Ragionando su quello che sta succedendo c’è da rimanere sgomenti: il caro energia e con esso, tutto quello che direttamente o indirettamente ci gira attorno, assume dei rincari che difficilmente potranno essere sostenuti soprattutto da quella parte di popolazione a reddito fisso medio basso, e dalle imprese che non sono in condizioni di scaricare sull’utente i maggior costi.
La colpa viene attribuita all’aumento delle quotazioni del gas, conseguente della guerra tra la Federazione Russa e l’Ucraina. Naturalmente è opinione comune che la responsabilità sia tutta del fanatico premier russo, che ha invaso il territorio Ucraino. Tralasciamo le motivazioni e le ragioni, le quali hanno sempre tre versioni: ”la mia, la tua e quella giusta”, e concentriamo l’attenzione sui rincari.
Ci dobbiamo porre una domanda molto semplice: è tutta colpa della guerra o semplicemente è un modo volutamente riconducibile allo stato di belligeranza per mascherare e rendere ininfluente quelle poche regole di controllo che ancora possano essere messe in atto, doverosamente quando severamente, dal governo per limitare le drammatiche conseguenze speculative? In un mercato impazzito e fuori da ogni controllo? Oh! Assistiamo invece ad una vera e propria deriva, dove tutto, improvvisamente diventa carente, nel mercato se non addirittura indisponibile, e poiché l’inverno è alle porte, tutto ciò che è necessario per riscaldarsi diventa più di ogni altro oggetto del più esecrabile raggiro speculativo?
E’ il classico metodo neoliberista dove ognuno approfitta del momento e dell’assenza, di regole certe e di una politica asservita per arricchirsi a spese di altri.
E’ che a causa delle ostilità, è aumentata la riduzione di approvvigionamento del gas? Ma cosa c’entra il pellet, combustibile alternativo per il riscaldamento domestico, che è triplicato, mentre in tutte le altre nazioni l’aumento si è stabilizzato attorno al 10 -15%. Il legno è venuto a mancare solo da noi, eppure i boschi abbondano, anzi vanno facilmente a fuoco. Eppure il consumo di pellet era stato favorito sia dalla pubblicità sia con incentivi per favorire l’acquisto della stufa o caldaia in un concetto di risparmio e di sostenibilità ambientale. In effetti un certo risparmio lo consentiva ma una volta che il consumo si è esteso, alla prima occasione i concetti neoliberismi scattano puntualità come una trappola.
Non è molto dissimile lo stratosferico aumento del costo dell’energia elettrica almeno per quella parte che riguarda la produzione con le forme alternative, tipo pannelli solari, eoliche casalinghe. pompa di calore e altri sistemi che non includano il consumo di fossili. Da oltre vent’anni abbiamo la disponibilità di tecnologie alternative che possono permettere ad un edificio di essere completamente autonomo dal punto di vista energetico. Utilizzando le fonti alternative che permettono una notevole economia per gli utenti, e consentono di limitare il consumo dei fossili con grande beneficio e salvaguardia ambientale con un costo contenuto. Invece ci hanno costruito attorno tutta una serie di complicazioni e pastoie burocratiche.
Hanno reso questo percorso complesso e non vantaggioso. All’origine c’è sempre un mix di uno stato che vuole disciplinare tutto contrapponendosi al liberismo e limitare la semplificazione della libera iniziativa e nel contempo favorire le furbizie del neoliberismo.
La burocrazia è un altro costo aggiuntivo oltre al perditempo, ma in questo ne abbiamo una predisposizione naturale; è una caratteristica tutta nostra, quella di complicarci la vita anziché semplificarcela. La classica frase : “metti un berretto in testa ad un posteggiatore e lo trasformi in un gendarme”
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