne; ma il significato è sempre il medesimo, ossia da quale parte posizionarsi. Diversamente, l’impegno del Primo Cittadino si riduce ad indossare la fascia tricolore durante la festa della Repubblica o quella patronale: francamente, a noi pare un po’ poco.
In parole povere, il Sindaco non può stare al balcone a guardare cosa accade nella via sottostante; dovrebbe, invece, intervenire dipanando le diverse questioni che si presentano. Altrimenti… altrimenti… ne deve trarre le necessarie conseguenze (se pur dolorose, per lui).
Si ricorda brevemente quanto accaduto in Consiglio comunale il 30 giugno in merito alla questione del CIT, nella assise che ha visto la presenza dei lavoratori dell’azienda, ai quali il Presidente del Consiglio, smettendo le regolamentari vesti burocratiche, ha concesso – bontà sua – la parola. I lavoratori hanno chiesto di decidere con solerzia e di far arrivare all’azienda i quattrini già deliberati a maggio.
L’Assessore Delfino, con la sua consueta chiarezza, ha nuovamente scaricato la colpa degli accadimenti sui Dirigenti degli uffici, asserendo, in buona sostanza, che la macchina comunale non lavora a sufficienza e non segue le indicazioni della Giunta. Che la Dirigenza non segua le indicazioni della Giunta, lo si era capito dall’intervento, diciamo “rumoroso”, effettuato nel Consiglio precedente dall’Assessore stesso: ormai questa notizia la “cifulano” anche i merli di via Cava …
Il Segretario generale ha risposto in diretta alle osservazioni, affermando: “Non siamo dei pazzi che ambiscono a subire una denuncia per abuso di ufficio: se il bando non è pronto, è perché mancano documenti che non sono di competenza degli uffici del comune, ma del Cit”. A quanto pare, il Dirigente comunale responsabile del settore trasporti si sarebbe rifiutato di firmare il mandato con il quale rimettere denari al Cit, in quanto la decisione, a monte, non sarebbe corretta in termini di legge.
Secondo chi se ne intende, se è vero che i Dirigenti devono applicare le decisioni del Consiglio Comunale e della Giunta, è altrettanto vero che sono responsabili degli atti che sottoscrivono: qualora questi non siano conformi alle leggi, ne rispondono personalmente (ovvero mettendo le mani in saccoccia). Lo scriviamo a favore dei lettori, supponendo che l’Assessore Delfino sappia esattamente di cosa stiamo parlando.
Per esplicitare meglio: se il Consiglio comunale, con fantasia e illuminato dalla Giunta, decidesse di tentare la vendita della Fontana del Sale in piazza Dellepiane (come fece Totò per quella di Trevi), il Dirigente responsabile potrebbe rifiutarsi di firmare l’atto, in quanto la fontana è un bene inalienabile, in tal modo evitando di pagare personalmente il danno.
Non è vero, dunque, che i Consiglieri sono i padroni di Novi, come affermò il Mungitore tempo addietro: sono invece gestori temporanei di un bene comune (di tutta la cittadinanza, non di una sola parte) e sono tenuti a rispettare le leggi. Dura lex, sed lex. Delle mucche di cui è padrone, al contrario, può disporre come vuole. Dell’instabilità del Comune, invece, proprio lui che si è vantato di aver fatto vincere la destra (onori), è uno dei maggiori responsabili politici (oneri); nessuno crede più alle sue minacce di far saltare il baracchino, come si dice: “can che abbaia non morde”.
Giugno con il bene che ti voglio
Il giovane nipote del Sindaco si è celermente apprestato a brindare, appena conosciuti i risultati positivi del bilancio 2020 di Acos, complimentandosi con i nuovi Amministratori, nominati – presumiamo su suo suggerimento – dal nonno Sindaco. Un eloquente elogio del tipo: “Avete visto? Ora che siamo arrivati noi, le cose sono cambiate”. A parte il fatto che – a memoria – i bilanci Acos sono sempre stati positivi e sono sempre stati distribuiti utili ai soci, il giovane deve aver bisticciato con il calendario.
Infatti, i nuovi Amministratori sono stati eletti il 26 giugno 2020, ovvero quando il vecchio Consiglio di Amministrazione aveva già operato per i primi sei mesi dell’anno e aveva compiuto scelte strategiche relative a tutto il 2020 (si rammenta che solo il Comune di Novi ha approvato, “con lungimiranza”, il bilancio di previsione 2020 a fine a agosto dello stesso anno …).
I nuovi membri del CdA, quindi, hanno operato nel secondo semestre dell’anno, mesi ai quali vanno, giustamente, tolte le prime settimane per le necessarie pratiche di passaggio delle consegne, l’insediamento e la ricerca degli uffici a loro destinati, le altrettanto necessarie verifiche su quanto avrebbero dovuto gestire, nonché le sacrosante ferie. Insomma, i meriti sono da accreditare alla vecchia gestione. A Natale il giovane riceverà in dono un calendario del 2020.
Forse conveniva attendere e cantar vittoria per il prossimo bilancio Acos che, auspichiamo vivamente, sia altrettanto positivo.
Ma, si sa, è difficile frenare l’entusiasmo giovanile… non ci riesce nessuno, men che meno il nonno.
L’uomo dei selfie
Diego è tornato a fare selfie, dichiarando ad un giornale che gli servono per raccogliere le segnalazioni dei cittadini; ma, forse, girando per la città si accorgerebbe da solo dei problemi presenti. Ha inoltre affermato di patire le lungaggini della macchina burocratica e che, talora, è difficile risolvere i piccoli problemi. Bene, allora inizi a risolvere quello grosso (che ri-segnaliamo), rimuovendo il catafalco di via Paolo da Novi (qui riprodotto in formato telefono cellulare, come da sue preferenze).
Alla domanda se stia studiando da Sindaco non ha negato, ma neppure confermato (Cabella docet); pare che nell’aula scolastica adibita alla bisogna ci sia un po’ di affollamento.
Ha altresì sostenuto che gli eletti hanno vincolo di mandato e che, quando è stato nominato Assessore, ha rassegnato le dimissioni da Consigliere comunale. Sempre chi se ne intende sostiene che l’accettazione dell’incarico assessorile preveda automaticamente il dimissionamento: non per scelta, dunque, ma per legge.
Volendo, c’è tanto da studiare …
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