“Art. 36. Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionale alla alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a se e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita per legge”
Straordinario concetto di equità sociale che dovrebbe garantire i lavoratori con la legge costituzionale . Preminente su tutte le altre leggi ordinarie , sia nazionali che regionali.
Questo, purtroppo a livello di principio ma nell’applicazione pratica, il concetto retribuzione lavoro si scontra con la realtà contingente e applicato alle necessità sia implicite che esplicite .
La globalizzazione a delimitato il rapporto di lavoro di mortificante imposizioni, nel confronto concorrenziale che, di fatto lo sottopone a continua compressione, riducendo il dettame costituzione dell’art.36 ad una insignificante promulgazione di principi.Questo per molteplici motivi: alcuni pertinenti e oggettivi, altri , troppi. Impertinenti e soggettivi riconducibili a motivi speculativi. Le motivazioni pertinenti si realizzano in un quadro economico oggettivo, nel quale, l’inflazione rimane stabile e le retribuzioni sono stagnante per contenere la concorrenza commerciale nel contesto di globalizzazione dovendo competere con Nazioni in cui il costo del lavoro , incide in modo modesto sulla produzione.
Sempreché gli aumenti delle spese correnti primarie e le fisse: bollette utenze , sanitarie e spese di locomozione, siano stabili e non comprimano altre necessità. I problemi diventano esecrabili quando gli aumenti sono dettati da presupposti soggettivi e assumono un aumento strisciante delle spese corrente, ad opera delle Istituzioni, nazionali e locali. Gli aumenti costanti dei servizi e operazioni non sempre rapportate a reali necessità o espletati con poca oculatezza, sono scaricati sulla popolazione determinando una maggiore pressione di spesa, non compensata da un indice proporzionato di aumento delle retribuzioni. Questo genera condizioni di disagio e se eccessivamente accentuate, aumentano la povertà nelle classi al limite e miseria per quelle oggettivamente più fragili a cui verrebbe a mancare quel minimo necessario per la sopravvivenza.
Da notare che nel nostro paese la retribuzione del lavoro dalla prima decade del nuovo secolo non ha subito significativi aumenti, anzi addirittura l’indice remunerativo ha subito una flessione significativa (-3,5%) non così si può dire degli aumenti dei costi, mentre negli altri paesi della comunità ci sono stati aumenti significativi per le retribuzioni.
Oggigiorno per ragioni contingenti l’inflazione ha fatto un salto gigantesco, si sta avvicinando velocemente alla doppia cifra, la produzione ristagna, il lavoro è letteralmente sconvolto, preda da realtà speculative che ribaltano completamente i dettami costituzionale dell’art.36.
Le ragioni edotte sono diverse, tutte riconducibile ad una gestione non molto oculata. Purtroppo le previsioni sono drammatiche, in relazione alla posizione belligerante del nostro paese per il sostegno alla Nazione Ucraina , invasa da quella della Federazione Russa. Ciò, renderà esplosivo il costo di approvvigionamento delle risorse energetiche, necessarie per della nostra produzione e non solo. Non si intravede nulla di buono e sotto traccia persiste ancora la minaccia, reale dell’epidemia da Covid che, non può essere sottovalutata.
In queste condizioni il lavoro e la relativa retribuzione sono a rischio di ulteriore riduzione. C’è da sperare che le Istituzioni abbiano il buon senso di impedire almeno comportamenti speculativi e illeciti arricchimenti, ma in un paese dove la corruzione non rappresenta un ostacolo morale è tutt’altro che attuabile.
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