Per fare gli auguri ai Lettori del Moscone, abbiamo trovato questa bella poesia in dialetto novese pubblicata in occasione del Natale del 1922 dal settimanale “Il Messaggero di Novi”.
Ci rimanda ad un Natale di un secolo fa, in cui tanto è cambiato, ma tanto è ancora attualissimo. Il piacere di stare insieme in allegria, il piacere delle buona tavola, le risa dei bambini. Il Natale in fondo è questo, e non cambierà mai.
Colpisce nella poesia, firmata da “Fichétu” che il piatto più atteso del pranzo natalizio sia il torrone Pernigotti. Segno di quanto l’azienda è radicata nella città e nella sua storia. Godetevela, prima in dialetto e poi in Italiano, e scusateci eventuali errori di traduzione.
Buon Natale a Tutte e Tutti!
U disno d’Natole
U fa fredu, u brèinna, u zèra,
l’è Natole, i-v n’acurzài?
l’è a giurnò dà bonna ciera,
tuti i ria, cl’è ’n piazài.
Tuti queli ch’èrnu feura
i son gnui da i so vegi,
zuni e vegi, nona e neura
‘ncheui i son tuti paregi.
Oura i stan d’aturnu a-a torà
bein purghè, tuti in massa;
Ciaciaranda mèn chi pora
per pudài sbate a ganassa.
I dui vegi là zu in fondu,
cunturnè dai pu pcinèinni,
incù e lètre sut’a u tondu,
i son turno cmè fiurèinni.
I pu grandi ataca a-a more,
ca sì mira sudisfata;
e e zunòte ataca a-e pore,
cu prensipia a gnighe a plata.
I fiuloti i smia pu brovi;
tuti i toza, tuti i spéta:
quorchedèun u guacia i trovi;
ma però ’nseun u-s’inchieta.
A mèz boto us vena au sodu,
’neu n’aplouzu prolunga:
gnucheteinni in ter brodu
tuti fati da-a mumà.
Peu u cuntinua d’in cuzèinna’
a gni er pèssu e peu e capòn
l’immancabile bibèinna,
’ncu a mustorda li ’d’Buvon.
Si, ma quel cu tira a gura
ai peinèinni cmè ai zunoti
chi l’aspèta za da n’ura
l’è u “Turon id Pernigoti!”
Quel Turon ben marmurà,
cu-t deslàingua sut’ a-i dainti,
stognu, secu, e prufumà,
cu va zu emè i zuramàinti.
E fini ’d diznò u s’ataca
a criò, a rie a zugò
Siansa chiète e sainsa fiaca,
Cmè u flussa u di ‘d Carvò.
Giurnò ‘d poze! ‘D feura u s’veda
Eugi lustri e facc’ cuntainte
òura a-a fome inseun un ghe creda
e u-n se trema n’assidàinte
Il Pranzo di Natale
Fa freddo, brina, gela
È Natale, ve ne accorgete?
È la giornata della buona cera
Tutti ridono che è un piacere
Tutti quelli che eran fuori
Son venuti dai loro vecchi
Giovani e vecchi, nonna e nuora
Oggi sono tutti uguali
Oggi sono attorno alla tavola
Ben purgati e tutti in massa
Chiacchierando il meno possibile
Per poter sbattere la mandibola
I due vecchi laggiù in fondo
Contornati dai più piccoli
Con le lettere sotto al piatto
Sono tornati come bambini
I più grandi vicino alla madre
Che li guarda soddisfatta
Le giovanotte accanto al padre
Che comincia ad esser pelato
I ragazzi sembra più bravi
Tutti tacciono, tutti aspettano
Qualcuno guarda i travi
Ma però nessuno s’inquieta
Alla mezza si viene al sodo
È un applauso prolungato
Gnocchetti in brodo
Tutti fatti dalla mamma
Poi continua dalla cucina
A venire il pesce e poi il cappone
l’immancabile tacchino
Con la mostarda di Bovone
Sì, ma quel che tira la gola
Ai piccolini come ai giovanotti
Che lo aspettano già da un’ora
È il torrone di Pernigotti
Quel torron ben marmorizzato
Che si scioglie sotto ai denti
Stagno, secco e profumato
Che va giù come i giuramenti
E finito di mangiare si attacca
A gridare, ridere e giocare
Senza quiete e senza fiacca
Come fosse carnevale
Giorno di pace! Fuori si vedono
Occhi lustri e facce contente
Ora nessuno crede alla fame
Non si trema per un accidente
L’immagine di copertina è di un dipinto di Marino Di Fazio (2004)
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