Il vostro Moscone ha ormai un bel numero di lettori che quotidianamente seguono le sue “ronzate” in libertà. Lettori che commentano, spesso su Facebook e altre piattaforme, e a volte anche qui, direttamente sul sito del Moscone.
Sui commenti nei social possiamo fare poco, perché non subiscono il nostro controllo (a parte quelli fatti direttamente sulla pagina Fb del Moscone). Invece, abbiamo il pieno controllo sui commenti che arrivano direttamente sul sito. Non sono stati moltissimi, circa un migliaio, e li abbiamo pubblicati tutti, finora, tranne uno. È successo pochi giorni fa, quando un utente ha paragonato un movimento politico cittadino ad una “pietra d’inciampo”. Non lo abbiamo fatto per tutelare il movimento, ma il significato delle Pietre d’inciampo, poste alla memoria della deportazione di una vittima della shoah.
Tirare in ballo le pietre d’inciampo, per criticare qualcuno magari credendo di essere simpatici, è di cattivo gusto. Per questo, per la prima volta, abbiamo deciso di non pubblicare un commento.
Per chi non lo sapesse, le “pietre di inciampo” sono un’iniziativa memoriale che consiste nel posizionare delle pietre con incisi i nomi delle persone deportate e uccise durante la Shoah. Il termine “pietre di inciampo” fa riferimento all’idea che queste pietre rappresentino un ostacolo che impedisce di dimenticare le vittime dell’Olocausto. L’iniziativa è stata avviata in Germania nel 1992 e si è poi diffusa in molte altre parti del mondo. A Novi, abbiamo una pietra d’inciampo alla memoria di Silvio Salomon Ottolenghi in via Cavour, davanti alla casa da cui fu prelevato.
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