Anche l’anno appena passato ci ha messo di fronte a una realtà che purtroppo non può più essere considerata una tendenza ma un proprio e vero indirizzo di una popolazione che per molteplici ragioni, limita la procreazione. Nella nostra città, a fronte di 150 nascite, si sono verificati 364 decessi. È pur vero che molti decessi sono da attribuire alla pandemia ma è altrettanto vero che il 40% delle nascite sono ascrivibili alla popolazione straniera che rappresenta il 15% dei residenti.
La nostra comunità diminuisce in modo costante e irreversibile e, in modo piuttosto veloce, modifica l’etnia. Non che quest’ultima condizione sia negativa se il sistema di integrazione funziona…
L’intenzione non è di soffermarci sugli effetti ma sulle cause per cercare di capire cosa induce la nostra popolazione a ridurre costantemente le nascite. Cause che sostanzialmente sono da ricercare nel sistema economico che ha reso eccessivamente oneroso sostenere la crescita di figli. La struttura della famiglia si è modificata, con molteplici doveri e obblighi che gravano sui genitori, in un’ottica educativa che prevede strutture e infrastrutture non alla portata di tutti. Tutto riconducibile al reddito delle famiglie, non adeguato per il ceto medio basso, mentre per quello medio alto è tutt’altro decorso. E’ risaputo che per una certa classe di “signori”, la scarsa procreazione è sempre stato un motivo di status quo.
Il primo impatto lo si ha dalla sanità: come inizia la fecondazione, bisogna mettersi nelle mano di un ginecologo per essere certi che la gestante e il nascituro procedano in buona saluta e di una ostetrica per essere tranquilli che tutto vada per il verso giusto. Il costo è tutt’altro che esiguo, sempre che non ci siano complicazioni.E’ pur vero che è previsto il pediatra della cosiddetta mutua per il nascituro, fino a una certa età, ma c’è da sperare di non dover ricorrere a specialisti , nel qual caso bisogna mettere mano al portafoglio.
La sanità privata si presta a facile guadagni e attrae come il miele gli operatori del settore pubblico. Naturalmente è facile intuire dove si esprime il massimo impegno e quando si tratta di salute, si è disposti a tutto pur di avere il meglio dall’assistenza . Se poi si tratta della salute del figlio, qualsiasi sacrificio viene sostenuto pur di evitare i lunghi tempi di attesa che impone la sanità pubblica. Sembra che ci si voglia indirizzare verso il privato, e non è che la sanità pubblica non costi niente. I tickets non sono proprio irrilevanti pur con tutti i disagi dei tempi di attesa.
Si presenta il problema di conciliare il lavoro con i molteplici compiti di mamma e papà. I nonni sono la prima fonte di sostegno, ma abbiamo preso l’abitudine di accantonarli nelle case di riposo, non abbiamo tempo per accudirli e poi vogliamo essere indipendenti, quindi è necessario l’asilo materno . Arriva il tempo della scuole con tutte le problematiche e i costi che ci sono dietro. Infine arriva il tempo dell’impiego, dovrebbe portare sollievo ma come è risaputo attorno al 30% di queste leve non trova occupazione. Naturalmente i genitori devono provvedere per amore certamente ma anche per obbligo legale, in ossequio a intricate normative.
Il futuro appare sempre più incerto, le crisi economiche sono dietro l’angolo. Adesso si presenta quella energetica a peggiorarne le prospettive; frutto di una inefficace programmazione. Per ovviare si è reagito con l’aumento delle bollette che si trascina dietro tutto il comparto economico. Un vero salasso, mentre i salari non crescono da vent’anni , anzi sono addirittura diminuiti. E’ un’anomalia tutta nostrana.
Nell’immediato mettere al mondo dei figli sarà sempre più costoso e questa è una certezza, le coppie che vogliono mantenere un certo decoro di vita saranno ancora più scoraggiate.
La politica dovrebbe pianificare a lunga scadenza, per assicurare condizioni di stabilità, fra cui le basilari fonti energetiche, e tutti quegli indirizzi che danno sicurezza per affrontare un futuro fiducioso e sereno; sulle basi di prospettive d’inserimento di ricambi generazionali per garantire una armoniosa evoluzione sociale è invece silente, colpevolmente confusionaria , direi perfino inadeguata .
Brancolano in caotiche discussioni di intenti, con provvedimenti temporali, quanto settoriali, tamponano situazione di emergenza, sempre più complesse ma di bassa bottega, mentre dimostrano tutta la determinazione e l’acume possibile nel difendere lo status quo con provvedimento a protezione della loro aurea posizione.In queste condizioni ci vuole coraggio e incoscienza per mettere al mondo dei figli e quello che non manca agli immigrati? Vuoi vedere che in fondo in fondo è proprio la strada più facile ?
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Un commento su “Calo delle nascite: ci vuole coraggio e incoscienza per mettere al mondo dei figli”
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Una volta si diceva,dove si mangia in due si mangia anche in tre…se si ha la voglia di una famiglia con figli,non ci sono problematiche che possono impedirlo.Piuttosto la tendenza a procreare si è spostata in età oltre i 35 anni,visto che molti giovani rimangono in famiglia mediamente fino a quell’età.
Purtroppo le incertezze sul futuro,sul lavoro e su un precario equilibrio sociale fanno la loro bella parte in negativo.