È stata presentata ieri pomeriggio davanti ad un centinaio di invitati l’ultima opera dell’artista berlinese Michael Beutler entrata a fare parte della collezione della fondazione La Raia curata da Ilaria Bonacossa.
È la seconda opera di Beutler che entra a far parte della collezione di arte moderna esposta negli spazi aperti dell’azienda agricola che si adagia nelle colline del Gavi. Nel 2016 avevano destato interesse e scalpore le “rotoballe” realizzate dall’artista con cannucce di plastica e da allora esposte nella collina di fronte alla magione La Raia, il ristorante che sorge all’interno dell’azienda.
Questa nuova opera di Beutler, la cui inaugurazione è stata ritardata dalla pandemia, è denominata “Oak barrel baroque” (botte di rovere barocca) ed è stata realizzata con le doghe di 35 botti in rovere usate per la maturazione del vino.
“Ispirata alle architetture palladiane e alle chiese delle piazze italiane – recita la presentazione – questa inusuale struttura è costruita con travi in legno e doghe delle barrique a fine vita. Beutler sviluppa la sua ricerca legata alle pratiche artigianali, attraverso materiali naturali, riciclati e riattivati in una nuova funzione, rielaborando le forme delle costruzioni abitative e lavorative, per creare atmosfere capaci di trasformarne le caratteristiche, il fine e la funzione”.
Per l’occasione della inaugurazione della nuova opera, è stato rappresentata la performance “Care Selve” di Aline Nari, uno spettacolo che voleva essere un invito alla riscoperta della spiritualità della natura.
Quando si ha a che fare con l’arte moderna, è difficile per il grande pubblico capire dove cominci l’arte, dove sia la provocazione, dove sia l’invenzione. Ma anche per l’arte moderna, forse difficile da capire, vale la regola del gusto personale. Può piacere, o non piacere, semplicemente. “Oak barrel baroque” piace (almeno, è piaciuta a chi scrive), colpisce, polarizza la vista nel contesto incantevole delle vigne in cui si presenta come un tempio allo scorrere del tempo e delle stagioni. Se la prima opera di Beutler, basata sull’utilizzo di milioni di cannucce di plastica, sembrava un inno allo spreco, questa nuova opera è profondamente ecologica. Lo è perché è stata realizzata dando nuova vita e nuovo ruolo, funzione, a manufatti, le botti, che altrimenti sarebbero giunte alla fine della loro esistenza. Più che il riciclo, è il riuso a rappresentare la vera scelta di ridurre il più possibile il nostro dannoso impatto nell’ambiente.
La scelta di realizzare la struttura grazie ad incastri e cavicchi nobilita ancora più il materiale usato, anche se una moderna vite che spunta sul retro sembra frutto più di una svista che di una scelta artistica. Peccato, ma come sempre il diavolo si nasconde nei dettagli.
Altro effetto ci ha fatto lo spettacolo che ha accompagnato l’inagurazione: bravissimi Aline Nari, Marco Mustaro e Alice Belardini… ma – permettecelo, non offendetevi – che noia! Troppo lungo, ripetitivo, lento.
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