Museo vo’ cercando/2: “Attendiamo, con in cuore liete speranze”

Continua la rubrica “Museo vò cercando” – una settimana fa abbiamo presentato il primo di due articoli consecutivi dal “Messaggero di Novi” del 1937, in cui un autore ancora anonimo, firmatosi A. D., sosteneva la necessità di istituire un Museo Civico novese e stilava un elenco di cosa avrebbe dovuto conservare al suo interno. 

Nel seguito, pubblicato il 7 agosto, l’autore si sofferma sul problema della sede, suggerendo, inizialmente, che la biblioteca (al tempo situata presso le scuole di viale Saffi, dove pare che già allora non ci fosse «più posto nè pei libri nè pei lettori» – viene collocata nel secentesco Convento delle Clarisse in via Marconi solo nel 1999) e il museo potessero diventare «tutt’una cosa [poiché] armonizzano insieme, si completano a vicenda e vanno bene spesso abbinati». 

Ma in realtà, l’autore giudica la questione del locale di «ordine secondario. Perché ciò che preme maggiormente, ciò che urge davvero è di mettere in salvo tutto quanto rimane e rischia di finir malamente, come in parte è finito. […] Basterebbe intanto un magazzino».

Sicuramente quest’ultima affermazione non entusiasma i conservatori di beni culturali, né gli storici dell’arte, oggi come allora, ma l’autore sente l’urgenza di trovare una soluzione almeno per riunire il materiale, sostenendo che quello sia il «tempus agendi». 

«Saranno queste idee e proposte, già vecchie del resto e che noi risuscitiamo e molti già condividono, destinate a cadere nel vuoto, vale a dire dovrà Novi continuare a vivere nel suo e del suo secolare indifferentismo, mentre ciò che è di fatto italiano è in pieno rigoglio, tutto aspira a vita nuova, tutto, e tutti, cercan porsi al livello che il nostro tempo ci impone con i suoi esempi dall’alto, con i suoi limiti senza limiti, i suoi sforzi sempre più tesi, le sue conquiste sempre più ardue?».

Non si tratta di retorica, dal momento che, per esempio, già allora Tortona aveva un museo e Voghera vi stava provvedendo, ma per Novi questo continua a essere un miraggio; eppure A. D. ha una visione più ampia e ben precisa – e ancora attualissima – che vede la nostra città diventare «un centro turistico d’importanza», un punto di riferimento per il territorio circostante, il cosiddetto Oltregiogo, proprio a partire dall’istituzione di un Museo Civico e dal potenziamento del centro storico. 

«Ma noi non valorizzeremo soltanto i nostri dintorni, suppongo. Gli ospiti dovranno trovare anche qui, nel centro stesso, molti di quei comodi che vanno ora cercando di fuori; alle attrattive naturali andranno aggiunti, speriamo, vantaggi materiali e morali; con la consapevolezza del nostro passato, e solleciti del nostro avvenire, daremo un volto a Novi che appaghi l’ospite curioso anche in questo campo del bello. Storia, arte, cultura».

Cosa altro aggiungere a queste parole?! Cosa desiderare di più per la nostra città?! Eppure dopo un secolo siamo ancora qui a domandarcelo e ancora oggi «attendiamo, con in cuore liete speranze». 

Link al testo completo: 

https://www.giornalidelpiemonte.it/dettaglio.php?testata=Messaggero%20di%20Novi&data=1937/08/07

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Elena D’elia

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