Sistema sanitario pubblico, così non si può andare avanti

Alcuni giorni fa “Il Moscone” ha pubblicato un articolo sulla situazione della sanità pubblica in Italia, articolo che ci sembra abbia destato interesse e attenzione; ci fa piacere, visto che l’argomento è fuori dai radar dei grandi media e
della politica da tempo.
Il Sistema Sanitario Nazionale che da tempo si reggeva in un equilibrio precario è andato in crisi sia per quanto riguarda gli ospedali, ricovero e cure, che soprattutto il territorio ossia la prevenzione e le cure primarie.
Tutto prevedibile vista anche la gravità l’ampiezza dell’epidemia ancora in corso, che sicuramente non ha messo in crisi solo l’Italia, ma anche i sistemi sanitari di paesi a noi omogenei. Per decenni le politiche delle Amministrazioni Regionali sia di destra che di sinistra, hanno ridotto gli investimenti sia sugli ospedali che sulle politiche territoriali, sempre promesse e mai mantenute.
Con il termine “razionalizzazione” hanno impoverito e tagliato senza criterio. Forse per adesso le dimensioni del dramma provocato dalla pandemia non sono ancora visibili, lo saranno nel medio termine, quando gli effetti della drastica riduzione dell’attività routinaria, cioè la prevenzione, la diagnosi e la terapia delle altre patologie
che non siano Covid-19 saranno evidenti. Da tempo, inascoltate dalla grande stampa e dalla classe politica, molte agenzie terze hanno denunciato i segni di crisi del nostro sistema sanitario, sia per quanto riguarda l’accessibilità e la qualità delle prestazione erogate sia per il forte impegno finanziario richiesto ai cittadini sotto forma di ticket (da danni circa 30 miliardi/anno) aspetto quest’ultimo che ha avuto un grande impatto sociale ( vedere dati
Gimbe e Crea Tor Vergata) creando una odiosa diseguaglianza nel nostro paese. Nel frattempo la resistibile ascesa del privato è stata impetuosa; nessun preconcetto , anche se noi difendiamo il Sistema Sanitario Nazionale, universalistico, gratuito per gli indigenti (Art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti).
Visto poi che il numero degli italiani che vivono sotto la soglia di povertà sta aumentando senza nessun controllo.
Però parliamone, per capire se esiste un progetto politico che vada in quella direzione. Inoltre, esiste un grosso tema di politica generale che a nostro parere deve essere aperto: la governance regionale e il sistema dei Direttori Generali, che ci pare abbia miseramente fallito.
Così non si può andare avanti.
I Direttori Generali, catapultati sul nostro territorio che non conoscono, pensano solo ai loro obiettivi che guarda caso, riguardano riduzione della spesa, ecc…
Cominciamo a chiedere al Sindaco di Novi quando intende riunire la Commissione Sanità per fare una disamina della situazione ​ ospedaliera e territoriale. Una Commissione dove non ci siano solo i dirigenti della ASL che per ovvie ragioni non possono essere obiettivi. Esiste poi la conferenza dei Sindaci dell’intero territorio della AslAl, 129 Comuni, che l’anno scorso si è riunita solo due volte e una per eleggere il Presidente della Conferenza.
La Conferenza dei Sindaci ha diverse funzioni, importanti:
1) concorre alla definizione degli indirizzi generali di programmazione socio-sanitaria nelle forme e nei termini previsti dai decreti di riordino nonché dalle linee approvate dal Consiglio Regionale;
2) alla definizione, nell’ambito della programmazione socio- sanitaria regionale, delle linee di indirizzo per l’elaborazione del piano attuativo locale
3) alla definizione, di indirizzi e valutazioni sul piano attuativo dell’Azienda Ospedaliera ubicata sul proprio territorio;
4) all’esame e l’espressione di parere sul bilancio pluriennale di previsione e sul bilancio di esercizio nonché l’invio alla Giunta regionale delle proprie osservazioni.
5) esprime il proprio parere sull’operato del Direttore Generale dell’ASL AL e del Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera esistente sul territorio di competenza e la possibilità di richiedere alla Regione la revoca del Direttore Generale dell’ASL AL e del Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera esistente sul territorio.
6) a definire gli ambiti territoriali distrettuali d’intesa con il Direttore Generale dell’ASL.
Ma questi Sindaci, una volta decisi gli ambiti territoriali (i Distretti) si interessano a cosa succede nei loro distretti? Nei loro territori?
Sanno quali ambulatori hanno chiuso?
Sanno quali servizi non ci sono più?
Sanno le difficoltà che i cittadini incontrano per potersi curare?
Non lo sappiamo, visto che si riuniscono così poco.
Bene, sarebbe ora che ciascuno di noi ponesse queste domande al proprio Sindaco.​

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Concetta Malvasi - Giacomo Orlando

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