Fubine verso il voto tra querele e tribunali

Dopo Novi Ligure, è Fubine il comune più grande della nostra provincia che tra circa tre mesi andrà al voto per il rinnovo del consiglio comunale. Fubine è un pò la nostra Brescello di Gaureschi, dove la passione politica scorre forte nelle vene di questo borgo dove molti, ancora oggi, sono agricoltori. 

Fubine  sei anni fa ha cambiato nome aggiungendo “Monferrato”. Qui è nato Luigi Longo, segretario del Pci dal 1964 al 1972, che ha governato il più importante partito comunista al di qua del muro, tra due segretari mostri sacri come Palmiro Togliatti ed Enrico Berlinguer. 

Lino Petazzi (a sinistra) con Matteo Salvini

Qui ora è sindaco l’Onorevole Lino Pettazzi, segretario provinciale della Lega, nonché ex parlamentare. E qui viene organizzata da sempre una delle feste dell’Unità più importanti della Provincia, grazie soprattutto a Mauro Antonio Longo segretario del locale circolo del Pd e cugino di quel Luigi segretario nazionale. 

Poco prima della Festa dell’Unità, da un po’ di anni, nello stesso posto, viene organizzata la festa della Lega. Si perché a Fubine ci sono due anime: una legata alla sinistra, ed una alla destra. Anche amministrativamente parlando, ultimamente si sono spesso alternati sindaci leghisti e sindaci di sinistra. 

Da qualche tempo lo scontro politico di Fubine si è spostato dalle vie del paese e dalla sala del consiglio comunale alle aule dei tribunali. 

Non è una storia semplice da raccontare, ma vogliamo provarci. Se qualcuno ha da fare appunti su questa ricostruzione, ce li mandi a ronza@ilmoscone.it , pubblicheremo volentieri.

Tutto inizia nel dicembre 2019. Negli ultimi giorni dell’anno il sindaco Pettazzi ha convocato il consiglio comunale, per approvare un importante documento sul bilancio comunale. I tre consiglieri di opposizione chiedono di integrare l’ordine del giorno con altri punti, ma gli viene risposto di no. Dopo alcuni giorni scoprono che l’ordine del giorno è stato integrato con un altro punto della maggioranza, anche oltre il tempo consentito, ma i loro non ci sono. Per protesta decidono di non partecipare al consiglio comunale. In base al regolamento ed allo statuto del consiglio comunale, in questo modo manca il numero legale e nulla può essere approvato. Ma il consiglio vota ugualmente, e il provvedimento passa. 

I consiglieri decidono di rivolgersi al Tar, sostenendo che la delibera non poteva essere approvata. A norma del regolamento e dello statuto comunale di Fubine hanno ragione, ma i regolamenti non hanno ancora recepito la riduzione del numero di consiglieri che c’è stata per legge nel frattempo. In sostanza, per la legge bastano tot consiglieri, ma per il regolamento comunale ne servono di più. La sentenza del Tar è salomonica: il ricorso dei tre consiglieri di minoranza è fondato, ma l’approvazione del consiglio è regolare. Quindi ognuno paghi le sue spese, e amici come prima. 

La decisione però non piace al sindaco leghista, che ritiene i tre consiglieri responsabili dell’azione al Tar, e quindi chiede ai tre consiglieri di sostenere le spese del ricorso contrariamente da quanto deciso dal Tar. Apre quindi un ricorso al consiglio di stato avviando così un contenzioso sulla base del quale i tre consiglieri vengono ritenuti dal consiglio incompatibili, perché a questo punto, hanno in piedi una vertenza con il comune del quale sono amministratori. Ai sensi dell’articolo 63 del testo unico degli enti locali, infatti, si precisa che non può essere consiglieri comunale chi “ha lite” pendente, in quanto  parte di un procedimento civile o amministrativo con il comune, salvo il caso in cui la lite sia stata fatta nell’esercizio delle loro funzioni, come in questo caso. 

I tre consiglieri vengono comunque “espulsi” dal consiglio, e sostituiti con i tre candidati che li seguivano in lista. Chiara Longo, Pasquale Accardi e Iacopo Garlasco – i consiglieri espulsi – non ci stanno che venga stravolto l’esito  elettorale, e fanno ricorso. Partono così tre vertenze giudiziarie. Le conseguenti tre sentenze intimano al sindaco di riammettere in consiglio i tre consiglieri espulsi (cosa che il sindaco non attua). Non solo: essendosi il sindaco immessosi in una causa, che a quel punto non non lo riguardava più in quanto il tribunale doveva decidere chi tra i consiglieri espulsi e i sostituti  doveva sedere in consiglio, il tribunale di primo grado condanna il sindaco a pagare tutte le spese. 

Quindi il sindaco non potendo fare in appello a Torino per i tre ricorsi nel merito della causa, fa i tre ricorsi per non pagare le spese. Il ricorso nel merito delle tre cause verrà invece fatta da un fubinese (Franco Riposio) e le cause lievitano a sei. Il sindaco Lino Pettazzi e Franco Riposio perdono tutte e sei le cause. 

La corte di appello intima al sindaco Lino Pettazzi di reintegrare i tre consiglieri ( che questa volta è obbligato a fare e lo fa) ed anche solidarmente con il Franco Riposio al pagamento di tutte le spese. 

La minoranza a questo punto si considera vittoriosa e fa affiggere un manifesto con il quale accusa il sindaco di avere procurato ingenti spese legali a carico dei cittadini fubinesi. 

Ma non è finita qua:  l sindaco Pettazzi e Reposio fanno sei ricorsi in cassazione. E manco a dirlo il sindaco querela per diffamazione il segretario del Pd di Fubine Mauro Antonio Longo e un altro cittadino, che ha portato i manifesti ad affiggere,  e fa citazione pure all’operaio  che li ha incollati. Anche questa causa viene  persa dal sindaco  Lino Pettazzi per l’amministrazione. 

Finita qua? Vedremo. Tra poco si vota di nuovo, cercheremo di seguire quanto accade. 

La festa dell’Unità di Fubine Monferrato

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