Scusa, mi vendi Amag?

Il Consiglio comunale di Novi del 30 settembre scorso non è stato avaro di interessi, novità e magari qualche bufala, che sempre si può leggere in qualsiasi aula consiliare. Ma che la “provocazione” avvenisse ad opera di un uomo cauto e prudente come l’assessore Maurizio Delfino è parso ai più non credibile. Perché, cosa è successo nell’aula conferenze del Museo dei Campionissimi, riattata a sala municipale? Come scrive “Il Moscone”, “L’assessore Delfino ‘ribalta’ il tavolo: è Acos che può comprare Amag”.

Perché? Forse Amag è stata messa in vendita e nessuno di noi se ne è finora accorto? E soprattutto, perché si svolgerebbe questa strana disfida di Barletta fuori dallo spazio e dal tempo lanciata da Messer Delfino? Non è stato facile ricostruirlo, ma un po’ d’ordine abbiamo cercato di metterlo.

Acos spa è l’azienda multiutility che serve principalmente Novi e Tortona. All’interno della compagine vi è Gestione Acqua, uno dei gestori dell’ATO di cui anche fanno parte AMAG Reti idriche e il Consorzio Comuni Riuniti di Belforte. I tre soggetti – anche se in prospettiva ogni ATO (Ambito Territoriale Ottimale) dovrebbe avere un solo gestore – curano la rete dell’acqua attraverso un Comitato di Gestione. Lo faranno in virtù di una concessione che scadrà nel 2034. I rapporti tra i soggetti indicati sono definiti con un particolare Contratto di rete stipulato nel 2019.

La disfida parte tutta da qui, cioè dalla richiesta di Gestione Acqua Spa di una supposta “perequazione” fra le parti, fondata sulla maggiore o minore spesa per investimenti sulla rete realizzata in questi ultimi anni. Per il solo anno 2020, la richiesta di Gestione Acqua ad Amag Reti Idriche si aggira sui 2,5 milioni.

Ora, come faccia Delfino – professionista assai preparato sulla finanza locale – a presentarsi ad Amag, che vale circa 125 milioni di euro, per acquistarla, non si sa. Fa parte delle invenzioni di una politica sempre più votata a spararla grossa e poi a lasciarla lì come se non si fosse detto nulla. E il sindaco Cabella come la pensa, visto che se ne è tranquillamente restato zitto? Forse ha sorriso sotto la mascherina?

Domande che attenderebbero risposte serie e non fanfaluche costruite ad arte per un pubblico magari un po’ distratto e che si dovrebbe bere ogni alito di pensiero dei nostri prodi.

Certo è che, in risposta all’infondata richiesta di una perequazione tra le parti, praticamente impossibile da trovare nel contratto di rete, Paolo Arrobbio, Presidente Amag, ha proposto la sua ricetta: acquistare la parte non pubblica di Gestione Acqua, ora in capo ad IREN. Una boutade anche questa? No, se si pensa al referendum sull’acqua che ha sancito come l’acqua sia un bene primario di proprietà dei cittadini. E anche se in questo caso può essere richiamata la differenza fra proprietà delle reti e gestione, un’iniziativa che riporti tutto in ambito pubblico è certamente da ritenere positiva, coerente con il dettato referendario.

Dalla dichiarazione di Arrobbio alla piccata risposta di Delfino, il passo è stato dunque breve. Si possono confondere mele con pere, cioè un contenzioso che non si sa come andrà a finire con un’iniziativa di alto profilo? Delfino lo ha fatto e non può essere farina del suo sacco. Qualche consigliere occulto occorrerà trovarlo, se non altro per dare la dignità che merita a Delfino.

E il contenzioso? Qui siamo nel ramo più profondo dell’italico vizio di delegare ad altri la risoluzione dei problemi. Nel contratto di rete non si parla di “perequazione”, ma di “algoritmo di riparto per gli incrementi di tariffa”. Così a stima non è proprio la stessa cosa: un algoritmo altro non è che una formula, complicata fin che si vuole, per ottenere un dato numerico, in questo caso una tariffa che possa tenere in considerazione gli investimenti e gli interventi di manutenzione sulla rete ed ogni altro indicatore che possa servire per determinare il costo al metro cubo (e accessori) dell’acqua per il cittadino. Ogni soggetto facente parte del Consorzio beneficerà di una quota parte della tariffa unica in ragione degli interventi effettuati. Calcolo complesso, ma che gli uffici di ogni azienda avrebbero potuto fare. Ma quando si vuole esagerare, ecco spuntare il solito consulente ben pagato, in questo caso Utiliteam Co. Srl, che, incaricato dalle singole società (e qui si capisce poco l’interesse di Reti Idriche), redige una relazione e inventa di sana pianta una nuova figura che è quella della “perequazione”, subito cavalcata da Maurizio Delfino per infiammare gli animi dei consiglieri comunali novesi, come se ci si trovasse di fronte ad un duello rusticano e campanilistico e non ad un serio sviluppo di politica industriale.

Capisco quanto sia monotono andar dietro alle questioni tecniche della pubblica amministrazione e delle sue partecipate, ma qui sono in gioco valori come l’acqua pubblica e l’equità fiscale, che non sono proprio quisquiglie da trattare superficialmente. Poi possiamo vivere di battute e presentarci con 2,5 milioni, che non abbiamo ancora e non sappiamo se avremo mai, ad acquistare la corazzata da 125 milioni, ma le nostre probabilità di successo saranno tendenti allo zero. Tanto vale tacere.

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Piercarlo Fabbio

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