Il Moscone ha ripreso nei giorni scorsi il tema della presenza delle mafie nella nostra Provincia, tema che alcuni media locali avevano trattato nelle scorse settimane, a seguito della pubblicazione della relazione semestrale che la Direzione Investigativa Antimafia ha presentato al Governo.
Giustamente l’autore dell’articolo fa notare ai suoi colleghi giornalisti, ed ai lettori, che il rapporto della Divisione Investigativa Antimafia dedica ampio spazio alla presenza delle mafie in Piemonte e nella Provincia di Alessandria, presenza che ormai da 11 anni e cioè dall’Operazione Minotauro del 2011 è stata accertata anche giudiziariamente, per cui non si può più parlare di “infiltrazioni” ma di un vero radicamento, soprattutto della ‘ndrangheta, in tutte le Province piemontesi compresa Alessandria.
Per noi di Libera non è una novità apprendere, ad esempio, che la ‘ndrangheta ha “interessi” rispetto al fiume di denaro che è già stato speso ed ancora arriverà per il completamento dei lavori del Terzo Valico dei Giovi. Insieme a Libera Liguria abbiamo realizzato un dossier dal nome “Arka di Noè” dedicato a questo tema, e continuiamo a monitorare la situazione.
Dal 2011, anno in cui oltre all’operazione Minotauro vi sono state altre iniziative giudiziarie in tutto il Nord, compresa quella denominata “Albachiara” che ha fatto emergere l’esistenza di una locale di ‘ndrangheta nel basso Piemonte con base a Bosco Marengo, si sono susseguite inchieste, sequestri, confische, processi che spesso hanno avuto origine da Uffici Giudiziari o investigativi diversi da Alessandria ma hanno coinvolto persone, aziende, imprese attività ed immobili sul nostro territorio.
Le forze dell’ordine, a livello provinciale, la magistratura, le altre Istituzioni quali la Prefettura sono particolarmente attente negli ultimi anni, specie nei confronti di fenomeni quali l’usura, l’estorsione e, appunto, i tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti pubblici, nella sanità e da ultimo nella gestione dei fondi del Pnrr.
Quello che forse continua a mancare, quindi, è la consapevolezza della cittadinanza, la sottovalutazione del fenomeno anche da parte delle categorie produttive, delle associazioni, e talvolta anche degli Enti Locali. Basti pensare che in Provincia esistono moltissimi beni immobili confiscati in via definitiva e di questi solo “Cascina Saetta”, nel Comune di Bosco Marengo, è stato assegnato e destinato al riutilizzo sociale, come prevede la Legge 109/96.
Ad Alessandria, a Valenza, Albera Ligure, Sant’Agata Fossili vi sono immobili che attendono da anni di essere assegnati e destinati, mentre gli immobili di Sale ed uno di Tortona sono stati finalmente assegnati pochi mesi fa e ci auguriamo che si definisca rapidamente il percorso di destinazione a fini sociali.
Per avere maggiori informazioni, il sito di Libera Alessandria e quello di Libera Piemonte forniscono tutti gli approfondimenti sui processi, le inchieste e la situazione dei beni confiscati.
Paola Sultana – referente provinciale di Libera – Associazioni, nomi e numeri e contro le mafie
(nella foto, Cascina Saetta a Donna vista dall’alto)
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