Sulla volontà della giunta novese di affidare l’incarico ad Acos di realizzare uno studio di fattibilità per la realizzazione di un inceneritore di rifiuti in città abbiamo chiesto un parere a Mauro D’Ascenzi, che non solo è stato per decenni l’amministratore delegato del gruppo, ma ha ricoperto anche la carica di presidente nazionale di Federgasaqua poi di Federutility e di Utilitalia: la “Confindustria” delle aziende che gestiscono i servizi locali di energia, gas, acqua e rifiuti. E’ ritenuto un esperto del settore ed è, dopo l’uscita da Acos, consigliere strategico di grandi aziende italiane e straniere.
«Non voglio entrare nel merito della querelle inceneritore sì inceneritore no – ci ha detto D’ascenzi – Ho già espresso la mia opinione e lo farò in futuro se sarà utile. Mi pare, però, che anche su tale tema ci sia un dato costante che riguarda questa amministrazione comunale: continua a confondere il ruolo della politica con la gestione di una impresa, anche se a prevalente partecipazione pubblica. E mi pare non abbia le idee molto chiare sulle strategie da adottare per i diversi servizi locali».
Spiegati meglio…
«Da quel che ho capito vorrebbero che Acos spendesse 100.000 euro, per far realizzare da altri professionisti uno studio di fattibilità dell’impianto. Non parliamo di bruscolini.
In primo luogo va detto che i comuni posso dare degli indirizzi, certo, ma lo debbono fare attraverso l’organo di cui fanno parte, cioè attraverso l’assemblea, in concorso o anche in contrasto con gli altri soci. Non è una questione di forma, ma di sostanza. Vuol dire che un’azienda dipende dai soci e non dai partiti che di volta in volta compongono una maggioranza consigliare.
In secondo luogo, si possono dare degli indirizzi strategici, ma – mi chiedo – è legittimo che un comune, anche se socio, voglia imporre ad una società di assumersi dei costi? Nessun socio può chiedere ad una azienda di sobbarcarsi delle spese per proprio conto. Gli altri soci potrebbero con buon diritto ribellarsi e fare azione di responsabilità nei confronti degli amministratori che hanno eseguito questi ordini a mio parere illegittimi».
Quindi secondo te gli stessi amministratori di Acos si espongono a dei rischi?
«I casi sono due: o la società ritiene questa una opportunità su cui vale la pena investire, e ne ha pienamente diritto, Ma allora non si capisce cosa c’entri l’indirizzo dei partiti della maggioranza novese. Acos può assumersi le responsabilità e i rischi che si assume qualunque imprenditore. Oppure, l’interesse prevalente è quello dei consiglieri comunali. E allora questi soldi li facciano spendere al proprio comune, assumendosi loro le conseguenze che ne derivano. Del resto in Italia ci sono 7.904 comuni, di tutti i colori possibili. Il nostro è l’unico che sgomita per impiantare un inceneritore che tratti soprattutto i rifiuti degli altri. Siano coerenti con questa loro peculiarità. Vorrà dire che qualora l’iniziativa andasse in porto , Acos potrebbe subentrare e rimborsare al comune i 100.000 euro».
Quindi la risposta è sì: i vertici di Acos rischiano?
«Vorrei ricordare che qualunque amministratore di una società nel momento in cui è nominato cessa di rappresentare gli interessi del singolo socio, ma rappresenta esclusivamente quelli della sua società. Tanto più che mi pare di capire che questa cifra, piuttosto ingente, qualora il piano regionale prevedesse una diversa soluzione per il trattamento dei rifiuti, sarebbe buttata via. Naturalmente non tutte le ciambelle riescono con il buco e può succedere che un investimento, nonostante i migliori propositi, risulti in perdita. Ci sta. Ma in questo caso risulterebbe errato doppiamente. Sia in quanto imposto dall’esterno e sia perché viene deciso quando ancora non si conosce il piano regionale dei rifiuti».
Ma la lega dice che bisogna farlo prima per farsi trovare preparati.
«E si spendono 100.000 euro? I parametri sono ormai standard, anche se in evoluzione. I costi noti. Non ci vuole molto ad avere un’idea di massima sull’impatto economico-ambientale e sui suoi ritorni. Qualunque azienda del settore è in grado di calcolarli con una certa approssimazione. Ma in modo tale da fornire comunque un quadro sufficiente per trarne le dovute valutazioni».
Insomma, tiri le orecchie agli attuali amministratori di Acos?
«No, loro fanno il loro mestiere: cercano di cogliere delle opportunità. È una certa politica che fa il mestiere sbagliato».
Se ci fossi stato tu forse lo avresti fatto senza tanto clamore…
«Il clamore è stato imposto dalla Lega. I miei collaboratori, dirigenti di grande valore, mi costringevano prima di tutto ad approfondire con discrezione ogni argomento e a studiarlo bene. Poi ho imparato che se una cosa la vuoi fare devi sperare che non diventi oggetto della propaganda elettorale».
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