Negli scorsi giorni. 6 e 7 novembre sono apparsi su “La Stampa” due articoli, sulla pagina alessandrina (uno a firma di Adelia Pantano, l’altro a firma siglata di A.M.) sul continuo pericolo delle esondazioni del Rio Lovassina che causano disagi e danni ai centri urbani di Spinetta Marenco e, in misura minore a Litta Parodi, oltre a tutto il territorio che si estende tra Novi Ligure ed il fiume Bormida. Specie con riferimento delle stesse esondazioni degli anni 1994 e 2019. Da qui la decisione dello stanziamento di 15 milioni di Euro, nonché della costruzione di una “fossa di laminazione di 4.200 mq.” (fosso che riempiendosi diminuirebbe il volume delle acque scorrevoli nell’alveo del Rio, applicata già ad altre situazioni in Alta Italia compresa Novi Ligure nel 1980 – 81 sull’area artigianale Cipian ad Est della città), rimane la disastrosa situazione che vado ad illustrarti di ben altra e costante gravità di quella esposta negli articoli che qui si richiamano, purtroppo di quasi impossibile soluzione che la possa evitare.
Come è noto, è imprecisa la notazione espressa nell’articolo del 6/11 che riferisce di un Rio Lovassina che “nasce a Novi Ligure” in quanto il lo stesso Rio è debitore di tutte le acque che derivano dal Rio Gazzo, Rio che nasce in Regione Barbellotta, attraversa tutta la città di Novi Ligure da Est ad Ovest attraversando l’abitato, sempre vicino alla linea ferroviaria, in parte a cielo libero, con tanto di inutile diversore, ed in maggior parte nell’abitato con un condotto sotterraneo per almeno 7 Km. e, dopo lo stabilimento Ilva e l’impianto di depurazione, al confine comunale “prende” il nome di Rio Lovassina. (ved. Il P.A.I. Piano di Assetto Idrogeologico del Comune di Novi Ligure redatto da noti geologi di Novi e Tortona).
Orbene sino ad oggi è tutto avvenuto con i difetti del Rio Gazzo (ristrettezze, cambio di condotti di portata, ecc…) e con l’ inclemenza del tempo che sta diventando una costante calamità, ma nulla sarà disastroso in futuro come con l’avvento della ferrovia del Terzo Valico. Sino ad oggi il Rio Gazzo godeva di apporti di scarico della campagna della Regione Barbellotta (luogo di origine) e nonostante ciò, in compagnia della pioggia sono avvenute varie esondazioni (ricordo di persona quella del 1940 o 1942 la cui acqua lambiva il soprappasso ferroviario di Via Mazzini a Novi Ligure). Tra poco di peggio. Saranno costruiti due raccordi ferroviari in galleria dal percorso del 3° Valico ( a – 30 ml di profondità sotto il confine di Novi e Serravalle) alla linea storica passante in città (unica città italiana a volere il passaggio dei treni in città tra tutte quelle che hanno tenuto e terranno le linee fuori dal centro cittadino), il rifacimento dei binari e la costante creazione di pareti antirumore per tutto il percorso, da tutto il percorso e da tutte due i lati, il cantiere di 5 ettari contenente tutti i servizi possibili (dal confezionamento del calcestruzzo, ai depositi di sabbia e ghiaia, dagli edifici di servizio, ecc…) dalle strade e dai piazzali di servizio per triage, da un fabbricato lungo 100 ml accanto alla Novi S.p.A., il tutto, come da progetto RFI, con scarichi nel Rio Gazzo che già oggi riceve gli scarichi (naturalmente bianchi e neri) delle abitazioni della frazione Barbellotta, nonchè quelli del Retail Park posizionata in alto rispetto all’Outlet Mc Arthur Glen) oltretutto foriero di possibili problemi sanitari.
Quindi il Rio Lovassina sarà in posizione di ricevere tutto ciò e non credo che quanto ipotizzato sugli articoli della Stampa, possa essere sufficiente a impedire tutto ciò.
A meno forse di mobilitare alcuni geologi e formare un Piano Generale Idrogeologico di Novi ed Alessandria, visto i soldi che devono arrivare dall’Unione Europea. A meno che i soliti politici di Alessandria non riescano a privilegiarla senza meritare alcunchè rispetto alla catastrofe novese. Campa cavallo!!!!!!!!!
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