Muliere: a Novi servono le primarie per rilanciare il nostro rapporto con i cittadini

A pochi giorni dalla delusione elettorale che il Partito Democratico ha subito alle elezioni politiche, molti si sono lanciati in analisi della sconfitta e strategie per riportare alla vittoria il centro sinistra. 

Ho incontrato Rocchino Muliere all’indomani del risultato elettorale, e abbiamo fatto una lunga chiacchierata sull’esito del voto, e sulle prossime elezioni amministrative. 

Ne è uscita l’intervista che potete leggere di seguito: 

Il paese va a destra, oppure è la sinistra che non riesce più a intercettare il consenso?

«L’una e l’altra cosa. Noi, e mi riferisco al Pd, da un lato non siamo stati in grado di intercettare i bisogni dei cittadini e di dare delle risposte, dall’altro non siamo riusciti a fare arrivare le nostre proposte ai cittadini stessi. Qui si è aperto il fronte della destra, che è riuscita in un modo che da un lato è “populista” e dall’altro è solo propagandistico, a intercettare l’umore delle persone e quindi il paese si è spostato verso quelle posizioni. Il problema che noi abbiamo, come centro sinistra, è quello di essere in grado di dare delle risposte e di intercettare i bisogni dei cittadini e per farlo occorre cambiare, e molto». 

In che modo? 

«C’è bisogno di tante cose, non solo di una. La questione delle alleanze è importante, ma non penso che sia l’unico nodo. Il tema più urgente è che cosa propone il centro sinistra al paese, ai problemi dei cittadini, e in quale modo noi riusciamo a farci capire da loro. 
Da questo discendono molte cose: cosa vuol essere il Partito Democratico, in quale coalizione, se il Pd è un partito oppure è un’altra cosa. Sono tutto domande a cui occorre dare una risposta, non solo da parte del Pd ma da tutto il mondo che sta attorno ai problemi dei cittadini e dei lavoratori, quali ad esempio i sindacati. È ovvio che a questo punto dobbiamo fare un congresso, ma spero che sia un congresso che parli di idee, di progetti, di programmi. Di una prospettiva che noi vogliamo dare al paese, al centro sinistra e al Pd». 

Intanto, ci sono 5 anni di opposizione di fronte…

«Oggi siamo chiamati ad un compito importante: fare l’opposizione ma al contempo riorganizzare il campo del centro sinistra per il futuro. Io non vorrei che arrivassimo ad un congresso che parli di nuovo di nomi, di uno o dell’altro. Dobbiamo smetterla di legare le idee alle persone, e dobbiamo cominciare a legare le persone alle idee. Lo ripeto, abbiamo bisogno di in un congresso democratico dove si parli davvero di politica e non della collocazione di un persona o dell’altra. Se ridurremo la discussione a chi deve fare il segretario del Pd, senza prima parlare di idee, proposte e programmi, faremo un errore gravissimo. Un errore che peraltro abbiamo già fatto, ed ora ne raccogliamo i frutti».

Mentre il Pd farà il suo congresso, i novesi saranno chiamati a eleggere il nuova sindaco. Anche qui si parla molto di nomi, forse meno di contenuti.

«A Novi dobbiamo riorganizzare il campo del centro sinistra, ma questo è un processo già avviato. Il lavoro che abbiamo fatto all’opposizione è stato importante, si è aperto un confronto che sta andando avanti con il Movimento 5 Stelle. Con loro ci siamo detti che è fondamentale trovare prima di tutto un’intesa sui programmi, sulle cose da fare, sul progetto di città. Con loro, e ovviamente con tutte le altre forze che già fanno parte della nostra coalizione. Io credo che ci sia la disponibilità da parte di tutti ad aprirsi a confrontarsi è questa deve essere la parola d’ordine: il centro sinistra si deve confrontare con la città, ascoltare, e da questo confronto devono nascere le idee di governo per il futuro di Novi. Prima di tutto quindi, prima di parlare di nomi, occorre un lavoro di riorganizzazione del centro sinistra allargato, legato al progetto di città e ai programmi. 
Questo lavoro è fondamentale per avere una coalizione che “tenga”, e non solo un accordo elettorale. Sul programma, sulla sua chiarezza e sulla sua condivisione si baserà il futuro della città e per farlo sarò fondamentale aprirsi a tutte le forze sociali della città che esprimono delle idee e che vogliono dare un contributo». 

Va bene, ma prima o poi bisognerà scegliere anche il candidato sindaco chiamato a realizzarlo.

«Ho un’idea precisa sul metodo, prima che sul nome. Noi abbiamo perso tre anni fa, dopo tanti anni di governo della città, per una serie di motivi legati anche, ma non solo, al momento politico nazionale. Tra le ragioni della sconfitta ci sono anche scelte, mancanze ed errori del centro sinistra, perché quando si perde la responsabilità prima di tutto è di chi ha perso. 
Quindi, io credo che proprio per quella sconfitta, e per il risultato delle elezioni politiche di domenica sia fondamentale chiedere ai cittadini di indicare il nome del nostro candidato, attraverso delle elezioni primarie di coalizione». 

Ma c’è chi teme che le primarie possano generare tensioni e scontri all’interno della coalizione e del Pd stesso.

«A chi ha questi timori rispondo ricordandogli che le abbiamo già fatte senza che questo succedesse, perché so che a Novi abbiamo la forza e la capacità di organizzare primarie con correttezza e serietà e sono anche sicuro che ci sarà una ottima risposta da parte dei cittadini. Il mio timore, invece, è che senza primarie democratiche si scelga il candidato all’interno delle stanze dei partiti, un candidato che poi avrà difficoltà a rapportarsi con i cittadini. Chiamare i cittadini alla partecipazione è un esercizio democratico che fa sempre bene, a tutti, e io credo che sia la strada migliore per portare all’affermazione il centro sinistra. Le primarie sarebbero tanto più importanti se la coalizione dovesse allargarsi al Movimento 5 stelle o ad altre forze politiche,in modo da dare una legittimazione popolare alla coalizione». 

Qualcuno dice che dopo la prova di governo leghista, la vittoria alle amministrative il centro sinistra l’ha già in tasca. 

«In politica, e a Novi in particolare, non c’è mai nulla di scontato. Il centro destra ha mostrato un evidente fallimento sul piano politico, ma si vota tra 8 mesi (se verrà confermata la data di maggio) e tutto può succedere. Ci sono tre questioni da affrontare da domani: la costruzione del programma, della coalizione, e l’individuazione del candidato sindaco. Il metodo, lo ripeto, deve essere quello dell’ascolto, della partecipazione e delle primarie di coalizione. Basta pensare all’evento organizzato il primo agosto al circolo Ilva, alla partecipazione che abbiamo visto in quell’occasione di tanti cittadini che sono venuti non solo ad ascoltare, ma anche a dire la loro. Una partecipazione che non era per nulla scontata, che ci ha dimostrato che la partecipazione c’è, basta cercarla, basta aprirsi alla città. Come fai a coinvolgere i cittadini nella stesura del programma, nella campagna elettorale, senza voler fare le primarie, che sono – o dovrebbero essere – nel Dna del PD»? 

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andrea vignoli

Giornalista, scrittore, insegnante.

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