Novi Ligure: un nuovo museo o un museo nuovo?

Novi, dalla seconda metà del secolo scorso, ha cambiato la sua connotazione, da centro industriale e manifatturiero è diventata, grazie alla nascita di attività del terziario, in particolare alle aziende vitivinicole del territorio, un centro turistico che attrae visitatori dai paesi più disparati.

Il motto della città: ”In novitate vivam” (Rinnovandomi vivrò) rappresenta la forza ma anche i limiti di questa cittadina del Basso Piemonte. Della grandezza del passato, rinnovandosi, ha dimenticato di conservare e mostrare ai posteri le sue vestigia.  Nel secolo d’oro, era conosciuta, nel mondo, per le fiere di Cambio; nel settecento il “bianco di Novi”, la seta più candida che si potesse ottenere in natura, quotava il prezzo di questo tessuto sul mercato di Londra. Inoltre chiese, confraternite, associazioni culturali e privati tuttora conservano un immenso patrimonio artistico. Parte dell’arte sacra novese è stata restaurata e collocata presso il Museo del Ciclismo.

La fruibilità di questo tesoro, penso, ad esempio, alla pinacoteca Peloso, collezione privata, che pare contenga una pala fiamminga di inestimabile valore, è praticamente impossibile. 

La precedente amministrazione, l’ultima non riusciva neppure a fare fronte agli interventi di ordinaria amministrazione, aveva individuato in Palazzo Pallavicini, in via Paolo Giacometti, una eventuale collocazione per una pinacoteca civica. Adesso, che si sta restaurando il piano nobile di Palazzo Dellepiane, sarebbe interessante prendere in considerazione questo edificio per dare alla città il salotto che merita.

Un progetto presentato, dall’associazione “Laboratori d’arte” da me presieduta, e premiato, qualche anno fa, da Noviterzapagina, conteneva l’idea di ridare al Palazzo il suo antico giardino, con bar, bistrot che offrano i prestigiosi prodotti del territorio come i dolci, la cioccolata ed i vini.

Si immaginava di collocarvi un museo diverso da quelli istituiti nell’ottocento e mai rimodernati. Non polverosi ammassi di oggetti ma aperto ai laboratori tematici per bambini ed adulti, centro studi. Spazi dove non solo si vedono quadri, monete, suppellettili ma dove ci si incontra con gli amici magari davanti ad un calice di Gavi o una squisita tazza di cioccolata non “svizzera” ma novese. 

Il contenuto di un museo di arte figurativa potrebbe partire dalla bellissima ricerca che aveva fatto il Dr. Franco Barella riassunta nel catalogo “ Artisti novesi dall’800 al 900”. Si trattava di pittori e scultori scomparsi. A questi andrebbero aggiunti i maestri: Vito Boggeri, Nello Borromeo, Mario Leveni, Santo Pizzamiglio, solo per citarne alcuni, che ci hanno lasciato. 

Poppy Posillipo, geniale maestro di contenuti ed immagini di Novi, precocemente scomparso, aveva pensato, per abbreviare i tempi tecnici della sistemazione di tali opere, di procedere alla creazione, con gli strumenti della tecnologia che lui ben conosceva,  di un museo virtuale delle opere selezionate. 

Caro Poppy, c’è uno stuolo di amici pronti a fare proprio questo progetto! 

Proporrei perciò a tutti coloro che sono interessati ad un museo nuovo di lasciare i propri riferimenti alla redazione de “Il Moscone” che, oggi più che mai, ronza in aiuto alla cultura.

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Vilma Borra

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